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EuroAfrica Interconnector

Chi colpisce il Navtex della Turchia che blocca il cavo elettrico Hvdc tra Africa ed Europa

La Turchia ha emesso un Navtex per bloccare le indagini geologiche della nave battente bandiera italiana “Odin Finder” per la costruzione del cavo elettrico sottomarino Hvdc. Ecco le aziende colpite da Ankara

Non solo EastMed. L’azione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan potrebbe rappresentare un ostacolo alla realizzazione di un’altra importante infrastruttura che dovrebbe collegare l’Africa all’Europa.

Nelle acque cipriote rivendicate da Erdogan come Zona Esclusiva turca nell’accordo con Tripoli (qui i dettagli), dovrebbe passare un cavo elettrico sottomarino HVDC,  EuroAfrica Interconnector, che Ankara però intende già bloccare.

LE MOSSE DI CIPRO

La Repubblica di Cipro, nei giorni scorsi, ha emesso Navtex informando che in una vasta area marina, che rientra nella rientra nella Zona Economica Esclusiva di Nicosia, effettuerà indagini geologiche a partire da mercoledì 26 febbraio fino al 25 marzo, tramite nave battente bandiera italiana “Odin Finder”.

L’Odin Finder ha avviato attività di ricerca a partire da domenica 23, partendo dal porto di Alessandria.

IL NAVTEX TURCO

A bloccare i lavori della nave italiana però è arrivato un nuovo Navtex della Turchia. Si tratta di una mossa turca per rivendicare il potere su quelle acque e su quei fondali ciprioti.

“La parte settentrionale dell’area di ricerca che Larnaca ha delimitato (non menzionato nella Repubblica di Cipro) con il Navtex MA56- 82/20 rientra nella zona marittima della giurisdizione turca.”, fa sapere Ankara, che sostiene dunque che le indagini nell’area “devono essere coordinate con le autorità turche competenti”.

CIPRO DEVE CHIEDERE PERMESSO ALLA TURCHIA?

In pratica è come dire che Nicosia dovrebbe chiedere l’autorizzazione alla Turchia per lo sviluppo del cavo sottomarino tra Egitto, Cipro e Grecia. Il cavo passerebbe per le aree ZEE 6 e 7 di Cipro (stessa area che Ankara sta perforando facendo smacco all’Eni).

Il TWEET DI MARCO FLORIAN

“Un’altra infrastruttura europea cade vittima delle azioni turche nella ZEE cipriota. Questa volta è l’HVDC (cavo elettrico) che connetterà l’Africa all’Europa, capacità di 2.000 MW. La nave da ricerca italiana Odin Finder dovrà fare attività geologica. Ankara però, per ribadire le proprie pretese su parte della ZEE cipriota, ha emesso una Navtex come ai tempi di Saipem 12000, per impedire le operazioni. Come andrà a finire? Come reagirà la UE? Non è l’Italia a dover reagire: non è ns. infrastruttura, non è ns. ZEE”, ha scritto l’analista e general manager di Med Agenda 2025 Marco Florian su Twitter.

https://twitter.com/MarcoFlorianMED/status/1232586441311637504

LE AZIENDE COLPITE

E se con Saipem 12000 ad essere colpite furono l’Italia ed Eni, in modo diretto, qui ad essere colpite sono le prime aziende coinvolte nel progetto (altre aziende saranno coinvolte in corso d’opera). Prima interessata è EuroAfrica Interconnector, società nata con l’obiettivo di promuovere e realizzare il cavo che collega Il Cairo ad Atene.

Presidente e Ceo di Euroafrica Interconnector è il cipriota Nasos Ktorides, ceo anche di EuroAsia e di Quantum Corporation, gruppo di cui fanno parte anche Quantum Energy e Quantum Cable. L’azienda madre, si legge nel sito, ha “una partecipazione strategica in cinque stazioni che generano elettricità nel sud-est Europa, utilizzando lignite e energia idroelettrica disponibili localmente – due termoelettriche e tre idroelettriche – con una potenza totale di 1.422 MW”.

Quantum Clable dovrebbe essere la società naturalmente candidata alla posa del cavo (o a parte di esso). Emas, invece, è la società appaltatrice delle piattaforme offshore per la realizzazione dei lavori.

Tra le aziende, indirettamente, colpite anche la belga Elia, che tramite la consociata Elia Grid International, ha firmato un accordo strategico per lo sviluppo e l’implementazione dell’Interconnector EuroAfrica con Euroafrica Interconnector.

L’AUTORITA’ PER L’ENERGIA EGIZIANA

Nel mirino turco anche l’Egyptian Electricity Holding Company, che in pratica è l’Autorità egiziana per l’energia, responsabile di tutte le centrali elettriche, della trasmissione e della distribuzione nella Repubblica araba d’Egitto. Nel 2001, EEHC e le sue filiali sono state riorganizzate sotto un nuovo ombrello di 16 società: sei società per la produzione di elettricità, la società egiziana di trasmissione di elettricità e nove società per la distribuzione di elettricità.

IL COINVOLGIMENTO DELL’ITALIA

In realtà la mossa colpisce, indirettamente, anche l’Italia, che ha collaborato al progetto. Il CESI, Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano, specializzato nel settore dell’ingegneria, della consulenza e dell’innovazione per il settore elettrico ha realizzato l’analisi costi-benefici del progetto in qualità di consulente tecnologico della società EuroAfrica Interconnector Ltd.

IL PROGETTO

Il cavo elettrico HVDC, High Voltage Direct Current, unirà l’Egitto alla Grecia, passando per Creta e Cipro. Sarà lungo 1.707 km e trasporterà 2.000 MW di energia elettrica, garantendo all’Europa una fornitura di energia elettrica più sicura, grazie alla produzione di elettricità sia dalle riserve di gas cipriote ed egiziane che dalle fonti rinnovabili.

L’infrastruttura farebbe dell’Egitto un hub energetico a tutto tondo nel Mediterraneo, ruolo che però vuole e rivendica la Turchia (in esclusiva).

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