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Banche sanzionate, la Russia ricorrerà alle criptovalute?

La Russia potrebbe ricorrere alle criptovalute per alleviare l'impatto delle sanzioni internazionali. Ma non sarà facile. Ecco perché

 

Né la minaccia di pesanti sanzioni all’economia, né quelle iniziali imposte dopo l’ingresso nei territori separatisti di Doneck e Lugansk, sono bastate a convincere la Russia a rinunciare all’invasione su larga scala dell’Ucraina. Gli Stati Uniti, l’Europa e il resto dei paesi membri del G7 hanno però annunciato ulteriori penalità economiche verso Mosca, colpendo – tra le altre cose – gli istituti finanziari del paese e restringendo le esportazioni di tecnologie.

AGGIRARE LE SANZIONI CON LE CRIPTOVALUTE?

Il New York Times ha scritto che la Russia potrebbe però ricorrere alle criptovalute digitali per alleviare l’impatto delle sanzioni internazionali e continuare a fare affari nel mondo. Grazie alle criptovalute, infatti, la Russia potrà “aggirare i punti di controllo da cui dipendono i governi” per bloccare le transazioni finanziarie: vale a dire, principalmente, i trasferimenti di denaro tra banche.

COSA SERVE PER FAR RISPETTARE LE SANZIONI

Rispetto all’Europa, gli Stati Uniti riescono meglio a sfruttare le sanzioni come leva diplomatica perché il dollaro è la valuta di riserva mondiale e viene utilizzata nella quasi totalità dei pagamenti internazionali. Ma – come scrive il New York Times – perché le sanzioni siano efficaci, è necessaria la collaborazione delle banche di tutto il mondo: sono loro a “vedere da dove arrivano i soldi e dove sono diretti, e le leggi anti-riciclaggio di denaro le obbligano a bloccare le transazioni con entità sotto sanzioni e a fare rapporto alle autorità”.

Le banche, insomma, sono gli occhi e le orecchie dei governi nello spazio finanziario. Ma le piattaforme che gestiscono le transazioni di criptovalute di solito non “tracciano” gli utenti come fanno le banche, né sono obbligate a seguire le stesse regole. Già ad ottobre il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva detto che le criptovalute rappresentano una minaccia sempre più seria alla politica sanzionatoria americana.

COSA PUÒ FARE LA RUSSIA

Il governo sta sviluppando una propria valuta digitale da banca centrale (non è una criptovaluta perché sottoposta a controllo centrale, appunto), il rublo digitale, per utilizzarla negli scambi commerciali diretti con gli altri paesi, senza prima convertirla in dollari.

Le capacità informatiche sviluppate dai cybercriminali russi – autori di molti attacchi ransomware, cioè di sottrazione dati con riscatto – potrebbero inoltre permettere al paese di rubare valute digitali e recuperare parte del danno subìto con le sanzioni.

ATTACCHI RANSOMWARE E PIATTAFORME OPACHE

Nel 2021, stando a una stima di Chainalysis, il 74 per cento circa dei profitti registrati a seguito di attacchi ransomware (vale a dire più di 400 milioni di dollari in criptovalute) era riconducibile a soggetti affiliati alla Russia. Sempre secondo Chainalysis, la Russia ha incanalato fondi illeciti attraverso un marketplace sul dark web chiamato Hydra, nel quale si utilizzano criptovalute: il tracciamento del denaro è però complicato dalle regole estremamente stringenti della piattaforma. Per questo motivo, il Cremlino potrebbe sfruttare Hydra per muovere somme all’estero, benché il sistema non sia in grado di gestire operazioni troppo voluminose.

Le transazioni con criptovalute vengono registrate sulla blockchain, l’infrastruttura – semplificando – che valida tali scambi e li rende trasparenti. Ma gli strumenti digitali sviluppati in Russia, scrive il New York Times, potranno permettere al paese di mascherare l’origine delle transazioni in questione, permettendo alle aziende di commerciare con le entità russe senza essere individuate.

LO SCOPO DEL RUBLO DIGITALE

A ottobre del 2020 alcuni funzionari della banca centrale russa dichiararono espressamente che il “rublo digitale” avrebbe reso il paese meno dipendente dagli Stati Uniti, dal dollaro e dal sistema bancario globale, e maggiormente in grado di resistere alle sanzioni.

Per aggirare le penalità, tuttavia, la Russia dovrà trovare governi e aziende che accettino di condurre transazioni dirette, in rubli digitali, aggirando il sistema internazionale.

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