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Riccardo MEssina

Intesa Sanpaolo, ecco come Messina bacchetta Bce e banche franco-tedesche

Che cosa ha detto tra l’altro l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, nel corso della presentazione del piano 2018-2021 del gruppo bancario   Un ceffone alla Bce e un siluro alle banche tedeschi e francesi. Non ha usato perifrasi oggi Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, nel presentare il piano 2018-2021 del gruppo…

 

Un ceffone alla Bce e un siluro alle banche tedeschi e francesi. Non ha usato perifrasi oggi Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, nel presentare il piano 2018-2021 del gruppo bancario. Nel discorso, Messina non ha esitato a rimbrottare le fissazioni regolatorie dei vertici della Banca centrale europea e indirettamente anche il vero stato di salute delle banche tedesche e francesi. Ecco quello che ha detto l’amministratore delegato di Intesa e i numeri essenziali del piano presentato.

OBIETTIVO BCE E BANCHE FRANCESI E TEDESCHE

Intesa Sanpaolo sta facendo “i compiti a casa” riducendo gli npl, come chiesto dalla Bce ma chiede una parità di trattamento con le banche francesi e tedesche, confidando che la Bce affronti il tema degli asset i terzo livello, quelli illiquidi che riempiono i bilanci delle banche, specialmente del Nord Europa. “Stiamo facendo i nostri compiti – ha detto Messina – ma è tempo che, non nel 2018, ma nel 2019 lo stesso lavoro venga fatto per la Francia, la Germania e altri player di mercato” affrontando “il problema degli asset di level 3”, definiti dei “pezzi di carta” valutati sulla base di modelli mentre gli npl, sono spesso garantiti da collaterale. In merito alla pressione della Bce sulla riduzione degli npl delle banche italiane “sono completamente in disaccordo sul metodo” ma “non posso che andare d’accordo con obiettivo di ridurre gli npl”. “Abbiamo spazio” per aumentare le coperture degli npl “e dunque abbiamo deciso di fare una mossa verso l’obiettivo sostanziale” posto dalla Bce.

I PRECEDENTI

Non è la prima volta che i vertici della banca italiana rimbrottano i regolatori della Bce. Si ricorderà che alla fine del 2016 le critiche del presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro (nella foto), alla tendenza, spinta dal comitato di Basilea, ad alzare ulteriormente il livello del capitale chiesto alle banche: “Questo, paradossalmente, sarebbe per diminuire il rischio. Ma se le banche finanziano l’economia reale e se si chiede un aumento della dotazione di capitale a parità di impieghi e siamo in una situazione in cui il rendimento del capitale proprio delle banche è inferiore al costo del capitale di borsa – disse l’economista Gros-Pietro – è evidente che le banche non possono aumentare la dotazione di capitale proprio, possono solo ridurre impieghi”, aggiunse Gros-Pietro nel corso di un convegno alla Camera, spiegando che questo ha “l’effetto di aumentare il rischio perché, se queste banche hanno un rischio che dipende essenzialmente dal fatto che i loro clienti non sono più in grado di pagare, tagliandogli i finanziamenti si aumenta il rischio”.

LE INSOFFERENZE SULLE SOFFERENZE

Anche lo stesso Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, a margine di un evento sempre nel 2016 affermò che “le sofferenze italiane sono più che coperte dagli accantonamenti effettuati e dal valore delle garanzie reali, su livelli non diversi da quelli di altri Paesi. Il tema degli npl italiani è stato esagerato e trasformato in una debolezza dalla comunicazione di francesi e tedeschi, che forse cercano di porre in difficoltà il sistema bancario italiano, magari per poi effettuare delle acquisizioni”, disse il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo riprendendo il tema già affrontato mesi fa in un’intervista al Sole 24 Ore: “Se andiamo a esplorare i derivati posseduti da banche tedesche e francesi scopriremo che i totali dell’attivo sono un multiplo del Pil dei loro paesi”.

I NUMERI DEL PIANO

Non solo critiche alla Bce e stilettate alle banche tedesche e francesi, comunque, nelle parole odierne di Messina: “Possiamo andare sotto al 10% anche nel 2018”, ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo, riferendosi all’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti alla clientela al lordo delle rettifiche, che si è attestata all’11,9% nel 2017 e che, secondo i target del nuovo Piano di Impresa, dovrà scendere al 6% nel 2021. Il manager ha sottolineato che, per quanto riguarda la riduzione dei crediti, c’è “una forte pressione del regolatore”.

LA CESSIONE DI IMMOBILI

Nell’arco del nuovo Piano di Impresa, Intesa Sanpaolo potrebbe cedere immobili per un valore “tra 1 e 1,5 miliardi” di euro, ha spiegato Messina. Le slide mostrate nel corso della presentazione del Piano 2018-2021 indicano una riduzione del 15% della presenza fisica in Italia, da 3,6 a 3,1 milioni di metri quadri, con un calo del costo degli immobili di 98 milioni di euro (il 19%) da 507 a 409 milioni.

LE PROSPETTIVE SUGLI UTILI

La previsione di un utile in crescita nel 2018 sul 2017 combinata alla previsione di un pay-out dell’85% nell’esercizio corrente “significa che siamo pronti a a pagare significativi dividendi anche nel 2018”, ha detto Messina.

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