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Uber

Uber si rafforza con SoftBank. E pensa ad Ipo nel 2019

Uber avrebbe accettato l’offerta (e le numerose richieste) di Softbank: affare da 10 miliardi di dollari    Grandi novità in vista per Uber Technologies, la piattaforma tecnologica di ridesharing, nata in California e che negli anni ha conquistato (o almeno ci ha provato) anche Europa e Asia. L’azienda di San Francisco ha accettato un’offerta da parte…

Uber avrebbe accettato l’offerta (e le numerose richieste) di Softbank: affare da 10 miliardi di dollari 

 

Grandi novità in vista per Uber Technologies, la piattaforma tecnologica di ridesharing, nata in California e che negli anni ha conquistato (o almeno ci ha provato) anche Europa e Asia. L’azienda di San Francisco ha accettato un’offerta da parte del gruppo delle telecomunicazioni giapponese Softbank, che intende rilevare un’importante quota della società.

L’intesa

softbankSi tratta di una maxi operazione da ben 10 miliardi di euro: come spiega Bloomberg, infatti, un’iniezione di capitale da 1 miliardo da parte di un consorzio di investitori capitanato dai giapponesi di Softbank, di cui fanno parte anche Dragoneer investment group e General Atlantic, cui farà seguito un’offerta d’acquisto da altri 9 miliardi di dollari agli attuali azionisti di Uber per raggiungere il controllo del 14% della società ( si basa su una valutazione di 70 miliardi di Uber). I numeri lo preannunciano come uno degli accordi più grandi nella storia mondiale delle startup.

Ma attenzione. I giochi non sono ancora fatti e l’accordo potrebbe fallire nel caso in cui la società di San Francisco si trovasse un numero sufficiente di investitori disposti a vendere le proprie quote. L’offerta d Uber durerà circa un mese.
“Pensiamo che questo accordo sia un grande voto di fiducia sul potenziale a lungo termine di Uber”, averbbe commentato la società giapponese in una nota.

Lunghe trattative. E importanti richieste

Kle trattative tra giapponesi e americani sono durante davvero tanto. Talmente tanto che si pensava che l’affare potesse sfumare e SoftBank arrendersi, ma d’altronde le richieste asiateche non erano proprio così semplici.

L’investimento, infatti, è subordinato alla pace all’interno della compagnia si San Francisco. Nell’accordo, infatti, SoftBank chiede che la società di venture capital Benchmark (azionista al 13% di Uber) sospenda la sua azione legale contro il cofondatore di Uber Travis Kalanick, accusato di frode.

Le altre richieste giapponesi, come raccontano i media americani, riguardano proprio il vecchio Ceo Kalanick (oggi sostituito da Dara Khosrowshahi), cui sono stati ridimensionati i poteri. Softbank, per esempio, ha chiesto l’equiparazione del potere di voto fra i detentori di diverse classi di azioni e l’incremento a 17 del totale di membri del board.

Uber punta all’Asia

Grazie all’investimento di SoftBank, Uber potrebbe avere accesso più facile nei mercati asiatici, che tanto interessano alla società di San Francisco. Uber potrebbe sfondare sui mercati di India e nel Sud-est asiatico.

E all’Ipo

UberMa proprio grazie all’iniezione che arriva da Softbank, Uber potrebbe anche puntare ad Ipo nel 2019, come scrive il New York Times. Per non perdere clienti e piloti, preoccupati per la reputazione di Uber, l’azienda ha introdotto nuove misure e servizi, tra cui consentire agli utenti di aggiungere suggerimenti sulle tariffe.

Non solo. Uber ha inoltre aumentato i suoi sforzi, in particolare sul mercato della Gran Bretagna, per fornire ai conducenti benefici come l’accesso alle assicurazioni e alle pensioni.

Il problema Londra

Ma proprio da Londra arrivano dei guai importanti per l’azienda, accusata di nascondersi dietro la tecnologia per eludere le regole. Il tribunale britannico, come racconta il New York Times, infatti, non accetta che i “drivers” sia lavoratori autonomi e non dipendenti.

Per Londra, infatti, l’azienda deve assumere i piloti, assicurando salario minimo, ferie e contributi. Come farebbe una società tradizionale.

“Ci si può nascondere dietro la tecnologia, ma le leggi ci sono e devono essere rispettate” ha dichiarato Yaseen Aslam, 36 anni, uno dei 19 autisti che hanno accusato la società di San Francisco di non garantire i privilegi di lavori dipendenti ai piloti.

“L’impatto di questa sentenza potrebbe influenzare migliaia di conducenti e non solo piloti ma milioni di lavoratori in tutto il Regno Unito”, ha dichiarato Yaseen Aslam. La sentenza apre nuovi ed importanti scenari nel settore della Gig Economy: i rider che siano di Uber, di Moovend, di Foodora non sono lavoratori autonomi.

La sentenza “significa solo che non possiamo essere sfruttati”, ha aggiunto Yaseen Aslam.

Il capo dell’agenzia britannica Uber, Tom Elvidge, ha dichiarato che la società impugnerà la decisione, sia presso la Corte d’appello, sia presso la Corte Suprema britannica.

La questione occupazione, però, qui è solo una delle molteplici sfide che Uber deve affronta. Anche se la società si è espansa a un ritmo incalzante, deve combattere contro i taxi neri e contro le autorità londinesi che hanno ritenuto Uber non ideneo ad operare in città. L’autorità di regolazione dei trasporti della capitale britannica (TFL), ha ritirato la licenza a partire dal prossimo 30 settembre, giudicando il servizio di trasporto automobilistico privato sarebbe “inadatto e inadeguato”.

“L’approccio e il comportamento di Uber evidenziano una mancanza di responsabilità aziendale in merito a una serie di questioni collegate alla sicurezza pubblica”, sostiene l’autorità dei trasporti. Ci sarebbero dei “reati” e l’uso di Greyball, il softwar utilizzato da Uber per eludere i controlli, tra le cose contestate.

Le auto possono ancora circolare e “offrire” passaggi fino alla sentenza definitiva.

Uber scommette su Dara Khosrowshahi

Uber, intanto, rivoluzione il suo management. La casa di ha scelto il successore di Kalanick. E’ Dara Khosrowshahi, un uomo d’affari di origini iraniane (nato a Teheran). Ha conseguito una laurea in ingegneria elettrica presso la Brown University nel 1991 e ha avuto una brillante carriera, fino a diventare,nell’agosto 2005, il ceo di Expedia, società di viaggi. Grazie al suo lavoro, Expedia ha esteso la sua presenza in oltre 60 paesi in tutto il mondo.

Nel 2015 ha firmato un nuovo contratto con la società di viaggi: 90 milioni di dollari l’anno e permanenza fino al 2020. Ma, il 27 agosto 2017, il consiglio di amministrazione di Uber lo ha scelto come nuovo amministratore delegato della società di San Francisco.

Prima di entrare in Expedia, Khosrowshahi è stato Ceo di IAC Travel, ha lavorato presso Allen & Company dal 1991 al 1998, rivestendo anche il ruolo

 di vice presidente dal 1995 al 1998. E’ anche un manager di BET.com, Hotels.com e molte altre società, è nel consiglio di amministrazione della New York Times Company.

Nel giugno 2013 Ernst & Young ha eletto Dara Khosrowshahi vincitore del premio dell’imprenditore dell’anno per l’area del Pacifico nord-occidentale.

Il ruolo principale di Dara Khosrowshahi sarà quello di rendere profittevole Uber.

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