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Tutti i guai di Amazon in Italia

Questioni fiscali, problemi con i dipendenti di Piacenza, e servizi da regolarizzare: tutti i problemi di Amazon Italia   Una pace a metà quella di Amazon con l’Italia. Mentre nei gironi scorsi la società di e-commerce americana, quinto brand globale col più alto valore economico (64,796 miliardi di dollari; +29%), ha trovato un accordo con…

Questioni fiscali, problemi con i dipendenti di Piacenza, e servizi da regolarizzare: tutti i problemi di Amazon Italia

 

Una pace a metà quella di Amazon con l’Italia. Mentre nei gironi scorsi la società di e-commerce americana, quinto brand globale col più alto valore economico (64,796 miliardi di dollari; +29%), ha trovato un accordo con l’Agenzia delle Entrate per la questione tasse, in queste ore la Prefettura ha chiesto un confronto tra l’azienda e i sindacati, per il mega centro logistico di Piacenza, dove si esercitano grandi gare di velocità per la consegna veloce. Quattromila lavoratori dipendenti chiedono maggiori diritti, un aumento di stipendio e migliori condizioni.

E non solo. Amazon avrebbe anche problemi con Agcom: per l’agenzia, il servizio di recapito ai destinatari dei prodotti acquistati è qualificabile come servizio postale.

Amazon, pace con l’Agenzia delle Entrate

Uno dei problemi di Amazon in Italia è stato risolto. La società, infatti, ha siglato con il fisco italiano il cosiddetto “accertamento con adesione”, impegnandosi a pagare complessivamente 100 milioni di euro “per risolvere le potenziali controversie relative alle indagini fiscali, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, relative al periodo tra il 2011 e il 2015”.

“Con Amazon sarà inoltre ripreso il percorso, a suo tempo sospeso a seguito dei controlli attivati, finalizzato alla stipula di accordi preventivi per la corretta tassazione in Italia in futuro delle attività riferibili al nostro Paese”, spiega un comunicato dell’Agenzia delle Entrate.

I dipendenti di Piacenza chiedono aumento di stipendio

Quello che sembra essere un problema difficile da risolvere, invece, è quello che riguarda il mega centro logistico di Piacenza. Nel centro di smistamento di Castel San Giovanni, Amazon impiega circa 4mila persone, di cui 1.600 con contratti da dipendenti (tra cui 500 a tempo indeterminato). A loro si aggiungono centinaia di altri lavoratori in somministrazione, cioè chiamati per aumentare l’organico nei periodi di punta.

Quello che chiedono i dipendenti è non solo un aumento dello stipendio (Amazon sostiene che gli stipendi che le paghe per i propri lavoratori siano tra le più alte del settore – probabilmente nel calcolo include anche i benefit non monetari), ma sopratutto ritmi più umani e meno controlli e cronometraggi sui servizi svolti e pause, comprese quelle per andare al bagno. Chi perde tempo o è lento rischia richiami disciplinari e altre sanzioni, come il trasferimento in reparti dove il lavoro è più disagevole. Questi ritmi e la natura estremamente ripetitiva di alcune mansioni avrebbe procurato a molti dipendenti infortuni e altre patologie.

Dopo lo sciopero del Black Friday, c’è stato un incontro tra sindacati e azienda, che però non ha portato ad una soluzione condivisa. AL termine dell’incontro dell’11 dicembre, infatti, era stato ripristinato lo stato di agitazione. E così che la Prefettura di Piacenza ha convocato le parti per martedì 19 dicembre alle ore 16,00 in piazza Tempio, a Piacenza.

“L’ufficio del Governo sul territorio ha comunicato ai sindacati che è stato convocato un tavolo istituzionale in Prefettura tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl Terziario e Amazon – si legge in una nota diffusa unitariamente dalle organizzazioni sindacali – ci auguriamo che l’incontro porti a risposte concrete da parte di Amazon. Sui temi alla base dello stato di agitazione, i lavoratori e le lavoratrici di Amazon si aspettano passi avanti”. Nelle prossime ore si saprà qualcosa in più.

Amazon diffidata da Agcom

Agcom, il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha diffidato la società di e-commerce “a regolarizzare la propria posizione, con riferimento al possesso dei titoli abilitativi necessari per lo svolgimento di attività qualificabili come servizi postali”. Titoli, che oltre a diritti, darebbero vita anche ad importanti doveri per l’azienda, tra i quali l’essere in regola con le disposizioni in materia di condizioni di lavoro vigenti nel settore postale, previste dalla legislazione nazionale e dalle contrattazioni collettive di lavoro, o l’essere in regola con gli obblighi contributivi per il personale dipendente impiegato e l’adozione della carta dei servizi nei confronti degli utenti.

amazonPer Agcom, infatti, il servizio di recapito ai destinatari dei prodotti acquistati sul c.d. marketplace, “è offerto e gestito sul territorio nazionale da società riconducibili ad Amazon EU S.R.L”. Tale servizio, secondo il giudizio dell’Autorità, al pari di quelli svolti dai principali corrieri espresso utilizzati da Amazon, è qualificabile come servizio postale, in base alla normativa di settore (nazionale e dell’Unione europea).

In particolare, secondo quanto rilevato da Agcom,“è attività postale il servizio di consegna che ha ad oggetto prodotti offerti direttamente dai venditori e recapitati ai clienti finali attraverso società controllate da Amazon, nonché il servizio di recapito presso gli armadietti automatizzati (c.d. locker) svolto da società del Gruppo Amazon”.

Il termine per l’ottemperanza alla diffida dell’Autorità è stato fissato in quindici giorni dalla ricezione dell’atto.

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