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Popolare Bari, ecco le accuse dei pm a Jacobini e De Bustis

Tutti i dettagli sull'inchiesta della magistratura sulla Popolare di Bari e i provvedimenti su Marco Jacobini, Gianluca Jacobini e Vincenzo De Bustis

La Guardia di Finanza di Bari ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, il primo ex presidente del Cda e per anni dominus della Banca Popolare di Bari e il secondo vice direttore generale e direttore generale de facto dell’istituto di credito barese. Agli indagati sono contestati a vario titolo i reati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza.

L’INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA SULLA POPOLARE DI BARI

L’inchiesta della Procura di Bari riguarda la presunta malagestione della banca, commissariata il 13 dicembre scorso dalla Banca d’Italia quando la popolare pugliese era guidata da Vincenzo De Bustis. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dai pm Federico Perrone Capano e Savina Toscani. Agli arresti domiciliari è finito anche Elia Circelli, accusato di un episodio di falso in bilancio e falso in prospetto, tuttora responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione della Direzione Operations della Popolare di Bari, “pertanto è presumibile – ritiene il gip Francesco Pellecchia, che ha firmato il provvedimento cautelare – che cercherà di nascondere i dati contabili al fine di evitare che emerga la falsità dei precedenti bilanci”.

LA DECISIONE DEI MAGISTRATI SU DE BUSTIS

L’interdizione ad esercitare per 12 mesi l’attività di dirigente di istituti bancari e di uffici direttivi di imprese è stata disposta per l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Bari Vincenzo De Bustis Figarola. De Bustis è stato direttore generale della banca dal 2011 al 2015 e dal dicembre 2018 fino al commissariamento amministratore delegato. De Bustis deve rispondere di un episodio di falso in bilancio e di falso in prospetto.

IL RUOLO DI DE BUSTIS, INTERDETTO

L’ex ad De Bustis Figarola, attualmente rappresentante legale della Bkdigit Financial Solution srl, “è soggetto — è scritto negli atti giudiziari — che professionalmente svolge l’attività di dirigente di istituti bancari (già Banca 121 e Mps)”, “risulta avere contatti con gestori di fondi internazionali di dubbia provenienza” e “pertanto ha la sicura occasione di commettere reati della stessa specie”. “In considerazione del carattere non seriale delle violazioni e del tempo decorso” il gip ha ritenuto sufficiente disporre per l’indagato “il divieto temporaneo di esercitare la professione di dirigente di istituti bancari nonché gli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese”.

LE IPOTESI DI ACCUSE

Ma quali sono le accuse dei magistrati? Esposizione nei bilanci di esercizio di fatti non corrispondenti al vero, omissione di rilevanti informazioni nella redazione dei prospetti informativi diffusi in occasione della offerta pubblica di acquisto di nuove azioni, l’ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza svolte dalla Consob. Sono le accuse contenute nell’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale del capoluogo pugliese a carico degli ex vertici della Banca popolare di Bari giunta all’esito della richiesta di adozione delle misure cautelari avanzata dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica nel mese di luglio dello scorso anno nell’ambito di una indagine tesa ad accertare le cause che hanno portato al dissesto finanziario della Banca Popolare di Bari, ora nelle mani dei commissari nominati dalla Banca d’Italia che sono al lavoro sul salvataggio delineato dal governo con il decreto che prevede l’intervento di Mcc (Mediocredito centrale), controllato da Invitalia, la holding del ministero dell’Economia.

LE CONDOTTE ILLECITE NELLA POPOLARE DI BARI SECONDO GLI INQUIRENTI

Le investigazioni condotte dai finanzieri Gruppo Tutela Mercato Capitali, articolazione del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bari specializzata nel contrasto ai reati societari e bancari, eseguite anche con l’ausilio di consulenti tecnici nominati dalla Procura, hanno portato alla luce, secondo l’accusa, diverse condotte illecite. Con l’ordinanza eseguita oggi sono state contestate, a vario titolo, ai quattro indagati (Marco e Gianluca Jacobini, Elia Circelli, arrestati, e Vincenzo De Busti Figarola, interdetto) le risultanze investigative emerse dalla attività di analisi condotta sulla documentazione acquisita presso l’Istituto di credito o fornita da Banca d’Italia e dalla Consob nell’ambito delle ordinarie forme di collaborazione istituzionale svolte dagli organismi di controllo e vigilanza, dalle attività di intercettazione di comunicazioni telefoniche e di analisi forense compiute sui computer e server sequestrati nel corso delle indagini, nonché mediante raccolta di informazioni da persone in grado di riferire notizie utili all’accertamento dei fatti.

DI CHE COSA DEVONO RISPONDERE JACOBINI, DE BUSTIS E NON SOLO

Oltre agli arresti degli ex vertici della Banca popolare di Bari (Marco Jacobini e il figlio Gianluca Jacobini) e di Elia Circelli, la Guardia di Finanza del capoluogo pugliese ha notificato all’ex direttore generale ed ex amministratore delegato Vincenzo De Bustis Figarola una misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione di dirigente di istituti bancari nonché degli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese poiché è indagato per false comunicazioni sociali, falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza, maltrattamenti ed estorsioni. I primi tre, sottoposti ai domiciliari, rispondono, i primi due, di false comunicazioni sociali, falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza, maltrattamenti ed estorsioni, il terzo, attuale responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione del medesimo istituto di credito risponde unicamente di false comunicazioni sociali.

LA NOTA DELLA PROCURA DI BARI

“All’esito della complessa attività investigativa svolta sotto la costante opera di indirizzo e direzione di questa Procura della Repubblica, sono state accertate e contestate molteplici gravi e continuate condotte fraudolente finalizzate alla esposizione nei bilanci di esercizio relativi alle annualità 2014, 2015, 2016, 2017 e nella semestrale 2018 di dati non veritieri al fine di occultare perdite di rilevante entità subite dall’Istituto bancario così da gonfiare artificiosamente il patrimonio della banca e trarre in inganno i soci ed il pubblico sulla reale situazione dell’Istituto di Credito”, ha reso noto la Procura di Bari in una nota.

L’OPERAZIONE CON LA CHARIOT FUNDING

La Banca popolare di Bari ha messo in atto “fittizie operazioni di cartolarizzazione consistenti nella cessione di crediti deteriorati ad una società finanziaria, la Chariot Funding LLC, e nel successivo riacquisto da parte della stessa Banca Popolare di Bari, degli strumenti finanziari che detta società aveva messo in vendita allo scopo di finanziare la cessione”, riferisce la Procura di Bari. L’operazione, avvenuta a cavallo dei due bilanci di esercizio, ovvero nel 2017 la cessione dei crediti deteriorati e nel 2018 l’operazione di acquisto dei titoli, apparirebbe, evidenzia la Procura, esclusivamente finalizzata a rappresentare l’esistenza di una liquidità, indicata nel bilancio 2017 pari a 500 milioni di euro, di fatto inesistente in quanto riutilizzata l’anno seguente per il riacquisto dei titoli emessi dalla stessa società di cartolarizzazione.

LE IMPOSTE ANTICIPATE INDEBITAMENTE CONTABILIZZATE

La procura di Bari sottolinea un’altra anomalia che – di fatto – suona come un campanello di allarme per la Vigilanza della Banca d’Italia, secondo gli osservatori. Una “indebita contabilizzazione negli anni dal 2015 al 2018 di imposte anticipate sulla perdita fiscale per complessivi 141 milioni di euro, pur essendo emersa la piena consapevolezza che la banca non avrebbe potuto conseguire negli anni successivi gli utili necessari per riassorbire dette perdite fiscali”, è emerso dall’inchiesta sulla Popolare di Bari da parte della Procura di Bari.

LE OMISSIONI DI SVALUTAZIONI

I magistrati sollevano altre magagne nella contabilità dell’istituto non emerse dunque dalle ispezioni della Banca d’Italia, almeno secondo le recenti audizioni tenute dai vertici della Banca d’Italia sulla Popolare di Bari. La Banca Popolare di Bari ha omesso la svalutazione degli avviamenti relativi agli anni 2014, 2016 e 2017, riferiti a rilevanti partecipazioni detenute dalla banca nelle seguenti società: Fusione ex Nuova Banca Mediterranea, Ramo d’azienda Gruppo Intesa San Paolo, Fusione ex Banca Popolare di Calabria, Ramo d’azienda promozione finanziaria da ex Popolare, Bari Servizi Finanziari SIM Spa, Fusione ex Banca Popolare della Penisola Sorrentina, Tercas – Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo Spa e Banca Caripe Spa, mediante la reiterata violazione dei principi contabili che presiedono alla redazione dei bilanci e delle norme di carattere tecnico che invece imponevano il ridimensionamento del valore degli avviamenti per complessivi euro 397.666.126″. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Bari.

MAGAGNE E OMISSIONI NEI PROSPETTI SU TERCAS

Non solo; ci sono state omissioni nei prospettivi informativi relativi al caso Tercas. Per “agevolare la vendita di prodotti finanziari emessi in seguito agli aumenti di capitale deliberati negli anni 2014 e 2015 per l’acquisizione del Gruppo Tercas-Caripe, sarebbero state omesse nei prospetti informativi diffusi in occasione della offerta pubblica di acquisto dei nuovi titoli azionari rilevanti notizie destinate ad informare i potenziali acquirenti sulla reale natura dell’investimento e sui criteri utilizzati per la determinazione del prezzo di vendita delle nuove azioni, nonché sul rischio connesso all’operazione di acquisizione del Gruppo Tercas-Caripe gravato da rilevanti perdite e sulla connessa operazione di salvataggio, sul rischio di illiquidità delle azioni emesse dalla Banca, di fatto rivelatesi invendibili, così impedendo di fatto agli investitori di valutare correttamente i rischi connessi all’acquisto dei titoli”. E’ quello che ha reso noto inoltre la Procura di Bari.

IL CASO DEL CREDITO MIULLI

C’è anche dell’altro. Un “indebito appostamento nei bilanci relativi agli anni 2016 e 2017 di attività pari a 42 milioni di euro derivanti da un credito vantato verso l’Ente Ecclesiastico Ospedale Francesco Miulli, la cui inesigibilità era invece nota stante l’ammissione dell’Ospedale Miulli alla procedura del concordato preventivo”, sottolinea la Procura di Bari relativamente alle condotte illecite messe in atto dalla Popolare di Bari.

GLI OSTACOLI ALL’AZIONE DELLA CONSOB

Inoltre – secondo i magistrati – la Banca Popolare di Bari ha messo in atto condotte reiterate nei confronti della Consob alla quale, al fine di ostacolarne l’esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo, sarebbero state fornite dichiarazioni non veritiere in ordine alla conformità dei prospetti contenenti, in realtà, dichiarazioni mendaci e rilevanti omissioni come rilevato dalla stessa Consob con proprio provvedimento sanzionatorio adottato nel mese di ottobre del 2018″. Lo riferisce la Procura di Bari.

LE MOLTEPLICI CONDOTTE FRAUDOLENTE

“All’esito della complessa attività investigativa svolta sotto la costante opera di indirizzo e direzione di questa Procura della Repubblica, sono state accertate e contestate molteplici gravi e continuate condotte fraudolente finalizzate alla esposizione nei bilanci di esercizio relativi alle annualità 2014, 2015, 2016, 2017 e nella semestrale 2018 di dati non veritieri al fine di occultare perdite di rilevante entità subite dall’Istituto bancario così da gonfiare artificiosamente il patrimonio della banca e trarre in inganno i soci ed il pubblico sulla reale situazione dell’Istituto di Credito”, riferisce la Procura di Bari.

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