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Macron

Cosa aspettarsi dal Trattato Italia-Francia?

Come cambieranno i rapporti fra Italia e Francia con il cosiddetto Trattato del Quirinale? Conversazione di Start Magazine con Alberto Toscano, saggista, politologo e presidente del Club de la Presse européenne, l'Associazione della stampa europea in Francia

 

Come cambieranno i rapporti fra Italia e Francia con il cosiddetto Trattato del Quirinale?

“Anche se a oggi non conosciamo il testo del Trattato, penso di poter dire che è senza dubbio ispirato dalla ricerca di una vera collaborazione tra Italia e Francia. La questione però non sarà nelle affermazioni di principio, quanto piuttosto nella sua capacità di articolare una stretta collaborazione operativa tra i due Paesi”, risponde Alberto Toscano, giornalista, saggista, già all’Ispi e poi collaboratore dalla Francia per diversi quotidiani italiani fra cui il Giornale e Italia Oggi, ora presidente del Club de la Presse européenne, l’Associazione della stampa europea in Francia.

Del Trattato italo-francese si parla da parecchi mesi, l’argomento ricorre in ogni occasione di contatto ufficiale tra Presidenti o di vertice bilaterale, tra Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron, o con Mario Draghi, anche a margine di vertici più ampi.

Il Trattato sarà firmato il prossimo 25 novembre a Roma.

Ma come nasce il Trattato?

Per tracciarne la struttura, fu formato da un gruppo di lavoro di persone che sono tra loro amiche – dice Toscano – Per citarne due, vorrei ricordare Gilles Pécout, massimo storico francese del Risorgimento e di Cavour e oggi ambasciatore di Francia a Vienna dopo essere stato rettore dell’Académie de Paris. È una persona che conosce bene e che ama l’Italia, nei cui confronti nutre un grande sentimento di rispetto e di amicizia. L’altra persona che vorrei citare è Sylvie Goulard, che è stata braccio destro di Mario Monti quand’era commissario europeo alla concorrenza: anche lei ha un grande amore e stima per il nostro Paese.

Tra Francia e Germania ci sono riusciti, in gran parte.

Infatti, lo stesso nome di Trattato del Quirinale rimanda al Trattato dell’Eliseo, che fu firmato da Charles De Gaulle e Konrad Adenauer nel 1963 e che segnò il superamento del lungo conflitto e in particolare della ferita della II guerra mondiale. Fu capace di aprire una stagione di fertile collaborazione tra Germania e Francia, con ulteriori approfondimenti della collaborazione fino al Trattato di Aquisgrana del 2019. Ha prodotto azioni concrete, come per la brigata franco-tedesca a cui diedero vita Helmut Kohl e François Mitterrand. Noi con la Francia abbiamo una riunione intergovernativa annuale, tra Francia e Germania è semestrale, con parecchi ministri e con dossier operativi. La collaborazione franco-tedesca non ha paragone tra le collaborazioni bilaterali all’interno dell’Unione europea.

Fin dove si spingerà il Trattato del Quirinale sul piano concreto?

Possiamo dare la parte simbolica per acquisita, il trattato senz’altro esprimerà una grande amicizia. Si dovrà però essere capaci di affrontare temi puntuali. Per esempio, quando Fincantieri ha provato a prendere il controllo dei cantieri di Saint-Nazaire si è trovata davanti un muro, e alla fine ha rinunciato. Quando oggi un italiano entra in Francia può capitare che sia sottoposto a controlli che sono imbarazzanti alla luce di Schengen, per quanto si comprendano la preoccupazione per l’ingresso di migranti irregolari e le questioni di sicurezza. Tutto questo sarà superato con il Trattato, la Francia sarà più accogliente rispetto agli investimenti italiani o nel superamento dei controlli alla frontiera? Si sarà capaci a scendere dalle affermazioni di principio alla realtà quotidiana? È uno sforzo che va fatto da entrambe le parti, e vorrei notare che l’Italia ha le sue colpe, anche solo ricordando le maleparole, o insulti, che a Macron che furono all’epoca indirizzate dall’allora ministro degli interni, Matteo Salvini.

Quali altri temi sono da considerare sensibili?

Mi sembra che l’aviazione civile e militare meriti un’osservazione attenta. Siamo oggi discutendo del futuro supercaccia europeo, ma finora nel settore aeronautico Francia e Italia hanno collaborato meno di quanto sarebbe stato possibile. L’Italia non è entrata in Airbus ed è stata rimpiazzata dalla Spagna, anche perché ha considerato le offerte anglo-franco-tedesche inferiori alle sue attese. Con la Francia ha pur realizzato gli ATR 42 e poi gli ATR 72, che sono stati dei successi, ma per lo più siamo stati su campi diversi e in competizione, con nel caso dell’Eurofighter e del Rafale. Questo settore sarà una cartina di tornasole per capire se il Trattato avrà effetti concreti. Un altro ambito su cui porre l’attenzione credo sia nella revisione del Patto di stabilità che consentirà, nei dialoghi preparatori alla formazione delle posizioni europee, di capire la vera natura e forza della collaborazione italo-francese. Il Trattato del Quirinale, se precisa la modalità del lavoro, potrebbe essere di aiuto.

Come si colloca il Trattato del Quirinale rispetto alla relazione francese con la Germania?

Credo che il Trattato aiuterà nel riequilibrio europeo dei rapporti con la Germania, ma temo che la Francia continuerà a basare le sue scelte principali sul suo rapporto con l’oltre Reno. Bisognerà poi capire se in Francia si vorrà impiegare la relazione con l’Italia – insieme a quella con la Spagna – come semplice strumento di proprio rafforzamento rispetto al peso tedesco. Per saperlo, dovremo iniziare a leggere il Trattato e poi osservare i comportamenti concreti. In questo contesto, all’Italia spetta un ruolo decisivo, che sia proattivo sia nella relazione con la Francia sia nel contesto europeo. D’altra parte, esiste anche uno scenario trilaterale italo-franco-tedesco che è emerso più volte negli anni recenti.

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