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Ubi Banca Banche

Cattolica, ecco come volano pure le polizze fra Intesa e Ubi

Subbugli anche su Cattolica assicurazioni a latere dell'Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca. La richiesta dell'Ivass, la partnership in scadenza con Ubi e le mire di Unipol. Fatti, numeri e approfondimenti

 

C’è anche un bel pacchetto assicurativo in ballo nell’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca il 17 febbraio scorso, ora finita anche sotto la lente dell’Antitrust e al centro di una contesa anche legale e mediatica. E proprio agli effetti sui mercati dell’assicurazione vita e danni ha dedicato parte della sua attenzione il Garante del mercato che vuole indagare possibili effetti distorsivi della concorrenza.

Nel frattempo si avvicina la scadenza della partnership tra il gruppo Ubi e Cattolica assicurazioni e alla finestra c’è Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol e co-protagonista dell’Ops voluta da Carlo Messina, che punta a sostituirsi a Cattolica e ad acquisire i portafogli assicurativi dei 400-500 sportelli destinati alla controllata Bper se andasse in porto l’operazione.

Non solo: l’Ivass, l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, vuole che Cattolica rafforzi il proprio patrimonio con un aumento di capitale da 500 milioni, pari a circa 2/3 della capitalizzazione attuale del gruppo, che in Borsa, alla chiusura di venerdì scorso, ne valeva 757.

Iniziamo proprio da quanto suggerisce l’authority sulle assicurazioni per fare il punto sulla contesa anche sulle polizze tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca.

CHE COSA HA CHIESTO IVASS. CATTOLICA

L’autorità ha messo la richiesta nero su bianco in una lettera che mette al centro i coefficienti patrimoniali del gruppo, che, rispetto al 175% di fine 2019, al 31 marzo evidenziavano un Solvency II Ratio al 147%, poi sceso ulteriormente; l’Ivass vuole anche, entro la fine di luglio, un piano che illustri le misure che verranno prese e le tempistiche, con l’aumento che dovrebbe essere realizzato entro la fine di settembre. Il gruppo, che per ora preferisce non commentare, secondo quanto risulta ad Agi riunirà domenica 31 maggio alle 17.30 il consiglio di amministrazione e, prima dell’apertura dei mercati lunedì mattina, fara’ un comunicato ufficiale. Al tempo stesso, in vista dell’assemblea convocata per il 26 giugno in prima e per il 27 giugno in seconda convocazione, il cda aveva gia’ fatto mettere all’ordine del giorno una delega da chiedere ai soci per un aumento, proprio fino a massimi 500 milioni, legato, secondo quanto avevano detto alcune fonti il 18 maggio scorso, alla volonta’ di “avere la flessibilita’ di cogliere eventuali opportunita’ sul mercato”. A commento dei risultati trimestrali, il cfo del gruppo, Atanasio Pantarrotas, aveva ribadito la volonta’ di crescere nel campo della bancassicurazione, sia possibilmente con Ubi, con cui c’e’ un accordo in scadenza a giugno, che con Banco Bpm, con cui e’ stata siglata un’importante partnership negli anni scorsi.

LA PARTNERSHIP TRA UBI E CATTOLICA ASSICURAZIONI

Scade il 30 giugno l’estensione dell’accordo tra Ubi e Cattolica che è anche azionista con l’1% del gruppo guidato dal ceo Victor Massiah. L’idea, rileva Il Messaggero, è che si possa realizzare un rinnovo per 3-5 anni della partnership strategica a fronte della quale la compagnia assicurativa dovrebbe sborsare centinaia di milioni aumentando il valore di Ubi. Secondo rumors dei mesi scorsi, Ubi stava pensando di estendere la sua partnership assicurativa con Cattolica per un periodo limitato di tempo in attesa del risiko bancario tra istituti di medie dimensioni. A fine gennaio Reuters scriveva che Ubi aveva in programma di riorganizzare le sue operazioni assicurative, valutate intorno a 1 miliardo di euro, in un programma triennale e stava cercando un nuovo partner. Fonti di mercato avrebbero rivelato che Ubi avrebbe proceduto a un’estensione breve della joint venture con Cattolica – in scadenza a dicembre – che vale intorno agli 8,5 miliardi di euro.

IL COINVOLGIMENTO DI UNIPOL NELL’OPERAZIONE

Il rinnovo dell’accordo tra Ubi e Cattolica, come dicevamo, creerebbe non poche difficoltà ad Unipol che, secondo il progetto dell’Ops, ha già siglato un accordo con Ca de’ Sass per acquisire i portafogli assicurativi delle 400-500 filiali destinate alla controllata Bper. Non solo: come riferito dalla stessa Unipol, la compagnia assicurativa acquisterebbe “direttamente o per il tramite di società controllata, rami d’azienda riferibili a una o più compagnie assicurative attualmente partecipate da Ubi Banca (BancAssurance Popolari spa, Lombarda Vita spa e Aviva Viat spa) composti dalle polizze assicurative vita stipulate con i clienti del ramo bancario e da attività, passività e rapporti giuridici a esse relativi”. Peraltro Cimbri ha fiutato l’affare e dunque crede molto nell’Ops convinto, come ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera il 20 febbraio scorso, che l’operazione “è una mossa di mercato che lo rafforza”.

E INTANTO L’ANTITRUST FA LE PULCI ALL’OFFERTA

A far temere sul buon esito dell’operazione ora però non c’è solo la netta contrarietà dei tre patti di sindacato che detengono quasi il 30 per cento di Ubi. L’Ops di Intesa Sanpaolo ha infatti destato interesse anche dalle parti di Piazza Verdi, sede dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che qualche giorno fa ha avviato un procedimento istruttorio proprio sull’operazione di concentrazione con cui Ca’ de Sass punta ad acquisire Ubi Banca. L’istruttoria, spiega l’Authority, “è volta a verificare i possibili effetti sulle dinamiche concorrenziali nei mercati bancari, finanziari e assicurativi, nazionali e locali”.

Nel testo del provvedimento una parte è dedicata anche agli effetti sui mercati dell’assicurazione vita e danni. L’Antitrust evidenzia come l’Ops interessi sia il mercato produttivo dei rami vita e sia i mercati distributivi dei rami vita e danni. In particolare, per quanto riguarda la fase produttiva dei rami vita, l’operazione interesserà i rami I (assicurazioni sulla durata della vita), III (assicurazioni sulla durata della vita le cui prestazioni principali sono collegate al valore di quote di organismi d’investimento collettivo del risparmio), V (operazioni di capitalizzazione) e VI (operazioni di gestione di fondi collettivi costituiti per erogare prestazioni in caso di morte o di cessazione o riduzione dell’attività lavorativa).

Sul fronte Ubi Banca, tramite la sua controllata BancAssurance Popolari S.p.A., , dopo la fusione si otterrà una quota pari al 10- 15% nel ramo I, al 15-20% nel ramo II, all’1-5% nel ramo V e al 30-35% nel ramo VI. “In un assetto del gruppo verticalmente integrato lungo la filiera – rileva l’Agcm -, tra mercato della gestione/produzione e mercato della distribuzione, la posizione delle Parti appare da valutare anche alla luce della capacità distributiva della nuova entità”.

Per quanto riguarda la fase distributiva delle polizze vita, Intesa Sanpaolo ha quote di mercato superiori al 15% in numerose province e superiori al 25% nelle province di Imperia, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Prato, Padova e Rovigo.

L’Autorità ricorda che Ubi Banca distribuisce, oltre alle polizze di BancAssurance Popolari, anche le polizze vita di Aviva Vita, Lombarda Vita e Cattolica Life. Allo stato, però, non è nota la sua quota di mercato.

Passando alla fase distributiva delle polizze danni, in base alle informazioni fornite la quota di Ca de’ Sass supera il 15% nella sola provincia di Treviso, dove detiene una quota pari a circa il 15-20% ma al momento non è nota la quota di mercato del gruppo guidato da Massiah. Tuttavia l’Antitrust non esclude che “quantomeno nelle province in cui Intesa Sanpaolo detiene una quota di mercato superiore al 15%, l’operazione sia idonea a produrre effetti sulle dinamiche concorrenziali. Tali mercati, pertanto, saranno oggetto di valutazione nella fase istruttoria”.

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