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Coronavirus, ecco perché i medici sbuffano (e contro chi)

"Coronavirus: occorrono indicazioni univoche". "Mancano o scarseggiano i dispositivi individuali di sicurezza" che le regioni "non sono riuscite a rifornire". Parola del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli

Ecco consigli e critiche del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli sull’emergenza Coronavirus.

“La gestione regionale dell’emergenza coronavirus ha dimostrato di essere inefficace: da Nord a Sud i colleghi lamentano tantissime situazioni nelle quali i medici di medicina generale, continuità assistenziale, sistemi di emergenza, ambulatori, Inps e personale degli Ospedali non sono stati messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza”. Lo afferma il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. “Mancano o scarseggiano i dispositivi individuali di sicurezza” che le regioni “non sono riuscite a rifornire”.

L’approvvigionamento e la distribuzione di mascherine, camici monouso, guanti, occhiali protettivi e disinfettanti, spiega Anelli, “erano stati affidati alle Regioni, che pur avendo avuto tutto il tempo di prepararsi, vista l’allerta lanciata già ai primi di gennaio e le difficoltà di produzione, non sono riuscite a rifornire tutti i professionisti”.

Da qui la richiesta di Anelli al premier Conte ed al ministro Speranza di “monitorare in ogni Regione la consegna dei dispositivi di protezione ai medici e al personale sanitario; coordinare a livello centrale la distribuzione di tale materiale; infine, se necessario, modificare gli assetti organizzativi, di modo che si rendano operativi soltanto i sanitari che siano messi in grado di lavorare in sicurezza”.

“Più in generale – chiarisce – questa emergenza sanitaria ha purtroppo portato allo scoperto alcune criticità della potestà legislativa concorrente di Stato e Regioni in materia di Salute. Plaudiamo quindi al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha proposto un protocollo condiviso con tutte le Regioni, ricomponendo un’unitarietà nazionale della quale il Paese ha quanto mai bisogno. Occorrono indicazioni univoche, a livello di procedure evidence based e di assetti organizzativi”.

Inoltre, “chiediamo ora alle Regioni di intensificare la collaborazione, facendo un passo indietro, senza rinunciare alle loro prerogative ma anzi mettendo a disposizione le loro competenze per la stesura di linee guida unitarie – aggiunge -. E chiediamo al governo di assumere, in questo momento, che è un vero banco di prova per il Paese, il coordinamento delle azioni e delle organizzazioni”. ”

Si parla in questi giorni di ‘medici-eroi’, e questo è vero, perché eroico è lo spirito con il quale affrontano l’emergenza, i turni massacranti, le carenze organizzative per continuare a garantire le cure. Non devono però diventare martiri, schiacciati da tali carenze dovute a politiche discontinue e disuguali sul territorio. Perché non è giusto – conclude Anelli – e anche perché, se un medico si ammala, è un medico sottratto al Servizio sanitario nazionale, una risorsa sottratta alla tutela del diritto alla Salute dei cittadini”.

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