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Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale, che cosa dicono gli esperti Usa sulle regole Ue

Le regole in cantiere nell'Ue su Intelligenza artificiale giudicate da aziende ed esperti Usa

Questa settimana la Commissione europea ha pubblicato i tanto attesi position paper su diverse questioni digitali chiave, tra cui il modo in cui trattare i dati digitali del Vecchio continente e come regolare al meglio l’intelligenza artificiale.

L’UE PIU’ AVANTI

In questo senso l’Europa è più avanti degli Usa e ha portato a emanare regole e politiche per disciplinare tali pratiche.

La strategia europea sui dati e le raccomandazioni sull’Intelligenza artificiale made in Ue rimane nel solco della più ampia protezione da offrire ai cittadini in termini di privacy, promuovendo al contempo un ecosistema tecnologico europeo più competitivo.

SI ESORTA A UNA MODERAZIONE NELLA REGOLAMENTAZIONE UE

“Non sorprende quindi che molti gruppi abbiano rilasciato dichiarazioni in cui si elogiano gli obiettivi delle proposte, esortando al contempo però alla moderazione nella regolamentazione”, ha evidenziato Axios.

Guido Lobrano, vicepresidente di ITI per European policy, ha sottolineato che l’Europa “dovrebbe adottare un approccio collaborativo alla regolamentazione ed evitare politiche prescrittive in grado di soffocare l’innovazione in aree emergenti come l’intelligenza artificiale” per “realizzare appieno” il suo potenziale di leadership tecnologico, riporta Axios.

Sulla stessa linea Thomas Boué, direttore generale di BSA – The Software Alliance secondo cui “le strategie di oggi aiutano a stabilire un percorso chiaro per le aziende, i governi e i cittadini per poter beneficiare di tecnologie responsabili e basate sul software in tutta Europa. Le prossime consultazioni saranno fondamentali per costruire la fiducia e garantire che le nuove regole sulle tecnologie basate sui dati siano trasparenti, eque e adatte allo scopo”.

Di contro il professore di economia della Cornell Thomas Jungbauer sostiene che le proposte non sono ciò che serve per aiutare l’Europa a recuperare il ritardo. “Gli effetti di rete e i fattori tecnologici sono responsabili del fatto che molti dei mercati della tech e della sharing economy sono gli scenari più ‘vincenti’, cioè i mercati in cui una grande azienda domina con altri attori più piccoli che servono esigenze di nicchia”, si legge su Axios.

CON LA BREXIT GOOGLE E GLI ALTRI PENSANO DI SPOSTARSI VERSO LE REGOLE USA

A stretto giro, inoltre, i giganti della tecnologia avranno tutti una nuova decisione da prendere: come trattare i dati degli utenti nel Regno Unito, post-Brexit. Reuters riferisce che Google probabilmente sposterà i clienti del Regno Unito verso le regole statunitensi, evitando così le più severe protezioni dei dati in Europa e le più pesanti conseguenze per le violazioni.

Google intende richiedere agli utenti britannici, infatti, di riconoscere i nuovi termini di servizio, inclusa la nuova giurisdizione sganciandosi da quella irlandese visto che non è ancora chiaro se il Regno Unito seguirà il GDPR o adotterà altre regole che potrebbero influenzare il trattamento dei dati degli utenti. Tuttavia, sottolinea Reuters, se gli utenti britannici di Google dovessero conservare i loro dati in Irlanda, sarebbe più difficile per le autorità britanniche recuperarli nelle indagini penali.

Il recente Cloud Act negli Stati Uniti, invece, dovrebbe rendere più facile per le autorità britanniche ottenere dati anche da società statunitensi. Tanto più che anche Gran Bretagna e Stati Uniti sono sulla buona strada per negoziare un accordo commerciale più ampio.

Gli Stati Uniti, infatti, hanno tra le più deboli normative di protezioni della privacy di qualsiasi altra grande economia mondiale, nonostante gli anni di attivismo da parte dei gruppi di protezione dei consumatori.

Secondo Lea Kissner, ex leader di Google per la tecnologia globale della privacy, ci sarebbe da sorprendersi se il colosso di Mountain View dovesse mantenere la sua rete appoggiata a un paese Ue con il Regno Unito fuori dall’Unione europea, ha sottolineato a Reuters.

COME LE REGOLE UE POTREBBERO INFLUENZARE I COLOSSI USA

Le nuove regole europee potrebbero avere un effetto importante sui colossi Usa. Secondo il professore di giurisprudenza dell’Università dell’Arizona, Andrew Woods, il modo di pensare europeo è il seguente: “Voglio che la tecnologia sia formata sulle persone della mia comunità perché almeno sarà più accurata possibile, rispetto alle nostre caratteristiche distintive”, si legge sul sito marketplace.org. Ma la domanda è: come fanno le aziende a creare un database rappresentativo? Facebook sarà costretta a condividere il suo tesoro di volti europei? Maribel Lopez, fondatore e principale analista di Lopez Research, ha affermato che ciò potrebbe rappresentare un grosso problema per le società tecnologiche statunitensi che vendono questo tipo di dati. “In particolare sul modello di business delle grandi aziende tecnologiche statunitensi in termini di come monetizzano oggi rispetto a come potrebbero monetizzare in futuro”, ha affermato Lopez.

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