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Bce

Corte tedesca: la Germania piccona la Bce per rottamare l’euro?

Portata, effetti e scenari della sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla Bce. L'analisi di Musso

La sentenza. Karlsruhe non ha cambiato idea. Ha ribadito quanto alla propria ordinanza del 2017, respingendo la sentenza nel frattempo ottenuta dalla Corte Europea di Giustizia. Ha, quindi, dichiarato il Quantitative Easing di Bce “ultra vires”, al di là dei poteri. Altrimenti detto, tirannico.

Su che base? Vediamolo punto per punto.

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I. Karlsruhe accusa la Corte Europea di Giustizia di aver reso un parere due volte “arbitrario”.

Anzitutto, in quanto: “manifestamente manca di prendere in considerazione l’importanza e la portata del principio di proporzionalità… ignora completamente i reali effetti di politica economica del programma”, cioè si limita alla valutazione del rispetto formale di detto principio; così facendo, impedisce ad esso di “svolgere la sua funzione correttiva ai fini della salvaguardia delle competenze degli Stati membri”.

In secondo luogo, in quanto ciò “contraddice l’approccio metodologico adottato dalla Corte Europea di Giustizia in praticamente tutti gli altri settori del diritto dell’Ue”; ma, dal momento che solo “fintanto che la Corte Europea di Giustizia applica principi metodologici riconosciuti e la decisione che prende non è arbitraria da una prospettiva oggettiva, la Corte costituzionale federale deve rispettare la decisione della Corte Europea di Giustizia anche quando adotta un punto di vista sul quale si potrebbero formulare argomentazioni pesanti”… allora il parere reso dalla Corte Europea di Giustizia è due volte “arbitrario”.

La Corte Europea ha, dunque, due volte mancato al proprio dovere. Ad essa deve sopperire per supplenza la corte nazionale, altrimenti “se gli Stati membri dovessero astenersi completamente dal condurre qualsiasi tipo di scrutinio ‘ultra vires’, concederebbero agli organi dell’Ue un’autorità esclusiva sui trattati, anche nei casi in cui l’Ue adottasse un’interpretazione giuridica che equivalga essenzialmente a una modifica del trattato o a un’espansione delle sue competenze”.

E Karslruhe qui fa intervenire la Costituzione (Legge Fondamentale) tedesca. Il fallimento della Corte Europea, “consente alla Bce di espandere gradualmente il proprio ambito autonomo di potere; quanto meno, esonera in gran parte o completamente l’azione di Bce dal controllo giurisdizionale. Tuttavia, per salvaguardare il principio della democrazia e difendere le basi giuridiche dell’Unione europea, è indispensabile rispettare la divisione delle competenze”. La divisione delle competenze, cioè il Trattato, ma come inteso sin qui da Karlsruhe. In altri termini, la Costituzione tedesca è compatibile con gli autonomi poteri assegnati a Bce dal Trattato… ma solo dal Trattato come inteso sin qui da Karlruhe… oltre i poteri di Bce divengono ‘ultra vires’, tirannia.

La verifica della aderenza del Trattato (come letto dalla Corte Europea) alla Costituzione tedesca, è l’oggetto della sentenza.

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II. Nel merito. Gli acquisti di titoli di stato da parte di Bce nell’ambito del QE sono ‘ultra vires’, tirannici, in quanto “dal momento che mancano di sufficiente proporzionalità, equivalgono a un superamento delle competenze della Bce”.

Proporzionalità fra cosa? Proporzionalità fra gli “obiettivi di politica monetaria” e gli “effetti di politica economica”. Bce persegue incondizionatamente gli “obiettivi di politica monetaria – raggiungere un tasso di inflazione inferiore a ma vicino al 2 per cento”… ma ignora gli “effetti di politica economica”, che sarebbero: “migliora le condizioni di rifinanziamento degli Stati membri… migliora significativamente la situazione economica delle banche… notevoli perdite per i risparmi privati… consente alle imprese economicamente non redditizie di rimanere sul mercato”.

Cioè, per intero gli effetti normali della politica monetaria, divengono “effetti di politica economica” e vengono sottratti alla autorità di Bce. Detto altrimenti, se la politica monetaria ha effetti su Stati-banche-risparmiatori-imprese, ebbene non è politica monetaria, bensì politica economica e non è affare di Bce. Also sprach Karlsruhe.

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III. La Corte dedica un breve passaggio ad esonerare il governo ed il parlamento tedeschi da ogni responsabilità per la avvenuta instaurazione della tirannia.

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IV. e V. Dichiara di considerare necessari ed insuperabili, i seguenti criteri: • il volume degli acquisti è limitato sin dall’inizio, • i dettagli degli acquisti non sono pubblicati, • gli acquisti non superano il limite di 1/3 di ciascuna emissione, • la ripartizione degli acquisti è strettamente proporzionale al peso di ciascun Paese nel capitale di Bce • il Sistema Europeo di Banche Centrali acquista unicamente titoli di Stato degli Stati membri che hanno un rating minimo che consenta loro l’accesso al mercato obbligazionario, • solo in casi eccezionali le obbligazioni acquistate sono detenute fino alla scadenza, • non vi è alcuna ripartizione all’interno dell’Eurosistema delle perdite sugli acquisti.

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VI. Ordina al governo ed al parlamento tedeschi di “agire attivamente contro il QE nella sua forma attuale”. Ossia, di “adottare attivamente misure volte a garantire il rispetto dei limiti, adoperarsi per la risoluzione di atti illegali e – finché questi atti continueranno ad avere effetto – intraprendere azioni adeguate a limitarne l’impatto sulla Germania”.

Aggiungendo che ciò si applica pure al QE in corso, quello iniziato da Draghi lo scorso novembre.

In difetto, “gli organi costituzionali, le autorità amministrative e i tribunali tedeschi non possono partecipare né allo sviluppo né all’attuazione, esecuzione o messa in atto di atti ‘ultra vires’”, tirannici. Conseguentemente, l’alternativa è secca, entro il termine “di non più di tre mesi” (quindi entro e non oltre il 5 agosto 2020): o Bce “adotta una nuova decisione che dimostri in modo comprensibile e comprovato che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti … non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica economica e fiscale risultanti dal programma”, cioè Bce si sottomette a Karlsruhe e ne diviene vassallo; oppure “Bundesbank non può più partecipare all’attuazione e all’esecuzione delle decisioni della BCE in questione” e “deve garantire che le obbligazioni già acquistate e detenute nel suo portafoglio siano vendute”.

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Un breve commento. Si tratta, con tutta evidenza, di una ribellione tedesca: la Germania si ribella alla Unione europea e, accessoriamente, a Bce.

Primo. La Corte riafferma il primato della Costituzione tedesca sui Trattati. In proposito, consigliamo caldamente la lettura del presidente Barra Caracciolo.

Secondo. La Corte ha denunciato il Trattato europeo, in una parte sua sostanziale. Da oggi il Trattato europeo non esiste più. Esiste solo la Legge Fondamentale tedesca.

Terzo. La Corte pretende una definizione di politica monetaria apparentemente analfabeta, giacché è a ciascun noto che la politica monetaria non può, ma deve avere effetti su Stati-banche-risparmiatori-imprese. Ma, a guardar bene, la limitazione si applica unicamente alla fase espansiva, non a quella recessiva. Dunque, secondo Karlsruhe, la politica di una banca centrale è “monetaria” solo quando recessiva; quando è espansiva invece no, diventa politica “economica”, è ‘ultra vires’, è tirannia. Ne segue logicamente che la politica monetaria espansiva non può che essere soggetta al preventivo voto favorevole del Bundestag. Come avevamo scritto su Atlantico: dal “whatever it takes” di Draghi al “whatever the Bundestag agrees”, qualsivoglia cosa gradisca il Bundestag.

Quarto. Quindi e conseguentemente, la Corte ha dichiarato incostituzionale l’indipendenza della banca centrale: della Bce, certo, ma pure della Bundesbank.

Quinto. La sentenza è a valere sul primo QE di Draghi (dunque sui reinvestimenti), ma pure sul secondo QE di Draghi (quello ancora in corso). E praticamente pure sul PEPP, giacché esso va rinnovato l’autunno che viene. Sono aboliti il “reinvestimento” di Draghi, lo “illimitato” di Draghi, la “flessibilità” della Lagarde, è reimposto il divieto all’acquisto di titoli di Stato junk. In altri termini, la Germania ribelle pretende, non un accomodamento, bensì la piena sottomissione della Bce e del resto d’Europa. La Germania ribelle pretende di sedere sola in trono.

Sesto. Qualsivoglia nuova modifica formale del Trattato non potrebbe che essere aderente alla sentenza in parola. Dunque restrittiva, rispetto al Trattato esistente. In altre parole, con la Germania dentro, l’Euro sopravviverà senza QE o non sopravviverà. Quindi, con la Germania dentro, non sopravviverà.

Settimo. Palla a Parigi. Che deve scegliere, se sottomettersi a Berlino divenendone pure formalmente un vassallo, ovvero se accettare un limes monetario fra sé e la Germania (entrambe plausibilmente coi relativi satelliti, Italia inclusa): pur entrambe sempre nell’Euro ma senza libera circolazione dei capitali da una all’altra delle due nuove zone monetarie. Tertium non datur.

(Articolo pubblicato su Atlantico Quotidiano, qui la versione integrale)

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