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De Gennaro

Leonardo, ecco incognite, commesse e sfide per l’ex Finmeccanica di Profumo e De Gennaro

Le basi dei due maggiori partiti italiani non sono troppo entusiasti per il programma di acquisti degli F-35 di Lockheed Martin in cui ha un ruolo Leonardo. Inoltre nel programma ufficiale M5S se sono scomparsi i riferimenti espliciti agli F-35 ci sono comunque stilettate nei confronti dell’ex Finmeccanica. Una prospettiva politica non troppo favorevole, dunque,…

Le basi dei due maggiori partiti italiani non sono troppo entusiasti per il programma di acquisti degli F-35 di Lockheed Martin in cui ha un ruolo Leonardo. Inoltre nel programma ufficiale M5S se sono scomparsi i riferimenti espliciti agli F-35 ci sono comunque stilettate nei confronti dell’ex Finmeccanica. Una prospettiva politica non troppo favorevole, dunque, per il numero uno dell’azienda, Alessandro Profumo, nominato dal centrosinistra, in vista del prossimo giro di nomine come sottolineato anche da un report di Mediobanca. Il gruppo di piazza Monte Grappa, comunque, incassa in questi giorni una commessa in Australia grazie dalla controllata tedesca Selex e ci sono piani in cantiere per un’espansione internazionale per l’ex Finmeccanica.

Sono queste le ultime novità e gli ultimi scenari per il gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa. Iniziamo dai piani e dalla commessa per approfondire gli scenari in vista di Leonardo, la società partecipata dal ministero dell’Economia e presieduta da Gianni De Gennaro.

(TUTTE LE PARTITE IN BALLO DOPO LE ELEZIONI PER LE PARTECIPATE DI STATO)

L’ESPANSIONE INTERNAZIONALE

Tra quest’anno e il 2019 il gruppo guidato dall’amministratore delegato Alessandro Profumo aprirà una dozzina di nuove sedi commerciali in giro per il mondo. Le aperture – ha scritto Mf/Milano Finanza – sono previste ad Algeri, Bangkok, Il Cairo, Islamabad, Giacarta, Luanda, Manama, Montreal, Perth, Santiago, Varsavia e Washington. Nell’arco di piano al 2022 è previsto che si arrivi a oltre 50 tra rappresentanze e sussidiarie dalle attuali 26. Tra il 2020 e il 2022 infatti sono in cantiere altre 14 inaugurazioni, che porteranno gli uomini di Leonardo ad Astana, Baku, Canberra, Dacca, Lima, Città del Messico, Johannesburg, Niamey, Tel Aviv, Oslo, Parigi, Shanghai e Tokyo.

LA COMMESSA IN AUSTRALIA

Leonardo, tramite la controllata tedesca Selex ES, ha ottenuto un contratto dal Bureau of Meteorology australiano per la fornitura e installazione di alcuni radar meteo di ultima generazione. Il contratto, ha informato una nota del gruppo di Piazza Montegrappa, concede l’esclusiva a Leonardo sui nuovi sistemi per i prossimi quattro anni e prevede un’opzione per estendere la fornitura fino a dieci anni. Il Bureau of Meteorology è l’agenzia nazionale australiana che tiene sotto controllo il meteo, il clima e le risorse idriche di un ambiente naturale complesso, caratterizzato da siccità, inondazioni, incendi, tempeste, tsunami e cicloni. Fornendo previsioni, allerte meteo, monitoraggio e consulenza, l’agenzia è uno dei servizi più utilizzati nei territori australiani e nella regione antartica. Il Bureau of Meteorology gestisce una rete nazionale di 62 radar meteorologici, che nell’arco della durata del contratto saranno sostituiti con i sistemi di Leonardo, prodotti nello stabilimento di Neuss in Germania.

LE NOVITA’ PER EUROFIGHTER

Buone notizie anche da altri Paesi per Leonardo. L’Arabia Saudita prevede di acquistare 48 jet da caccia Eurofighter Typhoon. Si tratterebbe di un accordo potenzialmente multimilionario, secondo quanto annunciato dal Principe ereditario saudita dopo una visita di tre giorni nel Regno Unito. Il memorandum d’intesa, firmato da Londra e dall’Arabia Saudita, è stato reso noto dal gruppo britannico Bae Systems venerdì scorso. Il gruppo fa parte del consorzio europeo Eurofighter, con dentro anche Airbus e Leonardo. Si tratta di un accordo molto atteso ma che arriva tardi dopo una discussione durata anni, un deal che segue la vendita di 72 aerei da combattimento per il Regno nel 2007. “Riteniamo questa notizia positiva per Leonardo , in quanto la società italiana della Difesa ha una quota del 36% nella costruzione del jet da combattimento, l’Eurofighter Typhoon, che resta uno dei jet di quarta generazione più performanti al mondo. Grazie poi a diversi aggiornamenti, a nostro avviso, questo aereo offre anche la migliore avionica sul mercato e capacità BVR, Beyond Visual Range (oltre il campo visivo, ndr). Pertanto, prevediamo possibili nuovi ordini, in particolare dalla Germania e dalla Malesia”, sostengono gli analisti di Mediobanca Securities come riporta Mf.

LO SCENARIO POLITICO

Ma è dallo scenario politico in Italia che possono arrivare nubi per tutto il vertice della società. E’ stato un report di Mediobanca a porre per primo la questione al di là di indiscrezioni giornalistiche che da tempo circolano dopo il 4 marzo, visto che lo sconfitto Pd è stato il partito che più ha voluto Profumo in Finmeccanica oltre al ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan. Se davvero i Cinquestelle riuscissero a formare un governo, per gli analisti di Mediobanca potrebbero essere a rischio una serie di poltrone nelle controllate e partecipate di Stato. Fra queste anche la guida di Alessandro Profumo in Leonardo (la ex Finmeccanica). Il motivo? “A causa della loro linea politica favorevole al taglio delle spese militari italiane che, per Mediobanca, valgono il 5-10% dei ricavi di Leonardo”, si legge nel report svelato giorni fa dal Corriere della Sera in un articolo di Fabrizio Massaro. Medesime preoccupazioni per i vertici di Leonardo possono arrivare da settori della Lega di Matteo Salvini. Opinione diversa secondo la rivista del settore Airpress: “Lega e M5S rassicurano l’industria della difesa”, è stato il titolo di una recente rubrica sul quotidiano Il Tempo curata da Airpress.

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MORMORII A 5 STELLE

D’altronde, come sottolineato di recente da Business Insider Italia, nella versione finale del programma M5S sulla Difesa non compaiono più critiche e tagli agli F-35 che erano esplicitamente previsti (e votati dalla base pentastellata sulla piattaforma Rousseau) nella prima versione del programma dei Cinque Stelle. “Bisogna decidere – si leggeva nel quesito alla base della votazione su Rousseau – se tagliare i sistemi di armamenti prettamente offensivi, vedi F-35, destinando le risorse ad altri strumenti innovativi come la cyber security, o lasciare la programmazione come pianificata”. Quasi il 100% dei votanti scelse l’opzione di trasferimento delle risorse dagli armamenti alla cyber security (19.012 su 19.651 voti).

CAMBIAMENTI E STILETTATE

Del trasferimento di risorse – tagliando gli F35 a favore della cyber security – non vi è traccia del programma Difesa definitivo che si può leggere sul sito del Movimento 5 Stelle. Una delle premesse del nuovo programma pubblicato è che “l’Italia spende oggi per la difesa 23 miliardi di euro l’anno, cioè 64 milioni al giorno, di cui oltre 5 miliardi l’anno in armamenti. Una spesa militare ingente nella media dei Paesi Nato (Stati Uniti esclusi) e in costante aumento, + 21% nelle ultime tre legislature”. I Pentastellati poi accusano: “La spesa militare italiana è uno degli aspetti più oscuri del programma di spesa dello Stato. Essa è suddivisa tra Ministero della Difesa, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero Economia e Finanze e Miur”.

C’è quindi – ha sottolineato Business Insider Italia – un rilievo critico, indiretto, all’azione di Leonardo, la ex Finmeccanica, partecipata dal ministero dell’Economia: “Il Paese è dotato di una normativa che vigila e regolamenta la vendita di questi sistemi a ordinamenti che violano i diritti umani fondamentali, ma spesso abbiamo dovuto porre l’attenzione sui “raggiri” compiuti nel nome del profitto, da parte di aziende private autorizzate a vendere armi o di partecipate statali che godono di finanziamenti ministeriali mirati. Tutto ciò stride inesorabilmente con la dura realtà con la quale quotidianamente ci si confronta, ossia l’evidente carenza di idonei mezzi di protezione del personale militare, e adeguati mezzi di trasporto per le pattuglie in servizio nelle nostre città”.

DOSSIER F-35

Infine, la proposta in cui non ci sono più accenni agli F35: “L’idea centrale dunque è la possibilità di spostare buona parte degli investimenti pubblici, oggi impiegati nei programmi d’armamento tradizionali, verso lo sviluppo e la ricerca di strumenti più attuali come la cyber security e l’intelligence. In questo modo potremmo essere in grado di recepire le minacce esterne ed intervenire preventivamente, aumentando il nostro grado di difesa e sicurezza”. Eppure sui cacciabombardieri di Lockheed Martin ci sono novità: “Pochi giorni fa l’Aeronautica Militare – ha scritto il Fatto Quotidiano ieri – ha annunciato con orgoglio l’entrata in servizio del primo F-35 tricolore. Peccato che il nuovo cacciabombardiere, pagato la bellezza di 150 milioni di euro, così com’è non serva praticamente a nulla: vola e basta. Almeno di non spendere altre decine di milioni per aggiornare il suo computer di bordo. Lo stesso discorso vale per tutti gli F-35 pre-serie comprati dall’Italia: dieci già consegnati e un paio in arrivo“.

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