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Contratto Bancari

Mediobanca vede Bnp Paribas nel futuro di Unicredit (Padoan alla presidenza)

Fatti, numeri, indiscrezioni e scenari sul futuro di Unicredit

Grandi manovre – e fors’anche grandi chiacchiere – nel futuro di Unicredit, il cui titolo oggi in Borsa non ha brillato anche per le indiscrezioni pubblicate dal Sole 24 Ore. Mentre Mediobanca intravvede la banca guidata dall’ad, Jean Pierre Mustier, nel gruppo francese Bnp Paribas e il Sole 24 Ore lancia l’ipotesi dell’ex ministro Piercarlo Padoan come futuro presidente di Unicredit. Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA HA SCRITTO IL SOLE SU UNICREDIT

Nell’ambito del progetto di scissione delle attività estere di Unicredit, annunciato con il business plan presentato nel 2019 e che non avrebbe ancora il consenso unanime del board, il gruppo bancario starebbe studiando lo scorporo dalla holding italiana quotata a Milano delle attività estere del gruppo e la successiva quotazione della subholding paneuropea – tramite un’Ipo che potrebbe riguardare fino al 49-50% del capitale – alla Borsa di Francoforte. E’ quanto riporta oggi Il Sole 24 Ore, secondo cui l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier vorrebbe così imprimere un’accelerata al progetto, portandolo all’approvazione del Cda entro fine anno.  Secondo le fonti sentite dal quotidiano finanziario, anche la divisione corporate & investment banking (Cib) basata a Monaco di Baviera confluirebbe nella subholding.

LO SCENARIO SULLA HOLDING ITALIANA

Con l’Ipo che avverrebbe attraverso la cessione delle azioni delle attività estere, la holding italiana incasserebbe risorse che ne aumenterebbero i ratio patrimoniali. Mustier deve convincere la parte del board che vede nella scissione l’inizio dello smantellamento del gruppo, visto che un’eventuale subholding tedesca avrebbe un proprio Cda autonomo e sarebbe vigilata dalla Bce e dalla Bafin e visto che le attività italiane dell’attuale Unicredit Group resterebbero fuori dal perimetro del polo bancario paneuropeo con sede in Germania.

QUESTIONE DI BOARD

Vista la portata del progetto, c’è chi nel board in scadenza – ha sottolineato Radiocor – riterrebbe più opportuno rinviare il dossier al nuovo Cda che si insedierà ad aprile 2021 (una riunione del Cda è in calendario per oggi). Per il momento la società non ha commentato le indiscrezioni.

IL PIANO DI UNICREDIT

Il progetto legato alla creazione di una subholding all’interno di Unicredit illustrato nel Business Plan Team23, una società non quotata, dove far confluire gli asset italiani che sono soggetti alla volatilità dello spread a differenza di quelli tedeschi, è un tema noto ai mercati, ha sottolineato Mf/Milano Finanza, volendo ridimensionare la portata delle indiscrezioni del giornalista del Sole, Alessandro Graziani: “Nelle ultime ore è riemersa la possibilità, secondo quanto riportato dalla stampa, di uno spin-off delle attività cui aggiungere la divisione Cib (Investment Banking) con la quotazione fino al 50% della subholding”.

IL REPORT DI MEDIOBANCA

Quest’ultimo particolare ha fatto riflettere oggi gli analisti di Mediobanca Securities che da tempo stanno analizzando il panorama europeo del settore bancario in ottica di consolidamento dopo aver seguito come advisor l’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi che ha accelerato i tempi anche a causa dell’effetto Covid, ha aggiunto Mf: “Secondo gli specialisti di Piazzetta Cuccia, il fatto di creare una subholding quotata da parte di Unicredit, ha un senso soprattutto sotto il profilo M&A”.

LE MOSSE DI MUSTIER

Certo, l’ad Jean Pierre Mustier ha ribadito anche di recente che preferisce concentrarsi su un possibile stacco del dividendo e sul buyback a partire dal 2021 per favorire gli azionisti piuttosto che a operazioni straordinarie, ma il top manager francese è sempre stato interpellato come acquirente di asset. Per esempio Banco Bpm o Mps. Solo che questa volta Mediobanca non lo considera il segugio della situazione, ma la preda, sintetizza il quotidiano finanziario del gruppo Class.

CHE COSA HA SCRITTO MILANO FINANZA

Perciò gli analisti dell’istituto di Piazzetta Cuccia – che nel frattempo partecipa (con tanti saluti alle muraglie cinesi?) come advisor per conto di altre banche come Mps nel risiko creditizio – hanno ipotizzato una serie di simulazioni in Europa per capire dove verrebbe creato più valore per gli istituti di credito e i loro azionisti, con l’effetto che una delle combinazioni più efficaci sarebbe fra Unicredit (16,6 miliardi di market cap) e Bnp Paribas (41,9 miliardi di capitalizzazione), quest’ultima guidata dal ceo, Jean-Laurent Bonnafé, che in Italia controlla Bnl: “La realtà che nascerebbe avrebbe oltre 68 miliardi di valore in borsa e darebbe vita a 1,9 miliardi di sinergie al 2022”, ha aggiunto Mf.

FUTURO BNP PER UNICREDIT?

Per gli analisti di Mediobanca Securities, la creazione poi di una struttura di tipo MPE (modello a più punti di ingresso, Multiple point of entry model), potrebbe non essere neppure necessaria nel caso di una combinazione con Bnp Paribas, considerato “il minor peso dell’Italia nelle attività pro-forma”. Una banca adotta una risoluzione a più punti di ingresso se prevede di consentire la risoluzione di diverse filiali operative in diverse giurisdizioni in via separata in base alle normative nazionali, con il calcolo delle passività a livello locale, quindi Stato per Stato.

I NUMERI E LE PROSPETTIVE

I broker hanno calcolato 0,7 miliardi risparmi derivanti dalla sovrapposizione dei business, un taglio del 40% dei costi di base e una ristrutturazione del Cib, l’investment banking, che da un lato costerebbe 1,1 miliardi, dall’altro l’operazione di pulizia porterebbe poi a maggiori ricavi per 0,7 miliardi. Cui quindi aggiungere 0,7 miliardi di ulteriori ricavi da una riduzione del costo di funding. In questo caso perché il costo del debito pubblico sia in Germania che in Francia è nettamente inferiore a quello italiano.

IL CASO BNP

Per gli analisti di Piazzetta Cuccia, Unicredit appare l’unica banca che, aggregata ad un gruppo francese, diventerebbe una realtà “di livello mondiale, raggiungendo fino al 70% della popolazione in Ue”. Nel frattempo resta bassa la visibilità sugli utili del 2021, quando si farà sentire il peso degli Npl a causa della pandemia. Unicredit intanto pubblicherà la trimestrale al 30 settembre il prossimo 5 novembre.

PER IL SOLE IPOTESI PADOAN AL POSTO DI BISONI IN UNICREDIT

Ma sono anche i vertici di Unicredit a far balenare ipotesi e scenari sui media. L’ex ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, è in pole position per la presidenza di UniCredit. Lo scrive ilsole24ore.com. I nuovi vertici di UniCredit saranno eletti formalmente dall’assemblea degli azionisti della prossima primavera.

PADOAN NEL CDA

Pier Carlo Padoan, cooptato oggi dal cda di Unicredit e designato presidente in vista del rinnovo del board, intende portare la propria esperienza a servizio della banca, anche in funzione dell’appuntamento della prossima primavera. “UniCredit è una azienda paneuropea vincente con solide e forti radici italiane e sono entusiasta di lavorare con il consiglio di amministrazione e il management team per capitalizzare questi punti di forza e promuovere il successo del gruppo”, ha detto.

“Sono lieto di poter portare le mie competenze in un settore, quello finanziario, di cui conosco bene la complessita’ a livello globale”, ha aggiunto l’ex ministro, individuato da Spencer Stuart come il profilo ideale per la carica. “Consapevole che ogni storia e’ a se’, impieghero’ i prossimi mesi per studiare e conoscere la banca nel suo contesto italiano e internazionale. Nei prossimi mesi, insieme al Comitato Corporate Governance, Nomination and Sustainability, contribuiro’ attivamente alla preparazione della lista dei membri del consiglio di amministrazione per il mandato 2021-2023”, ha concluso Padoan.

Il passaggio formale di testimone alla presidenza avverrà poi con l’assemblea di aprile, quando terminerà il mandato dell’attuale presidente, Cesare Bisoni. Il nome di Padoan, nota il quotidiano, “avrebbe così superato quelli di altri candidati forti alla presidenza di piazza Gae Aulenti”.

GLI ALTRI CANDIDATI

Nelle ultime settimane erano circolati numerosi rumor su figure di spicco sia interne alla banca (come Lamberto Andreotti e Stefano Micossi) che esterne: da Lucrezia Reichlin, nome dato come preferito dall’attuale ceo Jean Pierre Mustier, a Ignazio Angeloni, Claudio Costamagna, Vittorio Grilli, Domenico Siniscalco e Sergio Balbinot. Padoan, professore di Economia presso l’Università La Sapienza di Roma, ha alle spalle un percorso di prestigio a livello internazionale. Dopo essere stato vice Segretario Generale dell’Ocse, dal 2009 ne è stato nominato anche Capo Economista, pur mantenendo il suo ruolo di Vice Segretario Generale. Dal 2001 al 2005 è stato direttore esecutivo italiano al Fondo Monetario Internazionale. Dal 1998 al 2001 è stato consigliere economico dei Presidenti del Consiglio Massimo D’Alema e Giuliano Amato, con incarichi di politica economica internazionale.

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