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Ecco come i dati Bce sbugiardano la “potenza di fuoco” del decreto Liquidità

L'annuncio di Conte e Gualtieri sulla "potenza di fuoco" del decreto Liquidità alla prova dei fatti e dei dati (della Bce). L'approfondimento di Giuseppe Liturri

 

Sono passati solo pochi giorni da quando la Bce ha annunciato, nel proprio bollettino di fine mese, la crescita dei prestiti alle imprese nell’eurozona. Tutte le agenzie hanno battuto trionfanti un incremento del 7,4%, ancora superiore al già robusto tasso di crescita del 6,6% registrato in aprile. Insomma, un segnale confortante circa il ruolo del sistema bancario nel finanziare milioni di imprese rimaste ferme a causa del blocco delle attività.

Forti delle promesse dei decreti “Cura Italia” di marzo e “Liquidità” di aprile, siamo andati subito a scrutare il dettaglio Paese per Paese, abbastanza fiduciosi di trovare l’Italia nel gruppo di testa dei Paesi con il più alto tasso di crescita dei prestiti. In fondo la “potenza di fuoco che io non ricordo altre volte” dei 400 miliardi schierata a reti unificate la sera del 6 aprile dal Presidente Giuseppe Conte, doveva pur leggersi prima o poi nelle statistiche?

Mai delusione fu più cocente. Le statistiche dell’eurozona si avvicinano sempre più alla definizione del poeta romano Trilussa: è vero che in media ci tocca un pollo all’anno, ma noi restiamo a digiuno e qualcun altro ne mangia due. Tra i 19 Paesi aderenti, siamo regolarmente quelli sotto la media e, soprattutto se confrontiamo i dati a livello internazionale, in particolare con Francia, Germania e Spagna, le altre tre maggiori economie dell’eurozona, il raffronto è impietoso. Tanto che Conte, stizzito, giovedì dopo aver parlato con alcuni ristoratori è sbottato contro le banche: “Faccio appello ai direttori delle agenzie, è possibile che con una garanzia dello Stato poco inferiore al 100% non riescano ad erogare un prestito? Questi signori torneranno nelle vostre agenzie, esaminate le loro pratiche. Io tornerò per capire che succede”. Parole non casuali a conferma che qualcosa non ha funzionato nei progetti del Governo.

La crescita dei prestiti in Italia si attesta al 2,2% di maggio contro il 2,1% di aprile. In Germania la crescita è pari al 6,9%, quasi stazionaria rispetto al 7% di aprile. In Francia, a maggio registrano un +11,4%, contro un +9,2% di aprile. Perfino la Spagna, tuttora sotto programma di aggiustamento del sistema bancario per via del prestito ottenuto dal Mes qualche anno fa, sfoggia un sontuoso +9,5%, contro un già robusto +6,6% di aprile. Un divario enorme. Tradotto in cifre assolute, significa decine di miliardi in meno di prestiti.

Infatti, Germania, Spagna, Francia aumentano lo stock dei prestiti rispetto a fine febbraio, rispettivamente di 45 (+4%), 48 (+9,8%) e 91 (+8%) miliardi. L’Italia è fanalino di coda con soli 23 miliardi (+3%). Un numero che si commenta da solo e solo in apparente difformità con quelli snocciolati con enfasi ogni mercoledì nel comunicato congiunto di Mef, Mise, Banca d’Italia, Abi, Mcc e Sace/Simest.

Numeri mirabolanti che però vanno letti con attenzione, per capire come mai la realtà offra un quadro diverso.

La differenza sta tutta nella coniugazione di alcuni verbi. Se la Banca d’Italia parla di richieste di finanziamento “pervenute” alle banche per l’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI (946mila per un importo di finanziamenti di oltre 63 miliardi), significa che l’istruttoria, l’invio al Fondo per la concessione della garanzia e l’erogazione all’impresa affidata non sono necessariamente avvenute. Anzi, l’erogato si ferma all’80% delle domande relative ai prestiti garantiti al 100% che, pur essendo ben 659mila, rappresentano un importo finanziato di soli 13 miliardi. Ma il dato ancora più significativo è quello delle domande pervenute al Fondo di Garanzia presso il Mcc ad opera delle banche, in altre parole cosa esce dall’imbuto delle banche diretto verso il Fondo per la concessione della garanzia. Apprendiamo che delle 742mila domande (per finanziamenti pari a circa 43 miliardi) giunte al Fondo sono state accolte circa 733mila. Ma quanto è effettivamente erogato? È dato sapere solo che 13 miliardi con garanzia al 100% possono essere erogati dalle banche senza attendere l’esito dell’istruttoria da parte del Mcc. E gli altri 30? Viaggiano ancora raminghi tra il Fondo di Garanzia e le banche che erogheranno quei prestiti solo quando sarà stata controllata anche l’ultima virgola di tutti i passaggi burocratici. Ecco come domande per ben 63 miliardi, a causa del necessario e duplice passaggio da banche e Fondo di Garanzia, si riducono ad un erogato molto più basso, sintetizzato dai 23 miliardi che abbiamo letto nelle statistiche Bce.

L’incremento dello stock di prestiti risulta ancora più modesto se solo si pensi che incorpora anche l’effetto dei mancati rimborsi dei prestiti prorogati grazie alla moratoria. Si tratta di circa 2,6 milioni di domande relative a prestiti per 281 miliardi, di il 90% circa è stato accolto. Aver ritardato questi rimborsi è di fatto un finanziamento, sia pure relativo alle sole rate dilazionate, che avrebbe dovuto far salire lo stock complessivo dei prestiti. Ma purtroppo tutto ciò che si vede sono solo 23 miliardi di incremento in 3 mesi, anche se non mancano i segnali di una marcata accelerazione delle erogazioni nel mese di giugno.

D’altronde le perplessità c’erano tutte già in partenza. Le banche sono state chiamate in poche settimane a lavorare quasi un milione di pratiche di fido, dopo anni in cui la parola d’ordine proveniente da Francoforte era stata una sola: ridurre i rischi. L’impatto sulle organizzazioni non poteva che essere devastante, ulteriormente amplificato dagli effetti del rallentamento dell’attività a causa del Covid 19. “Non è facile istruire un fido seduto al tavolo in cucina”, così si sfogò un bancario durante il lockdown, “soprattutto quando, se il Fondo trovasse una virgola fuori posto, la banca si vedrebbe negata l’escussione della garanzia e si ritroverebbe direttamente esposta verso il cliente insolvente. Quindi massima cautela”.

C’è da chiedersi come sia stato possibile che al governo abbiano ritenuto di affidarsi ad un sistema così farraginoso per fornire il sostegno più urgente, la liquidità necessaria per sopravvivere, che altri Paesi (come gli USA) hanno erogato molto più speditamente.

Da ultimo, a testimoniare che la macchina del credito stenta a esprimere la necessaria potenza, arrivano i dati Bce relativi ai finanziamenti erogati, per 564 miliardi netti, alle banche lo scorso 24 giugno al tasso negativo del 1%. Tutti si aspetterebbero che tali somme siano state prontamente prestate alle imprese ed alle famiglie. Al 26 giugno, tali somme erano ancora depositate in Bce per ben 545 miliardi. Certamente due soli giorni sono pochi per valutare la rapidità della trasmissione alle imprese dello stimolo lanciato da Bce, per cui sarà necessario attendere le prossime rilevazioni settimanali per saperne di più.

D’altra parte, così è facile fare il banchiere: ti prestano denaro pagandoti l’1% e puoi depositarlo in Bce pagando lo 0,5% o (fino ad una certa soglia) lo 0%. Cosa potrebbe mai andare storto?

 

(Versione integrata e aggiornata dell’articolo pubblicato dal quotidiano La Verità il 4 luglio)

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