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Pensioni

Pensioni, quota 100, 62 anni. L’approfondimento di Cazzola

L'analisi dell'editorialista Giuliano Cazzola sui progetti nel cantiere governativo sulle pensioni

Nella telenovela delle pensioni di rito gialloverde è in corso una nuova puntata: il vicepremier Matteo Salvini (immortalato nella copertina di Time, con un’effige che ricorda quella di Henry Landru) ha precisato che, a formare quota 100, interverrebbe un’età minima di 62 anni, mentre per usufruire del canale di accesso alla pensione sulla base dell’anzianità di servizio, a prescindere dall’età anagrafica, sarebbero sufficienti 41,5 anni.

EFFETTI E SCENARI DELLA PROPOSTA SALVINI SULLE PENSIONI

Non è chiaro se, in tale caso, resterebbe o meno un tetto per i periodi di contribuzione figurativa (si è parlato di 2 o 3 anni e basta). Degli oneri occorrenti, degli effetti sulla sostenibilità del sistema pensionistico, del numero e della tipologia dei soggetti che trarrebbero beneficio e di quelli che invece pagherebbero il conto (piuttosto salato) si è scritto a iosa in questi giorni, tanto che non vale la pena di insistere, perché – come dice il proverbio – non esiste una persona che sia più sorda di chi non vuole sentire.

ALCUNI CHIARIMENTI

Mi limiterò, quindi, a fornire alcuni chiarimenti relativi agli effetti delle eventuali nuove regole rispetto al quadro normativo in vigore. Innanzitutto, sarebbe fuorviante – nel bene come nel male – mettere a confronto i 62 anni di Salvini con i 67 attribuiti alla riforma Fornero.

I REQUISITI ANAGRAFICI

Non è vero, infatti, che, con le norme del 2011 sia richiesto a tutti un requisito anagrafico pari a 67 anni (in crescita automatica in corrispondenza della dinamica dell’attesa di vita). Ciò vale per il pensionamento di vecchiaia (quando è sufficiente il concorso di 20 di versamenti per andare in quiescenza), mentre i 62 anni annunciati (come età minima per raggiungere quota 100) si riferiscono al trattamento anticipato di anzianità.

LA DIFFERENZA FRA PENSIONE DI ANZIANITA’ E PENSIONE DI VECCHIAIA

Si tratta di due istituti distinti anche nelle finalità: la vecchiaia ha come parametro principale l’età anagrafica; nell’anzianità contano i versamenti effettuati o riconosciuti spesso a prescindere dall’età (come adesso) oppure con un correttivo anagrafico più ridotto. Non è plausibile, quindi, che nel nuovo ordinamento gialloverde, venga soppressa le pensione di vecchiaia, perché se così fosse – e se quota 100 e quota 41,5 diventassero la regola generale – vi sarebbe una gran parte del mondo del lavoro (pensiamo alle donne che in grande maggioranza sono costrette ad avvalersi della prestazione di vecchiaia perché hanno storie contributive più brevi e discontinue, in media pari a 25,5 anni) che non riuscirebbe mai a varcare l’agognata soglia.

COME ANTICIPARE IL PENSIONAMENTO

Ciò premesso, anche nell’ordinamento vigente, è possibile anticipare l’accesso al pensionamento (tanto che attualmente è superiore – soprattutto tra i lavoratori maschi e residenti al Nord – il numero di coloro che si avvalgono dell’anticipo rispetto a coloro che ricorrono al trattamento ordinario di vecchiaia: nel lavoro dipendente privato, nei flussi correnti, su 100 pensioni di vecchiaia ve ne sono 201 di anzianità). In sostanza, nel 2019-2020, secondo la normativa vigente, è possibile andare in pensione anticipata a 43 e 2 mesi se uomini (a 42 e 2 mesi donne) a prescindere dall’età anagrafica.

L’ETA’ MEDIA

L’età effettiva alla decorrenza in media è risultata essere – è un dato di fatto non un requisito – intorno ai 62 anni. Inoltre, se vi fosse un tetto per la contribuzione figurativa utile a ”fare anzianità” non v’è chi non veda come i periodi richiesti, oggi e domani, tendano ad avvicinarsi e quasi a coincidere. Va poi ricordato che ora vi è un contesto complessivo che ha mutato l’assetto delineato dalla riforma Fornero.

COME FUNZIONA L’APE SOCIALE

L’Ape sociale (che abbisognerebbe di rifinanziamento) consente agli ai disoccupati e agli appartenenti a 15 categorie di lavori disagiati o soggetti a condizioni familiari particolari, di ritirarsi a 63 anni (con una contribuzione ridotta). Con l’Ape volontaria si può ottenere un prestito conveniente, in anticipo sul trattamento spettante, a 63 anni con 20 anni di versamenti.

CHI HA DIRITTO ALL’APE SOCIALE

Se coloro che hanno diritto all’Ape sociale fossero anche ”precoci” (titolari di 12 mesi di versamenti prima dei 19 anni di età) potrebbero avvalersi dell’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi. Normative più favorevoli valgono per i lavoratori sottoposti a mansioni usuranti. A regime 200mila lavoratori fruiranno, poi, del trattamento riservato ai c.d. esodati (ovvero andranno in quiescenza con le regole vigenti prima della riforma Fornero).

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