skip to Main Content

Pensioni

Perché la Lega azzopperà il taglio a 5 stelle delle pensioni d’oro

L'articolo di Tino Oldani, firma di Italia Oggi

Giuseppe Pennisi, economista e acuto commentatore di cose economiche, lo dà per certo: la maggioranza di governo, su spinta della Lega di Matteo Salvini, ha accantonato il taglio delle pensioni d’oro, stralciandolo dalla legge di Bilancio. Il motivo? Pennisi lo spiega in un’intervista a Michele Arnese su startmag.it: il punto di svolta è dovuto all’enorme successo di un convegno che, ignorato dai giornaloni, si è svolto a Verona il 20 ottobre, su iniziativa di una associazione finora pressoché sconosciuta, la Leonida, che prontamente si è ribattezzata« Leonida-Pensionati esasperati». Confortata dal buon esito del convegno, con il proprio sito web, questa associazione ha raccolto in pochi giorni 150 mila pre-adesioni per una futura azione legale contro i nuovi tagli alle pensioni escogitati dal governo Lega-5stelle per finanziare, con il ricavato, il reddito di cittadinanza.

ECCO COME E PERCHE’ LA LEGA AZZOPPERRA’ IL TAGLIO ALLE PENSIONI

Poiché gli associati alla Leonida sono soprattutto pensionati del ceto medio residenti nel Nord Italia, da sempre bacino elettorale della Lega, facendo quattro conti a spanne (i 150 mila pensionati aderenti alla Leonida hanno famiglie e parenti che votano), i capi leghisti hanno scoperto che, portando avanti il taglio delle pensioni d’oro in finanziaria, avrebbero perso almeno un milione di voti alle elezioni europee del maggio 2019. Un rischio più che sufficiente per l’immediata marcia indietro dei leghisti, nonostante i sondaggi li diano in continua crescita.

LE RAGIONI ECONOMICHE ALLA BASE DELLA RETROMARCIA

Oltre che per i timori elettorali, sostiene Pennisi, la retromarcia della Lega si spiegherebbe anche per un banale calcolo economico: «Ripetendo il meccanismo del contributo di solidarietà applicato nel triennio 2014-2016, per ogni euro tolto a un pensionato d’oro, se ne perde 1,10 di gettito statale-regionale-comunale. Un sistema suicida, che non sarebbe più tale se l’asticella fosse portata dai 5mila euro netti del contratto di governo non ai 4.500 euro netti delle ultime proposte, ma a circa 2.500 euro netti. Ma a quel punto ci potrebbe essere una vera e propria rivolta di pensionati, pensionandi e loro famiglie».

CHE COSA E’ EMERSO DAL CONVEGNO DELL’ASSOCIAZIONE LEONIDA

In queste poche righe, Pennisi ha riassunto il messaggio più autentico uscito dal convegno della Leonida: una serie di relatori qualificati, infatti, ha calcolato che il governo gialloverde, per portare a casa il miliardo di cui parla il vicepremier Luigi Di Maio con il taglio delle pensioni d’oro «per finanziare l’assistenzialismo», dovrebbe usare la mannaia a partire dalle pensioni superiori a cinque volte il minimo Inps (2.560 euro). Dunque, un tetto basso, pari alla metà di quello indicato nel contratto di governo, una soglia che rischia di coinvolgere una massa di pensionati sia pubblici che privati, residenti per lo più al Nord, i quali, sul sito della Leonida, affermano di«avere già dato», in quanto percettori di un assegno che, nel tempo, è stato «penalizzato da nove leggi» contro i pensionati. «Leggi sempre giustificate dalla Corte costituzionale», hanno sostenuto i relatori del convegno di Verona, «la quale ha messo sì alcuni paletti, però non li ha mai applicati integralmente, insistendo su tante variabili: crisi economica, ragionevolezza, tagli temporanei e finalizzati. Ma è stato realmente così?».

ECCO COME SI MUOVERA’ LA CORTE COSTITUZIONALE

La risposta data a Verona, ovviamente, è negativa. Ma se questo vale per il passato, non è detto che la Consulta pieghi di nuovo una propria sentenza ai desiderata di Di Maio. Anzi, Pennisi lo esclude: un taglio delle pensioni d’oro «equivarrebbe a un’autodichiarazione del governo di essere alle prese con una crisi contingente e grave del sistema previdenziale, nonché della finanza e del debito pubblico, condizionale alla quale la Corte costituzionale ha ritenuto in via del tutto eccezionale ammissibile il precedente contributo di solidarietà». Un’eccezione ripetibile? Pennisi, che ha cumulato 18 anni di età pensionabile presso la Banca Mondiale e 45 lavorando per la pubblica amministrazione, lo esclude: «La Consulta difficilmente potrebbe considerare legittimo un contributo di solidarietà quinquennale quasi subito dopo quello triennale; per gran parte dei pensionati si tratterebbe di un taglio strutturale e definitivo dei loro assegni». Dunque, una misura dal forte profilo incostituzionale.

Nel dubbio, i «pensionati esasperati» della Leonida, a cui si stanno associando altre liste di pensionati, sul web continuano a sparare a zero sui due leader del governo: «Di Maio vult! Mentre Salvini non organizza alcuno sbarramento a tutela delle cosiddette pensioni d’oro». E se questo sbarramento la Lega lo ha fatto in silenzio, senza dirlo apertamente per evitare ulteriori rotture politiche con i grillini, ai pensionati del Nord non basta: lo stralcio, in fondo, potrebbe essere solo un rinvio. Magari all’anno prossimo. Un punto chiave, che Salvini dovrà chiarire agli elettori del Nord prima delle elezioni europee, e non dopo.

 

Articolo pubblicato su ItaliaOggi

Back To Top