Come avevamo già indicato in un precedente articolo relativo alla guerra dei cavi sottomarini tra Stati Uniti e Cina, la notizia che l’Indonesia sarà uno dei principali beneficiari del cavo sottomarino a fibra ottica più lungo del mondo che collegherà il Sud-est asiatico agli Usa — collegherà infatti Singapore, l’Indonesia, la Micronesia e gli Stati Uniti continentali — rappresenta certamente un’altra tappa della guerra con cui gli Stati Uniti stanno cercando di limitare e contenere la politica di proiezione di potenza cinese anche sul fronte tecnologico.
Il cavo dovrebbe avere una lunghezza di 16.000 km e dovrebbe essere completato nel 2023. Il percorso di questo cavo inizierà a Singapore, attraverserà il Mar di Giava e poi si curverà verso nord attraverso il Mare di Banda a est dell’isola di Sulawesi e poi attraverso la Micronesia prima di passare attraverso l’Oceano Pacifico.
Ora, dal punto di vista strettamente geopolitico, questa infrastruttura dimostra ancora una volta il ruolo sempre più importante che l’Indo-Pacifico gioca nel contesto dell’amministrazione Trump.
Non è un caso d’altronde che questo progetto sia stato possibile grazie alla Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale — uno degli strumenti più importanti di influenza geopolitica a livello globale degli Stati Uniti — e alla US International Development Finance Corporation.
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