skip to Main Content

Banda Ultra Larga

La guerra Tim-Open Fiber sulla Banda ultra larga

Tim vs Open Fiber: le due aziende fanno a gara per cablare l’Italia. E Telecom accelera sulla banda ultra larga grazie ad un nuovo accordo con A2a, ma la partita è lunga e le sorprese non mancheranno   Mentre Open Fiber, partecipata di Enel e Cassa depositi e prestiti, si appresta a portare la fibra…

Tim vs Open Fiber: le due aziende fanno a gara per cablare l’Italia. E Telecom accelera sulla banda ultra larga grazie ad un nuovo accordo con A2a, ma la partita è lunga e le sorprese non mancheranno

 

Mentre Open Fiber, partecipata di Enel e Cassa depositi e prestiti, si appresta a portare la fibra in 280 città d’Italia entro il 2020 e, con l’aiuto del Governo, punta a cablare anche le aree a fallimento di mercato, Tim, l’azienda guidata da Flavio Cattaneo, sceglie di investire ben 5 miliardi sulla fibra, provando a portare internet super veloce in 50 città, entro il 2019. I piani di Telecom non risparmiano le aree a fallimento di mercato e prevedono accordi di partnership per far arrivare la fibra direttamente nelle case degli italiani.

E così, nella partita della banda ultra larga si delineano i primi schieramenti. C’è chi stringe accordi con Open Fiber, per sfruttare le infrastrutture e proporre le proprie offerte e c’è chi è pronto a collaborare con Telecom per accelerare sulla banda. Approfondiamo insieme.

Metroweb: la prima sfida tra Telecom ed Enel

banda largaLa guerra italiana sulla banda larga inizia quando Telecom che Enel si contendevano Metroweb (controllata da F2i e Cassa Depositi e Prestiti), la società di engineering che ha cablato Milano e che vanta il controllo della connessione veloce nelle aree dove si guadagna di più.  Dopo mesi di indiscrezioni, trattative e offerte, è stata Enel ad avere la meglio.

Solo grazie a Metroweb (e così è stato) Enel avrebbe avuto la possibilità di entrare in partita: apprendendo tutto il know how necessario per portare avanti i progetti del Governo. Ed è per questo che sul piatto ha messo ben 812 milioni di euro.

Dall’acquisizione è nata Open Fiber, controllata da Enel e da Cassa Depositi e Prestiti.

I progetti di Enel

Gli obiettivi di Open Fiber sono ambiziosi. Il programma complessivo per la banda ultra larga prevede lo sviluppo della rete di Open Fiber, in 6 anni, su oltre 270 città italiane per circa 9 milioni e mezzo di unità immobiliari servite.

La nostra interamente in fibra ottica di Enel è già disponibile a Bari, Bologna, Milano, Torino e Perugia. Nel corso del 2017 è previsto l’avvio del cablaggio e della commercializzazione in ulteriori città, tra cui Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Napoli, Padova, Palermo e Venezia.

I bandi Infratel

Banda LargaE c’è di più. Open Fiber ha dato la possibilità ad Enel di portare la banda ultra larga anche nelle aree a fallimento di mercato, dove intervengono gli aiuti di Stato.

Il primo bando Infratel, quello che riguarda 5 lotti corrispondenti a Abruzzo, Molise, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ha già ottenuto una sua assegnazione. Sarà Open Fiber a portare la banda ultra larga in quelle zone. La società di Enel, infatti, si è classificata prima in tutti e cinque i lotti del primo bando di gara da 1,4 miliardi per la realizzazione della rete in fibra ottica nelle zone a fallimento di mercato.

OpenFiber ha ottenuto un punteggio altissimo in tutte le gare, distanziando di tanto, sia sul fronte dell’offerta economica sia di quella tecnica, i concorrenti, Telecom fra tutti. Proprio per questo la società guidata da Flavio Cattaneo ha fatto ricorso al Tar del Lazio, che però ha respinto le accuse di Tim.
Il gruppo Telecom era ricorso alla giustizia con l’accusa che le regole per i bandi Infratel favorivano Open Fiber, ma il Tribunale ha respinto e dichiarato “inammissibile” il ricorso, condannando Tim al pagamento delle spese processuali.

Storia diversa, invece, quella secondo Bando Infratel. Non c’è stata ancora alcuna aggiudicazione della gara, per portare la fibra in Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e provincia di Trento, Open Fiber dovrebbe avere campo libero, dal momento che dopo aver superato le selezioni inziali, Tim e Fastweb hanno rinunciato a partecipare alla gara.

Gli accordi di Enel

vodafone droni

Open Fiber non farà tutto da sola. Subito dopo aver investito in Metroweb, infatti, Enel ha stretto accordi con Vodafone, Wind-3 Italia, Tiscali e (prossimamente) con Free di Xavier Niel per costruire la nuova rete e affittare ai concorrenti Telecom la propria infrastruttura.

Telecom: progetti privati per la banda ultra larga

Anche senza Metroweb, Telecom non rinuncia alla banda ultra larga. Ed è e sarà il principale concorrente di Open Fiber in questa partita. Per le aree a successo di mercato, dove Tim intende intervenite anche grazie a Flash Fiber (società nata dalla collaborazione con Fastweb), e per quelle a fallimento di mercato.

A favore del cablaggio dell’Italia, l’azienda guidata da Flavio Cattaneo ha messo a disposizione ben 5 miliardi di euro. La società intende portare la fibra nelle case di 50 città italiane, entro il 2019.

Flash Fiber: l’alleanza con Fastweb

Anche Telecom, però, non farà tutto da sola. Tim ha scelto di allearsi con Fastweb per portare la banda larga sul territorio italiano: grazie a “Flash Fiber”, questo il nome della società comune “ausiliaria al servizio delle imprese madri”, le due aziende accelerano i progetti sulla Fibra, magari anticipando i tempi di OpenFiber.

In particolare, grazie a Flash Fiber, Telecom e Fastweb si impegnano alla realizzazione di reti in fibra ottica di tipo Ftth nelle 29 principali città italiane.

La partnership con A2a

banda largaE ancora. L’azienda di Flavio Cattaneo ha anche pensato di allearsi con A2a per far cablare in fibra 100mila abitazioni dislocate su 7mila edifici in provincia di Milano. Le due aziende interverranno in zone dove (almeno in parte) è già presente l’infrastruttura a firma Metroweb.

L’accordo, che ha una durata di quindici anni, permetterà a Telecom di collegarsi con 70mila famiglie entro fine anno. Il vantaggio, per A2a è che quello siglato non sia un contratto esclusivo con Tim e quindi potenziali altri fornitori interessati (magari Fastweb) si possano fare avanti per usare l’infrastruttura.

Una newco Telecom per le aree a fallimento di mercato?

Abbiamo detto precedentemente che Telecom si è ritirata dai bandi Infratel. Questo, però, non significa che la società guidata da Flavio Cattaneo ha scelto di ritirarsi dai giochi nelle aree a fallimento di mercato. Anzi, grazie al progetto Cassiopea e alla  alla nascita di una Newco, Tim potrebbe ingranare la marcia e far prima e meglio di Open Fiber.

Il Consiglio di Amministrazione di TIM, infatti, ha approvato l’idea all’Amministratore Delegato Flavio Cattaneo per la creazione di una società dedicata esclusivamente allo sviluppo selettivo di nuove infrastrutture in fibra in aree inserite nella classificazione dei cluster C e D, in base alle norme UE.

Tramite la nuova società, Tim potrà raggiungere i propri obiettivi di copertura del Paese con Banda Ultralarga con quasi 2 anni di anticipo rispetto alla tempistica prevista dal piano triennale. Grazie a questa accelerazione nei Cluster C e D, l’obiettivo di copertura del 95% della popolazione italiana con connessioni UBB sarà già raggiunto alla fine del primo semestre del 2018 mentre nel 2019, termine dell’attuale piano, la copertura salirà al 99% anche con il contributo di tecnologie wireless. Per realizzare questa infrastruttura la nuova società utilizzerà le migliori tecnologie disponibili sul mercato con architetture FTTC fino a 300 megabit/s. I comuni interessati dal progetto sono oltre 6 mila e saranno collegate oltre 7 milioni di abitazioni. La società offrirà a tutti gli operatori servizi di connessione wholesale, garantendo parità di trattamento.

Aree a fallimento di mercato. Vicina un’alleanza Open Fiber-Telecom?

banda ultralargaSono proprio i progetti privati di Telecom che nelle aree a fallimento di mercato mettono i bastoni tra le ruote ad Open Fiber, vincitrice dei bandi Infratel. L’intervento di Telecom nelle aree a fallimento di mercato, in pratica, farebbe saltare il requisito fondamentale per dare i contributi di Stato: nelle aree in questione è previsto l’intervento di privati.

È per questo che la cui divisione aiuti di Stato dell’antitrust Ue ha deciso di aprire un caso sul piano per la banda ultra larga del governo italiano nelle aree a cosiddetto fallimento di mercato. Non si tratta di un’indagine formale, ma la Commissione Europea intende esaminare la corretta applicazione delle norme sugli aiuti di Stato.

É bene precisare che Infratel, la società pubblica che ha dato in appalto la realizzazione e la gestione per i prossimi 20 anni della rete pubblica in fibra ottica nelle aree a fallimento di mercato, lo scorso anno aveva già ottenuto il via libera dell’Unione europea a procedere, dopo una lunga istruttoria.Il governo si era infatti assicurato che nelle aree in questione non fosse previsto l’intervento di privati. Ma dopo essersi ritirata dal secondo Bando Infratel Telecom ha affermato che intende investire in modo autonomo nelle aree in questione.

Una soluzione alla disputa pubblico e/o privato, però, potrebbe arrivare dalla fusione tra la newco di Telecom e Open Fiber. In questo modo, anche nelle aree a fallimento di mercato due o più operatori nel campo della banda ultra larga possono ottenere un adeguato ritorno degli investimenti.

banda ultralargaLa strana idea della fusione è venuta a Franco Bassanini, presidente di Open Fiber (OF), che intervenendo in occasione del Digital Regulation Forum di Londra ha ipotizzato la cessione della rete di Telecom, con conseguente fusione tra la newco e la stessa Open Fiber. In questo modo le aziende eviterebbero la duplicazione di rete nelle zone dove non c’e’ mercato.

Come spiegato dal Presidente di Open Fiber, in base a quanto affermato precedentemente dagli analisti, la competizione sulla rete della banda ultra larga sarebbe “ profittevole solo in 10 delle 12 aree metropolitane”, ovvero nelle aree densamente popolate. In tutte le altre zone, invece, l’“overbuild”, ossia la realizzazione di più reti in competizione tra loro, non sarà un modello di business sostenibile. E allora non resterebbe che “prevedere per la restante parte d’Italia, una partizione del territorio concordata tra i due maggiori competitor o una cessione della rete fissa di Telecom Italia, seguita da un accordo tra Open Fiber e la newco di Telecom Italia, per unire entrambe le società di rete”.

“Quest’ultimo scenario – ha aggiunto Bassanini – potrebbe aumentare il dispiegamento di fibra al di fuori delle aree urbane ed evitare il divario digitale”.

Back To Top