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Plasma Covid-19 Test Sierologici

Chi e dove sperimenta il plasma per la cura anti Covid-19

Toscana, Lazio, Campania, Marche e Molise sperimenteranno il plasma dei pazienti guariti da Covid-19 per la cura degli infetti

Tra le varie proposte di trattamento per l’infezione da Covid-19 si guarda, in Italia, al plasma dei pazienti già guariti dal Coronavirus. Il progetto di sperimentazione partirà nei prossimi giorni in Toscana, Lazio, Campania, Marche e Molise e ha già ricevuto la benedizione del Cnt-Centro nazionale sangue.

Tutti i dettagli (e i dubbi).

COSA SIGNIFICA UTILIZZARE IL PLASMA PER CURARE I MALATI COVID-19?

La terapia prevede l’inserimento nell’organismo dei malati, tramite una trasfusione, degli anticorpi sviluppati da coloro che sono guariti. Il plasma dei convalescenti contiene le immunoglobuline (anticorpi diretti contro il virus), sostanze immunizzate e immunizzanti, che potrebbero aiutare i malati da Covid-19 a combattere l’infezione.

NON SOLO COVID-19

Le infusioni di plasma non sono una tecnica nuova: la terapia con anticorpi immunizzanti, autorizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stata utilizzata, in passato, per la cura, tra le altre cose di Ebola, Sars e Mers.

AL VIA RACCOLTA PLASMA

Per poter trattare anche Covid-19 con il plasma dei guariti, come racconta un articolo pubblicato sul sito del Policlinico Universitario Agostino Gemelli, nei giorni scorsi in Italia “è partita la raccolta di plasma secondo il cosiddetto protocollo “San Matteo” (un protocollo siglato da varie ASST lombarde, con capofila il policlinico San Matteo di Pavia). Possono diventare donatori i pazienti guariti che presentino elevati livelli di anticorpi contro il coronavirus nel plasma”.

SAN GALLICANO E REGINA ELENA DI ROMA VOGLIONO SPERIMENTAZIONE

A proporre una sperimentazione in tal senso sono stati, tra gli altri, gli ospedali di Roma San Gallicano e Regina Elena, che guardano con interesse alla tecnica sia per la prevenzione che per il trattamento dell’infezione.

SI PARTE NEI PROSSIMI GIORNI

La sperimentazione ha ottenuto il via libera dal Cnt-Centro nazionale sangue, che ha autorizzato protocolli di selezione dei donatori in ogni regione. Si parte nei prossimi giorni in Toscana, capofila della sperimentazione, Lazio, Campania, Marche e Molise. Saranno coinvolte anche le Forze armate.

TOSCANA IN PRIMA FILA

“Partiremo nei prossimi giorni, quando avremo tutte le autorizzazioni necessarie”, ha commentato il governatore toscano Enrico Rossi. A livello regionale sarà l’Azienda ospedaliera universitaria pisana a coordinare la sperimentazione.

L’azienda ospedaliera avrà il compito di selezionare i pazienti candidati alla plasmaferesi, ossia la tecnica che permette di estrarre dal sangue il plasma, la cui inattivazione verrà centralizzata tramite trasporto di sacche di sangue (non di pazienti) nell’Officina trasfusionale dell’Area vasta nord-ovest, all’ospedale Cisanello di Pisa.

I DUBBI DI SIMONA SICA (POLICLINICO GEMELLI)

“Sicuramente c’è un grosso interesse sull’utilizzo del plasma da individui che hanno superato l’infezione”, ha affermato la professoressa Simona Sica, direttore della UOC di Ematologia e Trapianti di cellule staminali della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e professore associato di Ematologia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, evidenziando anche i limiti del progetto.

“Rimane il problema, dal punto di vista pratico, della determinazione degli anticorpi anti-Sars Cov-2. Inoltre va tenuto presente anche il problema della cross-reattività con altri ceppi di SARS e di coronavirus. Come anche è importante il titolo anticorpale che questi pazienti guariti possono sviluppare, perché l’efficacia del plasma potrebbe variare anche in relazione al titolo degli anticorpi che contiene e che verrebbero passivamente trasfusi da un donatore ad un paziente. Il Centro Nazionale Sangue che abbiamo contattato questa mattina indica che c’è un interesse ad avviare un protocollo che preveda questo tipo di trattamento. Ma bisogna fare i conti con la nostra capacità in questo momento di vagliare e titolare gli anticorpi presenti nel sangue dei convalescenti”, ha detto la professoressa Sica.

SERVE GENEROSITA’ GUARITI

E poi bisogna anche fare i conti con la generosità: “La cura dunque si fonda anche sulla donazione di plasma e la generosità è molto importante visto che ogni donatore può aiutare tre malati critici”, ha detto l’infettivologo Francesco Menichetti dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana.

PLASMA: TECNICA IN FASE DI TEST ANCHE IN AMERICA

Alla terapia con il plasma guarda anche l’America. La Food and Drug Administration (FDA), l’autorità regolatoria americana, ha approvato la sperimentazione del plasma. A New York, città fortemente colpita da Covid-19, è scattato il reclutamento delle persone che hanno già superato la malattia.

ANCHE GRAN BRETAGNA PUNTA SUL PLASMA

Anche la Gran Bretagna si muove verso questa direzione, si legge sul Guardian. Il professor David Tappin, ricercatore presso l’Università di Glasgow, ha fatto domanda al National Institute for Health Research per eseguire due studi clinici con plasma convalescente. Il plasma è destinato a pazienti Covid-19 ricoverati per polmonite che non sono in terapia intensiva.

COLLABORAZIONE USA-GRAN BRETAGNA

Usa e Gran Bretagna hanno anche avviato una collaborazione: 100 laboratori americani e inglesi sono impegnati nella produzione di plasma da convalescenti.

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