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Vivendi - Mediaset

Vivendi sbarca in Italia. E punta su Mediaset e Diritti Calcio

Creare una Netflix Europea. È con questo obiettivo che la francese Vivendi sbarca in Italia con un’azienda tutta nuova: Vivendi Italia, una Spa che punta alla conquista dei Diritti di Calcio e di Mediaset.     Una nuova mossa per rafforza ancor di più la presenza dell’azienda d’Oltralpe nel Bel Paese. Presenza che viene già…

Creare una Netflix Europea. È con questo obiettivo che la francese Vivendi sbarca in Italia con un’azienda tutta nuova: Vivendi Italia, una Spa che punta alla conquista dei Diritti di Calcio e di Mediaset.

 

 

Una nuova mossa per rafforza ancor di più la presenza dell’azienda d’Oltralpe nel Bel Paese. Presenza che viene già affermata con il controllo de Facto di Tim, azienda di cui la francese è la principale azionista. Ma andiamo per gradi.

Tutti gli interessi in Italia di Vincent Bollorè, Presidente di Vivendi

A Vincent Bollorè l’Italia piace. E non poco. L’imprenditore francese ha iniziato a far affari in Italia nel 2002, diventando socio di Mediobanca (è secondo azionista detenendo l’8% del capitale). In Generali ha ricoperto la carica di vicepresidente fino al 2013, ma è Telecom a rappresentare il suo primo (vero) colpo grosso. Attraverso Vivendi, azienda di cui ricopre la carica di Presidente, detiene il 23,9% del capitale, una quota che ne fa il primo azionista della compagnia telefonica.

Ma la campagna italiana di Bollorè non finisce qui. Dopo esser saltato l’accordo con Mediaset, la francese ha iniziato a rastrellare le azioni dell’azienda media italiana, Il primo giorno si è assicurato il 3,01% del Capitale dell’azienda del Biscione e in poche ore ha raggiunto il 28,8% del capitale ad un passo dal 30%, soglia massima oltre la quale è necessario lanciare una offerta su tutto il capitale.

Un’azienda tutta Italiana

vivendi

Le mire francesi non si fermano alla partecipazione in società italiane. Vivendi ha deciso di sbarcare a Milano. È qui che avrà sede la nuova Spa Vivendi Italia. Con la nuova società, la francese, proverà a dar forma al sogno della Netflix Europea voluta e desiderata da Vincent Bollorè.

“Operiamo in un’industria locale che sta diventando sempre più globale. E per competere con i colossi Usa, e in prospettiva con quelli cinesi, bisogna poter contare sulle economie di scala , creando un network, che permetta di rendere economicamente efficienti gli investimenti in contenuti”, ha spiegato il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine.

La nuova società nascerà entro fine mese, ma già tra qualche giorno potremo vedere gli effetti del suo arrivo in Italia. L’azienda investirà in contenuti di intrattenimento: sport, eventi, film, brevi serie tv, anche attraverso partnership.

Non solo. Punta anche sul Cinema e a stringere accordi con patner importanti, come la Mostra del cinema di Venezia e Cinecittà. Obiettivo della francese è “rilanciare il cinema italiano, far diventare l’Italia un polo d’attrazione per giovani talenti”.

Alla conquista dei diritti di calcio. E di Mediaset

Dicevamo che solo tra qualche giorno potremo vedere gli effetti del suo arrivo. La nuova società, infatti, sembra essere interessata a scendere in campo per accaparrarsi i diritti del calcio. Al momento, Vivendi starebbe studiando la situazione.

Due le cose da valutare: i tempi, davvero stretti, per la presentazione di una proposta (per i diritti della Serie , la scadenza per la presentazione delle offerte è fissata alle ore 10.00 di sabato 10 giugno); e il prezzo dell’aggiudicazione.

Vivendi sarebbe disposta a partecipare all’asta, ma con dei limiti economici. In Francia, per esempio, l’asta per accaparrarsi i diritti della Champions League ha visto vincere Altice, che ha messo sul piatto 350 milioni l’anno. Si tratta di una cifra davvero alta, che a parere di Vivendi non consente margini di guadagno.

L’asta italiana per i diritti della Serie A, invece, parte da altre basi, con il pacchetto multimediale da 400 milioni e gli altri pacchetti, per piattaforma, da 100-200 milioni.

Un nuovo corteggiamento per Mediaset?

Mediaset-VivendiAccaparrarsi i diritti per la trasmissione delle partite di serie A potrebbe avere non solo un risvolto economico per Vivendi, ma anche relazionale. Potrebbe esser questa la scusa per sedersi nuovamente intorno ad un tavolo con Mediaset, con cui è in guerra dopo il mancato rispetto degli accordi su Premium, e ritrovare il dialogo.

“Mi piacerebbe molto tornare a discutere con loro, ma per il momento non ci sono incontri in agenda. Io comunque resto ottimista sulla possibilità di trovare un accordo”, ha affermato il ceo di Vivendi.

Vivendi al controllo di Telecom

La società guidata dall’imprenditore bretone Vincente Bollorè aveva sottoposto all’Ue la volontà di poter prendere il pieno controllo di Telecom. La Commissione avrebbe dovuto dare un suo parere in merito alla questione già il 12 maggio scorso, ma l’Europa ha poi rinviato la sentenza. Da valutare erano le conseguenze per la concorrenza.

Il via libera al controllo de facto di Vivendi su Telecom è arrivato il 30 maggio, ma ad alcune condizioni: la decisione è subordinata alla cessione delle quote detenute da Telecom Italia in Persidera. Persidera è una joint venture tra Telecom Italia Media Broadcasting (gruppo Telecom, 70% intestato alla capogruppo TI spa) e Rete A (gruppo L’Espresso, 30%). La società è un operatore di rete con cinque multiplex digitali (precedentemente in mano a La7), con sede a Roma.

Vivendi: tra Telecom e Mediaset

La posizione di Vivendi, che avrebbe potuto portare ad una possibile alleanza strutturale tra Mediaset e Telecom Italia, sotto la regia dei francesi, potrebbe rappresentare un pericolo per la concorrenza. Con conseguenze serie per le Tlc, le emittenti televisive e i consumatori.

Telecom, o un “operatore in posizione dominante”, come scrive il Garante della concorrenza, potrebbe puntare sui numerosi clienti per “per restringere la concorrenza anche nei nuovi mercati dell’audiovisivo via Internet”. Non solo: Telecom potrebbe “escludere dal mercato anche gli altri operatori di tlc”, grazie a prezzi molto bassi e grazie a contenuti televisivi in esclusiva, come le partite di Champions League.

Interpellata proprio da Mediaset su questa posizione dominante, Agcom ha deciso: entro 12 mesi il gruppo francese dovrà diminuire le quote e ridurre la sua partecipazione in Telecom Italia oppure in Mediaset. Non solo: “allo scopo di consentire all’Autorità di svolgere un’adeguata attività di monitoraggio”, entro 60 giorni Vivendi dovrà presentare il piano che gli consentirà di uscire dalla posizione dominante. Si tratta della prima decisione dell’Agcom su questa parte della `legge Gasparri´, in particolare sui tetti di controllo nel settore media e telecomunicazioni.

TelecomScendendo i particolari, l’Autorità italiana, alla luce degli elementi acquisiti nel corso dell’istruttoria, ha stabilito che l’attuale posizione di Vivendi non risulta conforme alle prescrizioni di cui al comma 11 dell’articolo 43 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in ragione delle partecipazioni azionarie nelle due diverse società italiane. La decisione si fonda sul Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar) in cui si sostiene che le imprese di comunicazioni che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40% non possono acquisire ricavi superiori al 10% del cosiddetto `Sistema integrato delle comunicazioni´ di tv, radio ed editoria. Secondo gli ultimi dati, Mediaset avrebbe ricavi di circa il 13% del Sistema integrato delle comunicazioni.

Nel caso “di inottemperanza all’ordine è applicabile la sanzione amministrativa” prevista dalla legge 249 del 1997, il gruppo francese rischia una sanzione del valore tra il 2% e il 5% del suo fatturato.

L’incontro con Agcom

Già nei prossimi giorni, infatti, i vertici di Vivendi incontreranno l’Agcom per delineare la strategia attraverso cui la francese dovrà ottemperare alle prescrizioni dell’Authority delle Comunicazioni. Se è vero che l’azienda d’Oltralpe è pronta a sterilizzare i diritti di voto eccedenti in Mediaset, è vero anche che non intende accettare la decisione così.

“Telecom è un pilastro fondamentale della nostra strategia. Crediamo che la convergenza tra contenuti e distribuzione sia destinata a cambiare radicalmente il nostro business”, ha detto Arnaud de Puyfontaine. “Ricorreremo al Tar e alla Ue. Il mondo del resto va in in un’altra direzione: basta ricordare l’operazione AT&T-Time Warner”, ha detto de Puyfontaine.

Bollorè non intende chiudere alcun fronte: “La legge Gasparri dice che non abbiamo diritto ad avere il controllo delle due società. Ma noi di Vivendi non abbiamo il controllo di Mediaset, che è controllata dalla famiglia Berlusconi. Noi comunque certamente ottempereremo a quello che ci è chiesto e faremo il necessario”, ha detto in assemblea Vincent Bollorè.

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