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Bono Fincantieri

Fincantieri sarà costretta ad aumentare il capitale?

Fincantieri ha registrato perdite ieri a Piazza Affari appesantite dalle indiscrezioni stampa su un aumento di capitale in caso di acquisizione di Oto Melara e Wass messe in vendita da Leonardo. Eppure Bono aveva escluso aumenti di capitale...

 

Ruzzola il titolo di Fincantieri in Borsa a causa delle indiscrezioni sull’aumento di capitale.

Ieri le azioni del gruppo cantieristico di Trieste hanno perso oltre il 4,6% chiudendo la seduta a 0,61 euro.

Secondo il Messaggero, da qualche settimana è in corso una due diligence per la cessione di Oto Melara e Wass (oggi divisione Sistemi di Difesa) da parte di Leonardo, sulla base di due offerte non vincolanti.

La prima di circa 700 milioni da parte del gruppo franco-tedesco Knds e la seconda di 450 milioni da Fincantieri. Per quest’ultima la stampa parla di un aumento di capitale da un miliardo, sostenuto dall’azionista di controllo Cdp. Il gruppo navale guidato da Giuseppe Bono è controllato con il 71% da Cdp Industria (gruppo Cdp).

Un ricapitalizzazione di questa entità si confronta con l’attuale capitalizzazione di mercato di circa 1 miliardo di euro di Fincantieri.

“La dimensione ipotizzata è significativa, pari a una volta l’attuale market cap” ha sottolineato Equita in una nota ripresa da MF. “E superiore a quanto Fincantieri offrirebbe per le due società, 450 milioni, secondo fonti giornalistiche” evidenziando, se confermato, “la volontà di rafforzare anche la struttura finanziaria del gruppo”.

Si smentisce quindi l’ad Giuseppe Bono che aveva escluso un aumento di capitale nel 2021. “Fincantieri non ha bisogno di un aumento di capitale che si renderebbe necessario solo nell’eventualità di un’operazione straordinaria che al momento non è in vista”, aveva dichiarato Bono, a margine dell’assemblea di Confindustria lo scorso settembre.

Eppure già all’epoca circolavano i rumors della trattativa in corso condotta da Fincantieri per gli asset navali della divisione Sistemi di Difesa di Leonardo. L’ex Oto Melara con le attività navali di superficie e con i siluri contribuirebbe infatti il consolidamento del gruppo nel settore militare.

Tutti i dettagli.

AUMENTO DI CAPITALE IN VISTA PER FINCANTIERI?

Secondo i rapporti dei media, per l’acquisizione di Oto Melara, Fincantieri necessiterebbe di una aumento capitale consistente, stimato in 1 miliardo.

L’operazione sarebbe supportata da Cdp, azionista di controllo con il 71%.

GLI AZIONISTI DI FINCANTIERI

Attualmente il capitale sociale di Fincantieri, pari ad euro 862.980.725,70, è detenuto per il 71,32% da Cdp Industria; la parte restante è distribuita presso il mercato indistinto.

Cdp Industria è controllato al 100% da Cassa Depositi e Prestiti, controllata a suo volta dal Mef per l’82,77% del suo capitale sociale.

COSA FARÀ CDP?

Ma cosa farà il Tesoro?

Già alla fine del 2020 si ipotizzava un aumento di capitale 1,5 miliardi di euro per Fincantieri per assorbire l’impatto della crisi Covid.

Tra l’altro nell’estate 2020 il Mef aveva già approvato la garanzia Sace sulle linee di credito da 1,15 miliardi concesse da un pool di banche al gruppo guidato da Giuseppe Bono.

DOPO IL RITORNO DI SACE AL MEF

Nel frattempo, sempre il Mef ha spinto per l’uscita della società per l’assicurazione all’export (Sace) dal perimetro di Cassa depositi e prestiti (Cdp) in direzione Mef.

“Sotto Cdp – ha scritto di recente Startmag – la governance di Sace è andata in cortocircuito per la scissione tra un azionista unico di riferimento e di controllo (Cdp) – che è anche beneficiario dei servizi – e un garante sostanziale (Mef, visto che si è spostato sul bilancio dello Stato il 90% degli impegni di Sace sull’estero vecchi e nuovi), privo però del governo della società. Il caso emblematico del rischio concentrato di Sace è quello di Fincantieri: da sola la società guidata dall’amministratore delegato, Giuseppe Bono, ha impegnato a fine 2020 circa il 34% dell’intero portafoglio Sace (25,7 miliardi di deliberato con 5 miliardi di finanziamenti Cdp)”.

FINE DEL CORTOCIRCUITO PER LA GOVERNANCE (CON IL CASO EMBLEMATICO DI FINCANTIERI)

Caso emblematico di questo cortocircuito nella governance di Sace sotto Cdp è proprio Fincantieri.

Il consigliere di Sace, Federico Merola, nel saggio contenuto in “Lo Stato promotore. Come cambia l’intervento pubblico nell’economia” ha evidenziato: “In pochi anni la quota dell’attività riassicurata dal Mef è passata da percentuali irrilevanti del portafoglio di Sace (quindi dello stock degli impieghi) fino ad arrivare a oltre il 40% del 2019 e puntare dritto al 60% prospettivo”. In una nota al testo, Merola scrive: “Vale la pena segnalare che la crocieristica, messa in grave crisi dalla pandemia da Covid-19, è stata a lungo uno dei settori più attivi e più impattanti sul rischio concentrato trasferito al Mef. Da sola ha impegnato a fine 2020 circa il 34% dell’intero portafoglio Sace (25,7 miliardi di deliberato con 5 miliardi di finanziamenti Cdp)”.

IL COMMENTO DI EQUITA

Secondo Equita Sim, il rafforzamento di capitale su Fincantieri pare essere “lo scenario più probabile. La dimensione ipotizzata è significativa, pari a una volta l’attuale market cap e superiore a quanto Fincantieri offrirebbe per le due società, 450 milioni, secondo fonti giornalistiche”. Evidenziando, se confermato, “la volontà di rafforzare anche la struttura finanziaria del gruppo”. La Sim milanese ritiene che l’incertezza legata all’aumento di capitale “possa continuare a pesare sul titolo anche in considerazione del potenziale overhang (eccesso di offerta, ndr) in caso di conferme sulla dimensione dell’operazione”.

E QUELLO DI BANCA AKROS

Banca Akros ritiene che l’indiscrezione di ieri sia negativa per Fincantieri e non scontata nel valore di mercato, conferma il rating hold e il prezzo obiettivo di 0,8 euro.

COME VANNO I CONTI DEL GRUPPO

Inoltre, Fincantieri è in attivo, ha un carico di lavoro complessivo di 36 miliardi (circa 6,9 volte i ricavi 2020) con ordini acquisiti nel periodo per 2,3 miliardi.

A fine settembre, l’indebitamento del gruppo si attesta a 1,05 miliardi. Un dato non dissimile da quello di fine dicembre e in linea con le attese per il 2021.

LE PAROLE DI BONO

Infine, in primavera il numero uno di Fincantieri non escludeva un aumento di capitale della sua azienda (di cui il mercato vocifera da mesi).

In un’intervista al settimanale Affari e Finanza di Repubblica a marzo Giuseppe Bono aveva sottolineato che l’aumento non serve per le attività correnti: “Abbiamo cassa nella fase di lavorazione delle navi, quando avviene la consegna ci ricopriamo. Dinamiche tipiche di questo business, nessuna tensione finanziaria. Per operazioni a carattere straordinario vedremo”.

A settembre però sempre Bono ha dichiarato che “Fincantieri non ha bisogno di un aumento di capitale che si renderebbe necessario solo nell’eventualità di un’operazione straordinaria che al momento non è in vista”.

Operazione straordinaria che si è palesata con la possibilità per Fincantieri di acquisire gli asset strategici di Leonardo.

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