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Leonardo-Finmeccanica, Huawei e non solo. Ecco come la Lega è sempre più filo-Usa

Dal caso Huawei agli investimenti americani in Italia, passando per Leonardo-Finmeccanica. Come e perché la missione del leghista Giancarlo Giorgetti è al centro dell'attenzione degli osservatori, come ha sottolineato anche il Fatto Quotidiano. L'approfondimento di Lorenzo Vita

 

Una missione silenziosa, impegnativa e fondamentale. Si può sintetizzare così il tour di cinque giorni del sottosegretario Giancarlo Giorgetti negli Stati Uniti. Un viaggio che ha tre obiettivi: rassicurare gli investitori e l’amministrazione Usa sulla stabilità del sistema-Italia; rinsaldare l’alleanza fra Lega e partito repubblicano; fornire a Washington le dovute garanzie politiche e strategiche per continuare a investire su questo esecutivo.

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L’idea della Lega è la stessa da alcuni mesi. In un momento di forte indebolimento dell’Unione europea e di rafforzamento dell’asse franco-tedesco ai danni dell’Italia, rivolgersi al di là dell’Atlantico sembra essere l’unica alternativa valida per evitare il completo isolamento del governo.

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L’idea è stata ribadita dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio durante una conferenza stampa al Consolato d’Italia a New York: “Nel momento in cui in Europa qualcuno pensa di fare per conto suo, forse l’Italia su alcune scelte strategiche può avere convenienza a trovare interlocutori politici, economici e finanziari negli Stati Uniti”. “Poi – ha aggiunto sempre Giorgetti – è evidente che c’è una certa affinità politica tra l’amministrazione Trump e quella italiana. Abbiamo rotto un fronte, qualcosa che sta succedendo in Europa. Sono andato a Londra e anche lì la divisione netta tra laburisti e conservatori non è più così chiara”.

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Un asse che si conferma anche sotto il profilo economico. E c’è un motivo. I grandi fondi di investimento americani, collegati alle potenti agenzie di rating che puntano al declassamento dei titoli italiani, vogliono essere sicuri di poter investire nel sistema-Italia nonostante le recenti decisioni in campo economico. La manovra ha lasciato perplessi molti capitali Usa, in particolare sul reddito di cittadinanza. E Giorgetti ha lanciato un assist: “Il programma economico di Trump è ciò che vorremmo mettere anche nel nostro programma. La riduzione fiscale che ha attuato l’Amministrazione americana c’è e ci piace”. E ha puntano di nuovo forte sulla Tav e sulla deregulation, ma ha ribadito che ci vorrà del tempo fra lo sblocco del sistema e i risultati: “Abbiamo capacità di espansione incredibili”.

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Queste le rassicurazioni da parte del governo. Garanzie che servono anche per confermare i contratti miliardi conclusi fra le aziende italiane e i giganti Usa, a partire dal settore dell’aerospazio. Sul tavolo balla un accordo fondamentale, che, come ricorda Huffington Post, è quello “di cooperazione tra Italia e Stati Uniti (Italy-Us space cooperation on suborbitale flights) per sviluppare lo scalo aeroportuale di Taranto con Virgin Galactic, Virgin Orbit e Spacex (la società di vettori aerospaziali di Elon Musk) per il lancio di satelliti e per i voli orbitali, attraverso diverse fasi”.

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Un accordo che può cambiare il destino di Taranto e dell’Italia e che interessa soprattutto Leonardo. Proprio per questo motivo, Giorgetti ha incontrato il senior vice president di Space X, Tim Hughes, il ceo e presidente di Virgin Galactic, George Whitesides e, infine, il segretario esecutivo del National space council, Scott Pace. L’idea è quella di trasformare Taranto-Grottaglie nella “Cape Canaveral europea”, come riportato da Startmag. Ma occorrono garanzie sotto il profilo politico e strategico. E il viaggio del potente rappresentante leghista serve anche a questo, a ribadire che il governo c’è, che il sistema-Paese funziona, e che, anche in caso di cambio di governo, la Lega è pronta a confermare gli impegni assunti con Washington.

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Impegni che riguardano anche l’Europa e le scelte politiche del governo italiano. Perché è ovvio che gli Stati Uniti non facciano beneficenza. E che se gli Usa investono qualcosa in cambio vorranno. Per prima cosa, che l’Italia dia garanzie sulla politica europea ma anche sul fronte della sfida presente e futura con la Cina.

In ambito europeo, Giorgetti ha già detto che “il problema del debito si risolve in due modi: con l’inflazione o con la crescita. Trovare le forme per crescere in ricchezza e sostenere il debito. La politica dell’austerità di tipo germanocentrico fa fatica a essere compresa. La vera sfida, soprattutto in Europa, sarà declinare le nuove sfide, altrimenti non saranno problemi solo per l’Italia ma per tutta l’Europa”. Un messaggio chiaro rivolto ai falchi dell’austerity di Berlino, perché l’Europa “se non cambia registro, si troverà in difficoltà a Parigi come a Berlino. La soluzione non sta solo nei confini nazionali, se non penseremo di risolvere a livelli europei la partita è chiusa”.

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E per quanto riguarda la Cina, il problema adesso sembra essere quello della rete 5G e sul controllo della cinese Huawei delle reti italiane. Le dichiarazioni del sottosegretario hanno una grande importanza. “La preoccupazione degli Stati Uniti rispetto alla politica cinese di Huawei è un problema che riguarda anche l’Italia e non solo. La Cina è individuata come un pericolo. Un fatto che dovremo valutare anche noi come Italia. Dovremo prendere cautele, cose che in Cina non ci sono”. Perché per quanto riguarda la rete 5G, Washington non vuole deroghe: la rete non può essere in mani cinesi.

Ecco che in questo modo si comprende anche come potrà cambiare il futuro strategico italiano. Quello che è il primo partito, la Lega, sta assumendo una forte connotazione euro-atlantica per bilanciare lo spostamento dell’Ue verso l’asse franco-tedesco. La Lega punta punta a far diventare Roma il miglior partner di Washington in Europa.

(estratto di un articolo pubblicato da Occhio della guerra; qui l’articolo integrale)

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