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Cina

Ecco parole e critiche della banca centrale cinese (anche su Bce e Fed)

La Banca centrale cinese inietta nuova liquidità nel sistema nazionale attraverso operazioni di mercato aperto. E critica la Bce e la Fed per il quantitative easing. Tutti i dettagli

La Banca popolare cinese, la banca centrale della Cina, ha proceduto oggi con un’iniezione di liquidità nel sistema finanziario nazionale da 100 miliardi di yuan (circa 15,5 miliardi di dollari) attraverso degli accordi di riacquisto passivo da quattordici giorni: il valore netto dell’operazione è di 40 miliardi di yuan.

LE MOTIVAZIONI

Si tratta della nona immissione di liquidità da parte della banca, che può essere spiegata in due modi. Da una parte, nota Bloomberg, la mossa potrebbe essere stata pensata per rassicurare i mercati preoccupati per le conseguenze del caso Evergrande, il grande gruppo di sviluppo immobiliare cinese dal debito di 305 miliardi di dollari e a rischio default.

Dall’altra parte, però, la banca centrale potrebbe volersi assicurare che ci sia sufficiente liquidità in vista della “Settimana d’oro”, il periodo di festa iniziale che inizia il 1° ottobre.

Dal 17 settembre l’istituto ha aggiunto nel sistema un totale netto di 750 miliardi di yuan attraverso operazioni di mercato aperto.

I SOSPETTI

Circola inoltre, tra gli analisti, l’idea che la Banca popolare cinese possa procedere con un nuovo taglio del coefficiente di riserva obbligatoria per sostenere l’economia e mantenere una liquidità ampia nel sistema.

COME VA L’ECONOMIA CINESE

I dati, intanto, sembrano indicare un rallentamento dell’economia cinese, la seconda più grande al mondo. Oltre al caso Evergrande, c’è la crisi energetica – dovuta principalmente a una carenza di carbone -, che sta causando interruzioni alle attività industriali e razionamenti dell’elettricità ai cittadini, soprattutto a quelli che vivono nella parte nordorientale del paese.

Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita del PIL della Cina, passate dal +8,2 al +7,8 per cento.

LE CRITICHE AL QUANTITATIVE EASING

Martedì scorso il governatore della Banca popolare cinese, Yi Gang, ha dichiarato che il quantitative easing (ovvero la pratica di acquisto di titoli di stato e obbligazioni varie da parte delle banche centrali, che serve a stimolare l’economia immettendovi denaro) può rivelarsi dannoso nel lungo termine, e ha invitato tutti gli istituti bancari centrali a mantenere una politica monetaria “normale” per più tempo possibile.

Hanno fatto ricorso al quantitative easing sia la Banca centrale europea che la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. Lo hanno fatto per sostenere le economie in questa fase di crisi, attraverso un aumento di liquidità alle banche che possono così erogare prestiti ai clienti; ma così facendo hanno fatto crescere i rischi le speculazioni finanziarie (ad esempio sulle proprietà immobiliari e le materie prime).

Secondo Yi, però, le banche centrali dovrebbero evitare gli acquisti di asset, altrimenti nel lungo termine “danneggeranno le funzioni di mercato, monetizzerano i deficit fiscali, danneggeranno la reputazione delle banche centrali, offuscheranno il confine della politica monetaria e creeranno un rischio morale”.

COSA FA LA BANCA CENTRALE CINESE

Il governatore ha detto che la Cina “prolungherà il più possibile il tempo di implementazione della politica monetaria normale e non c’è bisogno di acquisti di asset”. Pensa che i tassi di interesse debbano essere leggermente inferiori rispetto ai livelli della crescita economica, ma non troppo bassi: altrimenti – afferma – si faranno insostenibili perché porteranno a un eccesso di investimenti, inflazione alta e “bolle” sui mercati.

Yi ha anche detto che il tasso di interesse cinese è ad un livello medio, se paragonato sia alle economie sviluppate che a quelle in via di sviluppo.

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