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Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ecco come sarà il decreto del Tesoro sulla Sga

L’articolo di Luca Gualtieri, giornalista di Mf/Milano Finanza, con notizie, indiscrezioni e scenari  Al decreto manca solo la firma del ministro Pier Carlo Padoan». Così un alto funzionario del Tesoro sintetizza a MF-Milano Finanza lo stato di avanzamento del decreto da cui dipende l’operatività della Sga. La società napoletana guidata da Marina Natale e presieduta…

Al decreto manca solo la firma del ministro Pier Carlo Padoan». Così un alto funzionario del Tesoro sintetizza a MF-Milano Finanza lo stato di avanzamento del decreto da cui dipende l’operatività della Sga. La società napoletana guidata da Marina Natale e presieduta da Alessandro Rivera dovrà gestire gli oltre 17 miliardi di crediti deteriorati delle ex Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Per avviare le attività di recupero disciplinate dalla legge Salva Risparmio del giugno scorso bisogna però trasferire gli stock dai due istituti in liquidazione coatta amministrativa nella società. Un passaggio, apparentemente banale, che richiede però un decreto attuativo apposito.

MODI E TEMPI

Va detto che il provvedimento si sta facendo attendere non poco: previsto inizialmente per settembre, è stato rinviato prima a dicembre e poi al mese di gennaio. L’imminente scadenza elettorale è una spiegazione possibile del ritardo, ma non vanno dimenticate le difficoltà di carattere tecnico. Proprio per affrontare una di queste problematiche, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, nei giorni scorsi i funzionari del Tesoro avrebbero rimesso mano al testo correggendone alcuni passaggi. Oggi però la norma sarebbe pronta e per la promulgazione mancherebbe solo la firma di Padoan che dovrebbe intervenire nelle prossime ore. A parziale giustificazione del ritardo va comunque riconosciuto che la materia in questione è molto delicata. Soprattutto per l’assenza di precedenti.

DOSSIER E PRASSI

In particolare, tecnici e legali si sono a lungo confrontati sul trattamento dei circa 9 miliardi di unlikely to pay, quei crediti cioè che pur non essendo ancora sofferenze non risultano più in bonis. È buona prassi dell’attività bancaria evitare il deterioramento di queste esposizioni e fare il possibile per riportarle in bonis, incoraggiando il turnaround industriale e finanziario. Ragion per cui le posizioni richiedono un trattamento molto particolare, con l’immissione di nuova finanza per sostenere i processi di ristrutturazione. Nella formulazione del decreto sembra che Sga potrà svolgere attività di finanziamento a supporto dei rapporti ancora vivi. Un’operatività che di fatto allargherebbe il normale margine di manovra di un veicolo ex 106 e potrebbe far scuola per iniziative future. L’alternativa sarebbe stata dotare Sga di licenza bancaria, una mossa impegnativa per un istituto che invece ha bisogno di avviare subito l’attività.

PROBLEMI E SCENARI

Semmai, secondo quanto si apprende da fonti legali, il problema sarà il funding perché, se è vero che la società potrà impiegare, bisognerà individuare fonti di provvista. Tra le soluzioni sul tavolo la più plausibile sembra il ricorso a una linea di credito revolving. Il prestito bancario risolverebbe l’impasse, anche se fino all’ultimo si sono svolti approfondimenti per verificare la compatibilità della mossa con la disciplina europea sugli aiuti di Stato. La linea di credito dovrebbe infatti avere come collaterale i crediti confluiti nel frattempo in Sga, ma non è chiaro se una soluzione di questo genere sarà gradita a Dg Comp.

Dopo il decreto si porrà invece il problema della lavorazione degli stock. Già in queste settimane Sga (che è assistita tra gli altri da Kpmg e dallo studio legale milanese Rcc) starebbe selezionando un pool di servicer cui affidare il compito di gestire le attività di recupero. In base alle previsioni contenute nella relazione tecnica del decreto, i recuperi cumulati potrebbero arrivare al 47% nel terzo anno di attività, al 77% nel quinto e al 99% nel decimo

(articolo di Mf/Milano Finanza)

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