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Trump Silicon Valley

Ecco i prodotti Usa che saranno azzoppati dai contro dazi Ue

Tra i prodotti agroalimentari Usa che saranno colpiti dai dazi europei secondo l’ipotesi di lavoro della Commissione Europea – per rispondere ai dazi decisi dalla Casa Bianca – ci sono il bourbon whiskey, i mirtilli, il burro d’arachidi, tabacco, sigari, granoturco dolce e riso soffiato. E’ quello che emerge dalle prime previsioni effettuate dagli esperti…

Tra i prodotti agroalimentari Usa che saranno colpiti dai dazi europei secondo l’ipotesi di lavoro della Commissione Europea – per rispondere ai dazi decisi dalla Casa Bianca – ci sono il bourbon whiskey, i mirtilli, il burro d’arachidi, tabacco, sigari, granoturco dolce e riso soffiato. E’ quello che emerge dalle prime previsioni effettuate dagli esperti del comparto. Ecco numeri, dettagli e scenari.

LO STUDIO COLDIRETTI

La ritorsione dell’Unione Europea colpisce con l’aumento dei dazi 328 milioni di euro di importazioni statunitensi annuali in Italia che riguardano principalmente manufatti in ferro, acciaio e ghisa per 235,3 milioni, barche a vela e a motore da diporto per 31,6 milioni e l’agroalimentare per 29,6 milioni. E’ quanto emerge dal primo studio elaborato da Coldiretti/Ixé sull’impatto per l’Italia delle contromisure ipotizzate dalla Commissione Europea da varare in consultazione con gli Stati membri, dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump dell’applicazione di dazi su importazioni di acciaio ed alluminio.

LA CONTROOFFENSIVA UE

La richiesta di escludere l’Unione Europea dalla lista dei Paesi colpiti dai dazi su acciaio e alluminio è accompagnata infatti – spiega la Coldiretti – dalla minaccia di ricorso al Wto con il varo di misure di riequilibrio che colpiscono alcuni prodotti importati dagli Usa, che dovranno essere attivate entro un massimo di 90 giorni dall’entrata in vigore dei dazi americani. Nella black lista varata dall’Unione Europea sulla quale applicare dazi ci sono anche – continua la Coldiretti – abiti (t-shirt, pantaloni, biancheria, scarpe) che l’Italia importa dagli Usa per 18,6 milioni di euro nel 2017, cosmetici (rossetti, ciprie, manicure) per 10,4 milioni di euro e le motociclette per 2,5 milioni di euro.

I NUMERI IN BALLO

La guerra commerciale con gli Stati Uniti – spiega la Coldiretti -rischia di scatenarsi dopo che nel 2017 le esportazioni Made in Italy hanno raggiunto nel 2017 il record storico a 40,5 miliardi, grazie ad un aumento del 9,8% rispetto all’anno precedente. Una brusca inversione di tendenza si era però avvertita a gennaio 2018 con un calo dell’1,4% delle esportazioni italiane in Usa.

I PRODOTTI AMERICANI CHE SARANNO COLPITI

Gli Stati Uniti – sottolinea la Coldiretti – sono di gran lunga il principale mercato di riferimento per il Made in Italy fuori dall’Unione Europea con un impatto rilevante anche per l’agroalimentare. Tra i prodotti agroalimentari Usa colpiti dai dazi europei secondo l’ipotesi di lavoro della Commissione Europea ci sono – continua la Coldiretti – il bourbon whiskey con le importazioni in Italia che valgono 25 milioni di euro, i mirtilli per 2,5 milioni e il burro d’arachidi per 630mila euro mentre gli arrivi di succo d’arancia, riso, tabacco, sigari, granoturco dolce e riso soffiato riguardano importi ancora minori. L’estendersi della guerra commerciale all’agroalimentare mette però a rischio – continua la Coldiretti – circa 4 miliardi di export agroalimentare Made in Italy con le esportazioni di cibo e bevande che sono aumentare del 6% nel 2017. Gli Usa – conclude la Coldiretti – si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino – conclude la Coldiretti – risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta. “Occorre scongiurare il rischio di una guerra commerciale che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati”, conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre pero’ cogliere questa l’occasione per ripensare norme sul commercio più eque che non si limitino a considerare l’aspetto economico nelle relazioni tra Paesi ma che tengano conto anche del rispetto delle stesse regole sul piano ambientale, della tutela sociale dei lavoratori e della sicurezza dei cittadini.

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