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Opec

Ecco le vere mire del Qatar (che dice addio all’Opec). Parla Bessi

L'intervista a Gianni Bessi, consigliere regionale Pd emiliano-romagnolo, esperto e appassionato di energia e geopolitica, autore del recente saggio “Gas naturale - l'energia di domani"

A sorpresa, il 3 dicembre, il Qatar ha annunciato l’uscita dall’Opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio. La motivazione? Duplice: politica ed energetica. Se da una parte Doha vuole concentrarsi sulla produzione di gas e sulla sua esportazione (senza dover però rinunciare completamente al petrolio), dall’altra il Qatar ha scelto di sganciarsi da un’organizzazione che vede nell’Arabia Saudita, Paese che l’ha costretta ad isolamento commerciale e territoriale, una guida.

Ma i giochi in questo scacchiere energetico si fanno sempre più complicati e complessi: la questione non è così semplice. L’uscita del Qatar, infatti, potrebbe dare vita a nuovi e sorprendenti scenari, che vedono Doha alleata con Teheran, in funzione anti-Arabia e anti-Usa.

IL CONTRIBUTO DEL QATAR NELL’OPEC

Partiamo da numeri, che lasciano poco spazio all’interpretazione. Nonostante Doha faccia parte dell’Organizzazione dei produttori di petrolio dal 1961 ed è il primo Paese mediorientale ad abbandonarla, bisogna ammettere che il contributo del Qatar alla produzione di petrolio dei paesi aderenti è marginale ed ammonta soltanto al 2 per cento del totale: 600mila barili al giorno, contro gli 11 milioni dell’Arabia Saudita.

IL QATAR VUOLE RUOLO DETERMINANTE NEL GEFC

Diversa, invece, la questione sul fronte del gas: il Qatar è uno dei i primi per l’estrazione di gas naturale. Nel 2o17 Doha è stato il primo esportatore al mondo di gas naturale liquefatto (LNG), cioè il prodotto di una lavorazione speciale del gas naturale. E proprio su questo sembra volersi concentrare il Paese mediorientale, provando ad avere nel settore un ruolo di primo piano, insieme a Russia ed Usa, che in questi mesi si contendono (tra gli altri) il mercato europeo.

“Il fronte energetico ci regala novità tutti i giorni: la decisione del Qatar di uscire dall’Opec ha dato la sensazione che la ‘guerra fredda’ del gas avesse bisogno di ‘scaldarsi’ un po’, spostandosi nel deserto”, dice Gianni Bessi, consigliere regionale Pd emiliano-romagnolo, esperto e appassionato di energia e geopolitica, autore del recente saggio “Gas naturale. L’energia di domani” (Innovative Publishing). “L’atto del Qatar è una sorte di Brexit nel campo petrolifero. In fondo, l’Opec per il Qatar è come la Ue per un paese europeo, perché Doha vive solo di petrolio e gas. Il turismo, l’industria e tutto il resto valgono meno dell’1%”.

SI ATTENDONO CONSEGUENZE IMPORTANTI

Se è vero, infatti, che il contributo del Qatar all’Opec è marginale, è anche vero che “la mossa avrà conseguenze importanti, perché l’Opec è da sempre influenzato (se non controllato dicono altri) dall’Arabia Saudita, che ha isolato proprio il Qatar. Il quale da sempre è però più interessato a giocare un ruolo determinante nel Gefc, che è il corrispettivo dell’Opec per il gas. Con il blocco commerciale, Doha ha colto l’occasione per salutare la ‘brigata’ dei produttori di petrolio”, ha spiegato Bessi.

UN’OPEC ALTERNATIVA?

Gianni Bessi, intervistato da Start Magazine, si spinge ben oltre le sole possibili cause dell’abbandono e guarda a quelli che potrebbero essere i possibili scenari: “Qual è l’obiettivo o gli obiettivi? Il primo forse è rispondere, o meglio mettere in difficoltà l’Arabia saudita, che in questo momento non gode di buona reputazione e non solo a causa dell’omicidio Kashoggi, nonostante gli Stati Uniti le abbiano riconfermato la propria fedeltà come alleato”. L’altro obiettivo, secondo Bessi,  “è la tesi sostenuta da diversi ambienti di promuovere o contribuire alla nascita di un’organizzazione di produttori che faccia concorrenza all’Opec e di cui sarebbero leader naturali lo stesso Qatar e, ovviamente, il grande nemico di Usa e Arabia, l’Iran”.

QUALE SARA’ LA POSIZIONE USA?

“Nel caso si costituisse un cartello slegato dal controllo saudita, cosa faranno gli Usa, che hanno chiesto a gran voce di aumentare la produzione del greggio per controbilanciare l’attuale diminuzione dovuta alle sanzioni all’Iran?”, si chiede Bessi, sottolineando come seppur la “mossa del Qatar non sia così sorprendente perché da tempo il Paese ha scelto di puntare più sull’estrazione di gas naturale”, la decisione apre numerosi scenari.

E, intanto, una domanda sorge spontanea: che la scelta del Qatar abbia, tra gli altri obiettivi, quello di “fare capire agli Usa che in quello scacchiere non esiste solo l’Arabia ma ci sono altri attori in grado di spostare i pesi dell’economia mondiale?”

Quel che è certo è che ora “la partita è appena cominciata: si attendono le mosse degli altri protagonisti a cominciare da Usa e Russia”.

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