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Green Pass Immuni

Apple-Google e app Immuni, perché Zaia è perplesso

Apple e Google hanno rilasciato la tecnologia di contact tracing, l'app Immuni partirà nei prossimi giorni. Le parole del premier Conte e la linea del governatore Zaia (Veneto)

 

Entro 10 giorni sarà pronta l’app Immuni. Ieri Apple e Google hanno rilasciato la tanto attesa tecnologia di contact tracing (su cui si baserà anche l’app italiana) per avvisare le persone che potrebbero essere state esposte al coronavirus.

I due colossi tecnologici hanno dichiarato che alcuni stati Usa e 22 paesi avrebbero utilizzato la loro tecnologia (tra cui l’Italia appunto), ma hanno rifiutato di fornire un elenco di tutti gli enti governativi.

Nel frattempo oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante l’informativa alla Camera, ha annunciato che nei prossimi giorni partirà la sperimentazione di Immuni.

Ma il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, frena e rilancia: “Noi stiamo lavorando con il nostro progetto di bio sorveglianza, non stiamo lavorando sulla tracciabilità”.

Ecco i dettagli.

IL SISTEMA APPLE E GOOGLE

La tecnologia sviluppata da Apple e Google, definita uno strumento di “Exposure notification” e che utilizza il Bluetooth all’interno degli smartphone, fa parte di un nuovo aggiornamento software rilasciato ieri dalle due società.

Come ha spiegato l’Agi “quando anche le app nazionali saranno pronte e scaricabili, una volta lanciate sullo smartphone il sistema operativo ci chiederà se vogliamo attivare o meno il ‘Covid-19 Exposure notification’. Questa sarà un’opzione da attivare, come si attiva ad esempio la connessione dati o la connessione Wi-Fi dal proprio cellulare. Una volta attivata l”Exposure notification’, il nostro smartphone comincerà a scambiare via Bluetooth i propri codici (anonimi e casuali) con gli altri smartphone che avranno scaricato l’app di contact tracing”.

TUTTE LE APP INTEROPERABILI

“Il rilascio di questa Api insieme agli aggiornamenti del sistema operativo sarà un momento fondamentale per lo sviluppo e l’adozione di app di tracciamento della prossimità”, ha dichiarato alla Bbc Marcel Salathé, epidemiologo presso l’istituto di ricerca svizzero EPFL.

Tutte le app che hanno adottato il protocollo Apple e Google dovrebbero poter essere “interoperabili”, ha sottolineato Salathé. Questo significa che i cittadini possono continuare a essere rintracciati durante il passaggio da un paese a un altro. Questo potrebbe potenzialmente aiutare a ridurre le restrizioni di viaggio imposte a causa del coronavirus, almeno per coloro che utilizzano le app di contact tracing.

Le app che adottano l’Api di Apple e Google possono personalizzarla entro determinati limiti. Non saranno in grado di registrare, ad esempio, le coordinate del sistema di posizionamento globale (GPS) di un telefono.

I DUBBI DELLE AUTORITÀ SANITARIE SULL’EFFICACIA

Tuttavia, recentemente il software messo a punto dai due giganti tecnologici è stato criticato da alcune autorità sanitarie in quanto non consente alle app di fornire alcuni dati necessari per migliorare gli sforzi di tracciamento dei contatti, condotti dagli operatori che intervistano pazienti affetti da coronavirus.

Con l’approccio Apple e Google, “abbiamo compensato eccessivamente la privacy e creato ancora altri rischi e non risolto il problema”, ha dichiarato Ashkan Soltani, ex capo tecnologo della Federal Trade Commission statunitense.

L’APPROCCIO DECENTRALIZZATO

La tecnologia sviluppata da Apple e Google si basa infatti su un approccio “decentralizzato”. Ovvero il sistema individua la corrispondenza dei contatti sui dispositivi stessi piuttosto che su un server controllato da un’autorità esterna.

In questo modo si riduce il rischio che hacker o le autorità utilizzino il database per entrare in possesso dei dati su chi ha incontrato chi e per quanto tempo.

Ma non tutti sono d’accordo con l’orientamento (più rispettoso della privacy) dei due colossi della Silicon Valley. Il servizio sanitario nazionale del Regno Unito infatti, come gli omologhi di Francia, Norvegia e India hanno scelto un database di tracciamento centralizzato, rendendo più semplice modificare il modello di rischio che stabilisce chi riceve l’alert.

COSA SUCCEDE IN CASO DI CONTAGIO?

Il nostro governo ha adottato invece una soluzione allineata con Apple e Google. “Se vogliamo che gli Stati democratici conservino l’efficacia delle proprie funzioni e dei propri poteri rispetto a questi soggetti privati dobbiamo far sì che, nel dotarsi di cornici normative efficaci, tengano il passo con l’evoluzione tecnologica. Non possiamo fingere che uno Stato disponga delle stesse capacità di un gigante del web”, ha dichiarato il ministro per l’Innovazione Paola Pisano in un’intervista al Corriere. Pisano ha sottolineato che “le chiavi dei malati sono su un server pubblico dello Stato, Apple e Google non avranno accesso ad alcun dato sanitario. Abbiamo scelto il loro sistema perché migliora l’efficenza e la privacy e dà più garanzie di interoperabilità”.

Sul tema dell’interoperabilità la ministra è tornata anche ieri dopo il rilascio dell’Api Apple-Google: “Aumenta anche le possibilità di rendere interoperabile l’applicazione italiana con altre utilizzate all’estero. Viene facilitata la condivisione dei codici di cittadini stranieri trasmessi in forme tali da proteggere la riservatezza degli utenti”.

Dunque privacy garantita e interoperabilità grazie al sistema Apple e Google, ma al cittadino che scarica Immuni e riceverà l’alert cosa succede?

“Se ne sta occupando il ministero della Salute. Posso dire che non ci saranno restrizioni sulla circolazione” ha risposto Pisano al Corriere.

COSA HA DETTO OGGI IL PREMIER CONTE

“Per quanto concerne il secondo pilastro della strategia di controllo del virus, il contact tracing, il Governo con decreto-legge n. 28, ha introdotto una disciplina per garantire la realizzazione dell’app “Immuni”, in modo da garantire il pieno rispetto della privacy e della sicurezza dei cittadini oltreché la tutela dell’interesse nazionale.” È quanto ha dichiarato oggi il premier Conte nel corso dell’informativa in Aula alla Camera.

“Per le necessarie attività di verifica e ulteriore sviluppo del codice sorgente e di quelle finalizzate alla distribuzione, all’installazione e gestione dell’app sono state interessate società pubbliche interamente partecipate dallo Stato, PagoPA e Sogei, con le quali sono state stipulate convenzioni a titolo gratuito. Nei prossimi giorni partirà la sperimentazione su questa nuova applicazione. Ricordo che il codice sorgente, aperto, potrà essere conosciuto da chiunque nei prossimi giorni e i dati verranno impiegati solo per tracciare la diffusione del virus e cancellati appena terminata l’emergenza. Il decreto-legge n. 28 è attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato e, durante l’iter parlamentare, potrà certamente arricchirsi anche del contributo delle Camere”.

I DUBBI DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE VENETO

Il governo procede dunque con l’app Immuni in attesa della sperimentazione. Ma tra gli scettici circa l’efficacia dell’app si è inserito oggi anche Luca Zaia. Il presidente del Veneto ha raccolto sempre più consensi sia in regione sia nel paese grazie alla gestione dell’emergenza coronavirus.

“L’app nazionale è stata oggetto di incontro anche oggi per capire se ci sono aspetti sperimentali da portare avanti. È partita male dal punto di vista del consenso pubblico. L’app funziona se c’è il consenso pubblico, se no non funziona”, ha dichiarato oggi Zaia nel corso della conferenza sull’andamento dell’emergenza coronavirus. “Si è atteso troppo e si è lasciato andare avanti le preoccupazioni giuste sulla privacy e gestione dei dati, per cui i cittadini adesso hanno ritrosia. Bisogna recuperare la fiducia dei cittadini”. Tanto che il governatore veneto ha annunciato: “Noi stiamo lavorando con il nostro progetto di bio sorveglianza, non stiamo lavorando sulla tracciabilità”.

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