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Cosa farà Intesa Sanpaolo con i crediti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca

L’articolo di Luca Gualtieri, giornalista di Mf/Milano Finanza, su presente e futuro di Popolare di Vicenza e Veneto Banca Intesa Sanpaolo ha stabilito definitivamente il perimetro del salvataggio delle due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Alla fine dell’anno scorso l’istituto guidato da Carlo Messina ha concluso la laboriosa due diligence sui libri…

Intesa Sanpaolo ha stabilito definitivamente il perimetro del salvataggio delle due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Alla fine dell’anno scorso l’istituto guidato da Carlo Messina ha concluso la laboriosa due diligence sui libri dei due istituti del Nord Est, messi in sicurezza a giugno. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, dopo l’esame il collegio di esperti nominato congiuntamente da Intesa, Tesoro e liquidatori avrebbe deciso di spostare nella due ex banche attività per 328 milioni (classificate a bilancio tra gli asset in via di dismissione): 14 milioni di crediti delle controllate estere Veneto Banka Croazia e Veneto Banka Albania e 314 milioni di crediti high risk successivamente riclassificati in bilancio come sofferenze o inadempienze probabili.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Se le esposizioni verso i due istituti esteri sono stati ritrasferite già nel gennaio scorso, gli impieghi ad alto rischio dovrebbero essere spostati nelle prossime finestre temporali di retrocessione previste dal contratto. Al momento del salvataggio, infatti, oltre a escludere tutte le esposizioni non performing, Intesa si era tenuta le mani libere sui cosiddetti crediti in bonis «high risk». Nel dettaglio si tratta di posizioni classificate come crediti retail e sme (small and medium enterprise) con probabilità di default maggiore del 4,25% e crediti corporate con probabilità di default maggiore dell’8,5%.

DOSSIER POSIZIONI

Le posizioni che non rispettino queste caratteristiche potranno essere retrocesse alla liquidazione coatta fino al 31 dicembre 2020. Nel dettaglio, 30 giorni prima della conclusione di ogni trimestre Intesa potrà inviare ai commissari una comunicazione scritta contenente l’individuazione dei singoli crediti ad alto rischio riclassificati e una dichiarazione del revisore legale dei conti. Entro dieci giorni dall’invio della comunicazione la banca procederà alla cessione degli stock in questione, ricevendo in cambio una somma corrispondente al valore lordo di bilancio dei crediti stessi al netto degli accantonamenti.

LA DUE DILIGENCE

La relazione definitiva sulla due diligence, confermando quanto già anticipato alla fine di dicembre, è stata depositata lo scorso 4 febbraio e, come previsto dal contratto, contiene l’inventario analitico delle poste attive e passive e definisce così il perimetro del salvataggio. Dal documento emerge uno sbilancio tra attivo e passivo di 6,4 miliardi, compensato da un credito verso la liquidazione coatta poi trasformato in un finanziamento fruttifero erogato da Intesa verso i due ex istituti veneti. Il finanziamento, coperto come previsto da una garanzia statale, è stato erogato già alla fine di dicembre per un importo di 6,35 miliardi (3,2 miliardi a Bpvi e 3,15 miliardi verso Veneto Banca), mentre il Tesoro ha rilasciato la garanzia con un decreto dello scorso 17 gennaio.

COSA HA FATTO LA CORTE DEI CONTI

Nel frattempo nei giorni scorsi la Corte dei Conti avrebbe dato il via libera alla registrazione del decreto che trasferisce i crediti deteriorati nella Società Gestione Attività. Secondo quanto si apprende, resterebbe solo da definire la modalità di finanziamento del veicolo guidato da Marina Natale. Sul tavolo ci sarebbe l’ipotesi di un finanziamento bancario per 200-300 milioni di euro che consentirebbe di avviare l’operatività. Oltre alle sofferenze infatti Sga dovrà gestire circa 9 miliardi di inadempienze probabili, cioè crediti che pur non essendo più in bonis non sono ancora scivolati in default. È buona prassi dell’attività bancaria evitare il deterioramento di queste esposizioni e fare il possibile per riportarle in bonis, incoraggiando il turnaround industriale e finanziario.

LA TEMPISTICA

Passaggi che richiedono però l’immissione di nuova finanza, cosa che le liquidazioni coatte amministrative non possono più fare e che Sga, da intermediario finanziario ex 106, può effettuare solo in misura limitata. Si è pertanto ragionato sulla concessione di una linea di credito revolving. Il prestito bancario avrebbe potuto superare l’impasse, anche se fino all’ultimo si sono svolti approfondimenti per verificare la compatibilità della mossa con la disciplina europea sugli aiuti di Stato. La linea di credito avrebbe dovuto infatti avere come collaterale i crediti confluiti nel frattempo in Sga (assistita tra gli altri da Kpmg e dallo studio legale milanese Rcc), ma non è chiaro se una soluzione di questo genere abbia incontrato il gradimento della Dg Comp. di Bruxelles.

(articolo di Mf/Milano Finanza)

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