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Huawei

Come e perché Huawei punterà sull’Europa

Che cosa si dice dei rapporti tra Europa e Huawei a Shenzhen, nel quartier generale del colosso cinese

La rivoluzione della 5G rappresenta per Huawei una ghiotta opportunità commerciale ma è anche all’origine di turbolenze politiche che minacciano la sua leadership mondiale e i suoi ricavi.

Nel grande campus di Shenzhen, sede di miriadi di uffici e della scuola di formazione interna, un padiglione scintillante e interattivo mostra agli ospiti – si accede solo su invito – gli ultimi ritrovati tecnologici per il 5G e le applicazioni ad alta connettività: chip, antenne, intelligenza artificiale.

IL FUTURO AD ALTA CONNETTIVITA’

Secondo i guru della società dell’informazione, prefigurano il futuro in inesorabile avvicinamento: lampioni multifunzionali con musica e telecamere, riconoscimento facciale in aeroporto, dirette tv dalla definizione strabiliante, chirurghi che operano a distanza.

Le città saranno più sicure, persino i servizi municipali saranno più efficienti. La violazione della riservatezza individuale, evidente soprattutto nei luoghi pubblici, rimane però un problema micidiale in attesa di compromessi accettabili (più in Occidente che in Cina, in effetti).

Non manca l’ammiccamento all’ecologismo imperante. L’infrastruttura 5G avrebbe un vantaggio in più: è rispettosa del pianeta e dei suoi abitanti, inquina meno delle tecnologie precedenti in termini sia visivi sia elettromagnetici, consuma meno elettricità.

RIVALITA’ COMMERCIALE E PARANOIA DEGLI USA

L’ambizione di Huawei è di portare la rivoluzione ad alta velocità e connettività in tutti gli angoli del pianeta – di farlo per prima, soprattutto. Gli Usa, come è ben noto, non sono d’accordo: l’accusa lanciata da Trump è che l’azienda di Shenzhen potrebbe sfruttare le autostrade informatiche per rubare dati sensibili e passarli al governo cinese. Sarebbe spionaggio, per di più sistematico e capillare.

Come rispondono i dirigenti di Huawei, i suoi portavoce sia cinesi sia occidentali? Sostengono che le accuse – del tutto infondate, secondo loro – hanno una causa prioritariamente economica: il contrasto è quello della rivalità geopolitica tra Usa e Cina.

Dice Karl Song, vicepresidente per le comunicazioni aziendali con un recente passato da amministratore delegato delle filiali in Francia e Stati Uniti. “Per gli americani tutto quello che viene dalla Cina è negativo, è cattivo”.

L’Europa è il contraltare all’ostilità pregiudiziale di Trump e degli Usa: Huawei considera l’Europa una solida scialuppa di salvataggio. Song ha cantato le lodi del rapporto tra l’azienda che rappresenta e il vecchio continente: l’Europa “è il secondo mercato nazionale dopo la Cina”, è ovviamente “ancora più importante ora”.

5G COSTRUITO DIRETTAMENTE IN EUROPA

La Huawei vi opera già da 20 anni, “è a tutti gli effetti un’azienda anche europea”. Considera l’Europa non solo un mercato ma un partner per la ricerca e lo sviluppo, in virtù dell’alto grado di formazione e dei suoi talenti: vi ha aperto 23 laboratori per la ricerca (in 12 diversi paesi), ha avviato rapporti di collaborazione con 150 università.

E prova allora ad ingraziarsela; ad ingraziarsi, in effetti, alcuni dei paesi chiave. L’azienda di Shenzhen ha infatti comprato dei terreni nella zona di Cambridge, dove intende aprire uno stabilimento per la produzione di fibra ottica. Pensa soprattutto di costruirne un altro per produrre le stazioni radio di base: o nel Regno Unito, o in Francia, o in Germania. A patto che l’Europa scelga di non seguire Trump, si dice al quartier generale di Huawei a Shenzhen.

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