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Contact tracing, il progetto di legge Usa a tutela della privacy

Il Senato americano presenterà un disegno di legge bipartisan che dovrebbe regolare le applicazioni di contact tracing con lo scopo di garantire che i nuovi strumenti digitali per combattere il coronavirus non vadano a scapito della privacy degli utenti.

 

Proprio mentre la tanto attesa app Immuni è in fase di sperimentazione in 4 regioni italiane, gli Stati Uniti prendono provvedimenti seri sul tema.

Il Senato americano, infatti, come riporta il Washington Post, presenterà lunedì prossimo un disegno di legge bipartisan che dovrebbe regolare le applicazioni di contact tracing con lo scopo di garantire che i nuovi strumenti digitali per combattere il coronavirus non vadano a scapito della privacy degli utenti.

LA PROPOSTA DI LEGGE STATUNITENSE

La proposta, denominata “Exposure Notification Privacy Act”, potrebbe alzare quindi paletti federali intorno agli  sforzi della Silicon Valley di tracciare i movimenti delle persone e avvisarli ogni volta che entrano in stretto contatto con qualcuno che è risultato positivo al Covid-19.

Democratici e repubblicani, guidati dalla senatrice Maria Cantwell, affermano che la legislazione sia necessaria per garantire che il tracciamento non sia forzato su coloro che non lo vogliono e sopratutto per garantire che tutti i dati raccolti non vengano utilizzati a fini commerciali. La proposta prevede che il governo possa avere nuovi poteri per condannare abusi sulla privacy e la sicurezza degli utenti.

LE TECNOLOGIE DI CONTACT TRACING CONTRO LA DIFFUSIONE COVID-19

Gli sforzi di Apple e Google di creare un sistema di tracciamento del virus, sperando di arrestare la diffusione di una pandemia che ha già ucciso oltre 100.000 persone negli Stati Uniti, stanno infatti sollevando non pochi dubbi sull’equilibrio tra la tutela della privacy e la protezione della salute pubblica.

In assenza di solide protezioni, gli americani potrebbero non sentirsi a proprio agio nell’adottare app di tracciamento dei contatti e di notifica.

“Penso che se chiedi alla maggior parte delle persone: ‘Ti fidi di Google sul rispetto della tua privacy?’ La risposta sia no”, ha dichiarato il senatore repubblicano Bill Cassidy, uno degli sponsor del disegno di legge, medico prima di approdare al Senato. Ed ha aggiunto: “È una questione di percezione, non un’accusa a Google”.

Il disegno di legge statunitense richiede a chiunque gestisca un servizio di notifica dell’esposizione di “collaborare” con le autorità sanitarie pubbliche; rendere volontaria l’applicazione e bloccare l’uso commerciale di tutti i dati che potrebbe raccogliere.

COME DOVREBBE FUNZIONARE L’APP ITALIANA IMMUNI

“L’errore è pensare che Google o Apple possano risolverci i problemi del Covid”, commenta Isabella De Michelis, ceo e fondatrice di Ernie app, che con la sua start up ha dichiarato guerra ai colossi del Web. Il suo obiettivo è creare un sistema trasparente di raccolta dei dati, che riporti nella cabina dei comandi l’utente finale, il quale può decidere in ogni momento a chi dare o non dare i suoi dati.

“Le persone”, aggiunge de Michelis, “devono misurare il loro tornaconto in modo tangibile per essere coinvolti e motivati. È solo una questione di incentivi e farli diventare trasparenti è la giusta logica. Se vuoi che il servizio sanitario nazionale possa aiutarti se ti ammali, il SSN ha bisogno della tua collaborazione e questa collaborazione si traduce anche usando la app Immuni. Unendo le forze siamo più forti e reattivi. Quindi uniamo le forze. È una specie di patto. Va compreso come tale. Va rinnovato continuamente. La narrativa è importante e deve essere improntata alla semplicità cosi che anche la casalinga di Voghera la comprende. E lei, con i suoi click, conta tanto quanto quello con il PHD di Stanford. L’importante nel digitale è capire che ogni singola identità digitale ha valore”.

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