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Turchia Siria

Che cosa sta architettando la Turchia di Erdogan in Libia (ma l’Algeria si sfila)

Gruppi di ribelli siriani filo-turchi saranno impiegati in Libia a sostegno del governo Sarraj e contro le forze del generale Haftar. Le indiscrezioni di Bloomberg, i commenti e scenari degli esperti sull'attivismo della Turchia in Siria

Sempre più attiva la Turchia in Libia.

CHE COSA SCRIVE BLOOMBERG

Gruppi di ribelli siriani filo-turchi saranno impiegati in Libia a sostegno del governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj contro le forze del generale Khalifa Haftar. Lo ha detto un alto funzionario del governo di Tripoli, citato da Bloomberg e ripreso da media turchi. La Turchia ha già annunciato di essere pronta a inviare le sue truppe regolari a gennaio, dopo il via libera ufficiale del Parlamento di Ankara.

I GRUPPI FILO-TURCHI IN LIBIA

Tra i gruppi che verrebbero inviati a sostegno di Tripoli, secondo i media turchi, ci sarebbe la Divisione del Sultano Murat, una fazione armata composta da combattenti siriani turcomanni. Diversi altri gruppi di miliziani, cooptati in passato da Ankara per le sue offensive nel nord della Siria contro le milizie curde, sarebbero già stati contattati. Il loro impiego potrebbe avvenire parallelamente a quello dell’esercito regolare turco.

LE MIRE TURCHE IN LIBIA

Le Forze armate turche sono pronte a un possibile impegno in Libia a sostegno del governo di Tripoli contro le forze del generale Khalifa Haftar, come richiesto dal presidente Recep Tayyip Erdogan. L’esercito è “pronto a svolgere qualsiasi compito in patria e all’estero”, ha dichiarato la sua portavoce Nadide Sebnem Aktop, durante la conferenza stampa di fine anno. Il Parlamento di Ankara voterà una mozione che autorizza l’invio delle truppe dopo la riapertura al termine della pausa di fine anno, il prossimo 7 gennaio.

LE PAROLE DI ERDOGAN

Recep Tayyp Erdogan mostra i muscoli e annuncia per gennaio un voto nel Parlamento di Ankara per dare il via libera all’intervento turco in Libia, a sostegno del governo di unità nazionale contro le forze del maresciallo Khalifa Haftar. “Stanno aiutando un signore della guerra, noi rispondiamo a un invito del governo legittimo libico, questa è la differenza”, ha detto Erdogan due giorni fa di fronte alle critiche della comunità internazionale. “Andiamo dove ci invitano, non dove non siamo invitati”, ha aggiunto poi il Sultano riferendosi ai Paesi stranieri che appoggiano Haftar.

L’ALGERIA SI SFILA

L’Algeria non intende partecipare ad alcuna alleanza con la Turchia e la Tunisia a sostegno del Governo di accordo nazionale libico (Gna) contro il generale Khalifa Haftar. Lo ha chiarito un funzionario governativo di Algeri ad Agenzia Nova commentando le parole pronunciate ieri dal ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale libico, Fathi Bashagha, il quale ieri ha annunciato “l’istituzione di un’alleanza militare tra la Libia, la Turchia, l’Algeria e Tunisia” per proteggere la capitale libica Tripoli e le aree sotto il controllo del governo Gna.

CHE COSA FA IL GOVERNO ITALIANO?

E l’Italia che fa? Dopo i colloqui dei giorni scorsi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio con gli omologhi americano, turco e russo, ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha avuto prima una lunga conversazione telefonica con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi (nella quale si è parlato anche di Regeni), poi con il leader russo Vladimir Putin, ovvero i due principali sostenitori di Haftar insieme agli Emirati Arabi e all’Arabia Saudita. Con Putin c’è stata “una lunga e articolata conversazione”, riferisce una nota di Palazzo Chigi, incentrata sulle crisi ucraina, siriana e soprattutto libica. “Su quest’ultimo dossier – si sottolinea – i due presidenti si sono ripromessi un aggiornamento costante in considerazione dell’importanza strategica che la Libia riveste per gli interessi anche italiani”.

IL RUOLO DI MOSCA IN LIBIA

Mentre il Cremlino ha parlato di intesa tra i due su una “soluzione pacifica” della crisi. L’obiettivo della comunità internazionale è quello di far sedere le parti al tavolo della Conferenza di Berlino, prevista per metà gennaio, e poi, seguendo la road map tracciata dall’Onu, un vero e proprio summit tra le parti libiche a Ginevra. Se il programma verrà rispettato, l’incontro di Berlino – che Erdogan vuole sia aperto anche a Tunisia, Algeria e Qatar – arriverà dopo il voto al Parlamento di Ankara sull’intervento, che potrebbe essere messo in agenda già il 9 gennaio.

LE MOSSE DI PUTIN ED ERDOGAN

Ufficialmente Erdogan e Putin si incontreranno per inaugurare il lancio del gasdotto TurkStream, previsto nei primi giorni dell’anno, ma appare evidente che sarà l’occasione tra i due per fare il punto sia sul dossier siriano che su quello libico, dove sono schierati su fronti opposti. Il tempo stringe.

 

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