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Vaccini anti influenza, ecco numeri e caos

Vaccini anti influenza: numeri e analisi sul caos. "Ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio", secondo Cartabellotta (Fondazione Gimbe) 

 

La campagna vaccinale per l’influenza dovrebbe ormai partire a giorni in tutte le regioni d’Italia. La Toscana dovrebbe iniziare ad inoculare i primi vaccini entro la prima decade di ottobre, il Piemonte, invece, parte qualche settimana dopo.

Tempi a parte, quello che preoccupa è la quantità delle scorte. I vaccini per le categorie non a rischio ci saranno? C’è ancora tanta confusione. Anche in Lombardia, che è stata tra le Regioni che hanno ordinato il numero più alto di vaccini.

IL CASO DELLA LOMBARDIA

C’è confusione, per esempio, in Lombardia, dove le farmacie non sanno quante dosi di vaccino potranno vendere a chi non rientra tra le categorie a rischio.

Le dosi prenotate sono 2,5 milioni. E “non dovrebbero esserci problemi” per le categorie a rischio, ma a preoccupazione c’è per le fasce non a rischio, tra i 10 e 65 anni”, sostiene Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia.

TRATTATIVE IN CORSO PER NUOVE DOSI

Per affrontare al meglio la stagione, infatti, la Lombardia vorrebbe altre dosi.

Secondo i calcoli di Annarosa Racca, infatti, negli anni scorsi in Italia “sono state vendute 900.000 dosi di vaccino ai non a rischio, di cui 250.000 in Lombardia. Ce ne servirebbero dunque almeno altrettante quest’anno, ma siamo in trattativa in questi giorni con la Regione per sapere quante ne avremo”.

RACCA: TANTA CONFUSIONE TRA CATEGORIE NON A RISCHIO

Il problema è che le Regioni si sono mosse in modo “sparso”, ha detto la presidente di Federfarma Lombardia: “C’è chi come l’Emilia-Romagna o la Lombardia hanno richiesto molte dosi, chi meno come la Toscana, e altre che neanche hanno fatto le gare. Mi pare ci sia una gran confusione sulle categorie non a rischio, che però non possono essere lasciate fuori, In ogni caso, lo ricordiamo, è bene non anticipare troppo la vaccinazione, perché altrimenti a dicembre si rischia di non essere più coperti”.

COME SI E’ ORGANIZZATA LA TOSCANA

La Toscana, infatti, ha acquistato 1 milione e 462mila dosi di vaccino. Se il numero risulta decisamente più alto rispetto alle 750mila dosi degli anni passati, è anche vero che la platea si è ampliata. Anche quella dei soggetti a rischio, che quest’anno comprende gli anziani a partire dai 60 anni (e non 65).

È prevista entro la prima decade di ottobre (ottimisticamente potrebbe essere anche la data del 5), in Toscana, la partenza della campagna vaccinale, che presenta quest’anno diverse novità regionali e nazionali.

IL PIEMONTE PARTE A FINE OTTOBRE

“Poche” dosi anche per il Piemonte, dove la vaccinazione antinfluenzale partirà lunedì 26 ottobre. “La Regione ha provveduto per tempo, fin dall’aprile scorso, all’ordinazione di un milione e 100 dosi di vaccino, vale a dire il 54 per cento delle dosi in più rispetto a quelle utilizzate l’anno scorso (700 mila), con l’intento di allargare il più possibile la platea degli utilizzatori e facilitare così l’emergere delle diagnosi covid che, appunto, potrebbero essere condizionate dai medesimi sintomi dell’influenza stagionale”, ha detto l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi.

I NUMERI DELLA FONDAZIONE GIMBE

Le dosi basteranno? A fare qualche calcolo è stata la Fondazione Gimbe, che ha valutato la copertura vaccinale, regione per regione.

La disponibilità nazionale è di 17.866.550 dosi, ma non tutte le regioni offrono una copertura adeguata. Secondo i dati della fondazione Gimbe, infatti, 7 Regioni e 2 Province autonome, con le scorte disponibili, possono raggiungere coperture inferiori al 75% della popolazione target per età: Provincia autonoma di Trento (70,2%), Piemonte (67,9%), Lombardia (66,3%), Umbria (61,9%), Molise (57,1%), Valle d’Aosta (51,5%), Abruzzo (49%), Provincia autonoma di Bolzano (38,3%), Basilicata (29%).

Nelle altre 12 regioni, invece, ci sono sufficienti dosi per raggiungere la copertura del 75% della popolazione target per età, ma la disponibilità di dosi residue per la popolazione non a rischio è molto variabile: Puglia (1.084.634), Lazio (926.291), Sicilia (256.796), Toscana (225.661), Campania (217.252), Calabria (100.273), Sardegna (96.113), Veneto (49.712), Liguria (38.501), Emilia-Romagna (9.980), Friuli-Venezia Giulia (5.218), Marche (5.022).

Gimbe

COSA DICE L’AIFA

Secondo i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), le Regioni hanno acquistato oltre 17 milioni di dosi di vaccino. A detta della stessa Aifa, il numero dovrebbe ampiamente coprire il fabbisogno, visto che nella stagione precedente ne sono state distribuite 12,5 milioni con una copertura del 54,6% negli over 65.

PERCHE’ LE SCORTE NON BASTANO?

Perché le scorte sono esigue? “L’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale nelle farmacie è riconducibile ad almeno tre determinanti. Innanzitutto, Ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. In secondo luogo, l’aumentata domanda sui mercati internazionali, insieme al ritardo con cui sono stati indetti i bandi di gara, ha impedito ad alcune Regioni di aggiudicarsi il 100% delle dosi richieste. Infine, le farmacie non sono riuscite ad approvvigionarsi per mancata disponibilità del vaccino sul mercato”, ha spiegato il presidente Cartabellotta.

Non solo. “La nostra analisi – precisa Cartabellotta – quantifica le difficoltà di accesso per la popolazione generale al vaccino antinfluenzale. In molte Regioni, infatti, solo la decisione di escludere una o più categorie a rischio (es. bambini) dall’offerta attiva e gratuita o quella di accontentarsi di un target inferiore al 75%, permetterà di aumentare la disponibilità di dosi nelle farmacie. La Fondazione GIMBE auspica che i dilemmi etici posti da una programmazione inadeguata del fabbisogno vengano, almeno in parte, risolti da meccanismi di solidarietà tra Regioni, da approvvigionamenti diretti del Ministero tramite circuiti internazionali e, soprattutto, da un’adeguata organizzazione regionale con tempestiva chiamata attiva delle fasce a rischio, così da rilasciare in tempo utile alle farmacie le dosi non utilizzate”.

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