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Israele Cisgiordania

Come si muovono Egitto e Giordania con Israele

L'articolo di Giuseppe Gagliano

 

Il capo del Mossad, Yossi Cohen, durante un viaggio riservato al Cairo, ha incontrato il direttore della intelligence egiziana, il maggiore generale Abbas Kamel, per discutere sia dell’annessione della Cisgiordania, sia della situazione a Gaza sia infine del piano di pace di Trump in Medio Oriente.

Nello specifico questo incontro non poteva che avere un ruolo di natura preventiva cioè volto a prevedere le probabili reazioni dei gruppi palestinesi, ed in particolare di Hamas, relativamente all’annessione di insediamenti israeliani e alla questione della Valle del Giordano.

La più grande preoccupazione di Israele infatti è che i palestinesi reagiranno violentemente con operazioni suicide, una tattica comunemente usata durante la Seconda Intifada. Tel Aviv teme insomma che Gerusalemme sia particolarmente vulnerabile a ritorsioni così violente. Ancora più significativo il fatto che questo incontro si sia svolto alla presenza di funzionari giordani.

A tale proposito, la scorsa settimana il primo ministro giordano Omar Al-Razzaz aveva minacciato di riconsiderare le relazioni del suo paese con Israele sui suoi piani di annessione in Cisgiordania, sottolineando che Amman non avrebbe accettato le mosse unilaterali di Israele verso le terre palestinesi.

D’altra parte lo stesso re Abdullah II ha sottolineato che l’annessione israeliana potrebbe portare a un conflitto di proporzioni rilevanti con la Giordania e quindi ad una possibile conclusione del trattato di pace Giordano-Israeliano stipulato nel 1994.

Sotto il profilo diplomatico Egitto e Giordania sono gli unici due paesi arabi del Medio Oriente ad avere accordi formali di pace con Israele.

Le preoccupazioni legittimamente espresse dalla Giordania sono la diretta conseguenza sia del rifiuto da parte dei palestinesi di accettare il piano di pace trumpiano sia della inevitabile opposizione del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Quest’ultimo aveva annunciato infatti la scorsa settimana che tutti gli accordi con i governi americano e israeliano “inclusi quelli relativi alla sicurezza” non sarebbero più applicabili, se i piani di annessione di Tel Aviv si concretizzassero.

In ultima analisi il piano di pace promosso dal presidente americano e fortemente sostenuto dal premier israeliano non farà altro che aumentare l’instabilità di tutto il Medioriente e, in particolare, contribuirà a intensificare l’attività terroristiche dei gruppi palestinesi.

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