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Azerbaigian

Ecco come l’Italia punta a diventare il canale energetico d’Europa

Chi c’era e che cosa si è detto nel corso del convegno “Follow the Energy” nell’articolo di Dario Vaggi L’Italia può e deve diventare il nuovo canale energetico dell’Europa. Le conclusioni del convegno ‘Follow the Energy’, organizzato dal think tank ‘Nodo di Gordio’ e tenutosi il 20 febbraio a Roma, hanno messo in mostra le…

L’Italia può e deve diventare il nuovo canale energetico dell’Europa. Le conclusioni del convegno ‘Follow the Energy’, organizzato dal think tank ‘Nodo di Gordio’ e tenutosi il 20 febbraio a Roma, hanno messo in mostra le opportunità offerte dalle nuove infrastrutture per le forniture di energia, una rete che andrà a soddisfare non solo i bisogni italiani, ma consentirà di trasformare il nostro paese in un nodo di scambio cruciale per tutta l’Europa.

L’Italia è sempre stata una nazione molto fragile sotto il profilo dell’energia: dipendente dall’estero per le forniture di gas e petrolio, si è più volte trovata sull’orlo di crisi causate da scarsità di riserve energetiche quando gli approvvigionamenti sono stati interrotti o ridotti; le nuove condotte provenienti dal Mediterraneo e persino dal Caucaso permetteranno non solo vie alternative di accesso ai combustibili, ma garantiranno anche che le risorse non vengano a mancare proprio grazie alla nuova natura di ‘hub’ europeo dell’energia rivestita dal nostro paese.

“La questione dell’energia è un tema legato alla sicurezza nazionale” ha ammonito Riccardo Migliori, presidente emerito dell’assemblea parlamentare dell’OSCE. “È necessario tenere conto dei mutamenti degli equilibri geopolitici internazionali, un fatto che l’Italia, posta proprio al centro del Mediterraneo, non può ignorare. Alla luce di questa considerazione, l’apertura di nuovi canali di approvvigionamento, come le infrastrutture dei gasdotti, ci mette al riparo da turbolenze e rovesci politici fuori dai nostri confini.”

Punto focale del binomio energia-sicurezza è la Trans Adriatic Pipeline, il progetto Tap oggi sotto le critiche della Regione Puglia. La Tap, già completata per due terzi, scorre per 400 chilometri in Grecia, per 200 chilometri in Albania, scorre sotto l’Adriatico per 100 chilometri e arriva sulla terraferma italiana per gli ultimi otto chilometri; la condotta, una volta funzionante, porterebbe in Italia 75 miliardi di metri cubi di gas all’anno: a confronto le forniture che provengono da Norvegia, Libia e Algeria ammontano a 88 miliardi di metri cubi annui.

L’interesse per il Tap valica i confini nazionali; durante l’incontro ‘Follow the Energy’ ha portato il suo saluto anche l’Ambasciatore dell’Azerbaijan Mammad Ahmadzada: “Progetti come il Tap avranno effetti positivi sui rapporti tra l’Italia e il nostro paese, che sono già molto legati economicamente: l’Azerbaijan, infatti, fornisce il 19% del fabbisogno di petrolio italiano.”

L’Italia ha fatto grandi passi in avanti sull’impiego di fonti rinnovabili, ma attualmente eolico, solare e marino non sono in grado di rimpiazzare il consumo degli idrocarburi. Se si vuole raggiungere l’obiettivo posto dal Governo di ottenere nel 2025 il phase out dal carbone, ovvero il superamento del carbone come fonte energetica, l’Italia, che produce appena il 7% del fabbisogno nazionale, deve ottimizzare i consumi investendo su modalità più intelligenti di gestione delle energie.

“Abbiamo bisogno di energia per ogni tipo di attività: un tempo l’energia veniva consumata dove veniva prodotta; oggi l’energia deve allontanarsi dai luoghi di produzione ed essere conservata per quando se ne ha maggiore necessità” ha spiegato Emilio Fortunato Campana, direttore del dipartimento Ingegneria Itc Energia e Trasporti del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “È importante fare ricerca in ambiti come le smart grid, che consentono l’accumulo e il consumo intelligente dell’energia, o il monitoraggio dei consumi energetici civili, andando dal singolo appartamento fino ai supermercati al fine di ridurre gli sprechi. Ancor più fondamentale è fare sistema e unire le forze tra enti differenti per costituire dei ‘cluster’ in ambito nazionale, cosa che fortunatamente in Italia si è già avviata con la collaborazione tra le grandi sigle nazionali dell’energia e le università. L’impegno immediato, con traguardi tra i cinque e i dieci anni, va a fonti quali solare a concentrazione, solare fotovoltaico e biomasse; il sogno rimane però la fusione termonucleare, obiettivo che ci siamo posti per il 2050, i cui test si stanno svolgendo proprio nei laboratori del Cnr.”

La questione energetica riguarda anche gli impegni che l’Italia ha preso nei confronti dell’Europa e degli accordi di Parigi sotto il profilo della gestione dei consumi e della riduzione dei cambiamenti climatici. La ricerca di base sui materiali rappresenta la chiave di volta per il raggiungimento in Europa entro il 2030 dell’obiettivo di sostituire il 30% del carbonio fossile con carbonio di origine non fossile e di incrementare l’utilizzo dell’idrogeno, vettore energetico estremamente versatile, che trova impiego in molti sistemi per la produzione di energia elettrica senza emissioni nocive, come le celle a combustibile.

 

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