skip to Main Content

Airbnb

Da Google a Facebook, passando per Airbnb: il Fisco Italiano è pronto a riscuotere

Siglato l’accordo tra Google ed il Fisco italiano Big G. dovrà versare 306 milioni. Presto accordo con Facebook, Amazon e Airbnb?   L’accordo siglato nei giorni scorsi tra ‘Agenzia delle Entrate e Google potrebbe fare solo da apripista. Il Fisco italiano è pronto a riscuotere anche da Facebook, Amazon e Airbnb e nel frattempo si…

Siglato l’accordo tra Google ed il Fisco italiano Big G. dovrà versare 306 milioni. Presto accordo con Facebook, Amazon e Airbnb?

 

L’accordo siglato nei giorni scorsi tra ‘Agenzia delle Entrate e Google potrebbe fare solo da apripista. Il Fisco italiano è pronto a riscuotere anche da Facebook, Amazon e Airbnb e nel frattempo si pensa ad una Web Tax, proprio per evitare che i colossi di internet evadano le tasse. Ma andiamo per gradi.

L’accordo con Google

In base all’accordo raggiunto con l’Agenzia delle Entrate sotto il profilo tributario, Google verserà al fisco italiano 306 milioni di euro.

“Google e l’Agenzia delle Entrate hanno raggiunto un accordo per risolvere senza controversie le potenziali controversie relative alle indagini fiscali relative al periodo tra il 2002 e il 2015”, ha spiegato un portavoce di Google. “In aggiunta alle tasse già pagate in Italia per quegli anni, Google pagherà altri 306 milioni di euro. Di questi, oltre 303 milioni sono attribuiti a Google Italy e meno di 3 milioni a Google Ireland» ha specificato, sottolineando che «Google conferma il suo impegno nei confronti dell’Italia e continuerà a lavorare per contribuire a far crescere l’ecosistema online del Paese”.

Il vecchio Accordo con Apple

Quello con Google non è il primo accordo di questo genere. Lo scorso dicembre, infatti, Apple ha raggiunto un accordo con il fisco italiano in merito ai mancati versamenti dell’imposta sui redditi delle società. La casa di Cupertino deve versre all’erario italiano 318 milioni di imposte.

Facebook, Amazon e Airbnb

Due accordi quelli che potrebbero esser solo un apripista. Il Fisco italiano, infatti, è già pronto a chiudere la questione delle tasse evase dai big di Internet. E allora ora potrebbe toccare ad Amazon, Facebook ed Airbnb frae i conto con il Fisco

Nel 2015, per esempio, Airbnb è stato cliccato da ben da 3,6 milioni di persone per viaggiare in Italia e da ben 1,34 milioni di italiani che hanno viaggiato all’estero, affittando camere offerte sulla piattaforma. I quasi 83mila proprietari di alloggi, che hanno sfruttato i servizi della piattaforma americana, hanno guadagnato complessivamente 394 milioni di euro, affittando la loro casa.

I numeri sono alti. Forse troppo, se si pensa che la startup statunitense abbia pagato al Fisco italiano solo 45.775 euro di imposte sugli utili. Il motivo? Perchè Airbnb, come tutti giganti del Web, guadagna in Italia ma paga le tasse in Irlanda, dove la tassazione sugli utili societari è del 12,5%, molto più bassa di quella applicata nel nostro Paese. E forse, come Apple, anche Airbnb abbia firmato accordi di tax ruling.

Si pensa alla web tax

In Italia si torna a parlare di Web tax, la tassa che dovrebbe costringere i giganti dell’economia a pagare il fisco nei Paesi in cui fatturano. L’Italia sarebbe pronta a chiedere la sua introduzione all’Ue durante il prossimo G7 delle Finanze, in programma a Bari dall’11 al 13 maggio 2017.

 

E’ una tassa per contrastare il fenomeno dell’elusione fiscale dei giganti del web. Dunque, la nuova norme dovrebbe introdurre a livello comunitario delle nuove linee guida a livello fiscale che obbligherebbero tutti gli operatori del mercato digitale ad aprire una partita Iva nel Paese in cui fatturano.

Un cambiamento importante, soprattutto, se si pensa che la normativa vigente prevede che queste società possano avere una sola sede legale in Europa.

Una norma che ha favorito Tax ruling, il meccanismo in base al quale un paese spiega ad una multinazionale quale trattamento fiscale avrà (o le sarà riservato) in anticipo, delineando una sorta di accordo. L’importo della tassazione che dovrà essere applicato è al momento sconosciuto.

Quanto ci guadagna l’Italia?

Tanto. Almeno secondo i calcoli realizzati dalla dalle principali associazioni dei consumatori, firmatarie e promotrici della campagna online Digital Tax anche in Italia lanciata sulla piattaforma progressi.org.

Con una aliquota pari al 20%, infatti, lo Stato italiano incasserebbe circa 3 miliardi di euro (cifra che rriva a 50-70 miliardi se si pensa all’Europa). Il nuovo gettito potrebbe abbassare la pressione fiscale delle imprese italiane e introdurre nuove misure di assistenza per le fasce più svantaggiate della popolazione.

Gli italiani la vogliono

facebook fake newsI cittadini italiani vogliono la Web tax. Ad esser favorevole all’introduzione di una tassazione per i giganti del web è il 55% della popolazione, come è stato riportato nel primo Diario dell’innovazione Agi-Censis “Uomini, robot e tasse: il dilemma digitale” presentato al Maxxi di Roma in occasione dell’#internetday.

A dirla tutta, si è favorevoli alla Digital Tax solo nel caso in cui non ci siano eventuali ricadute finali sugli utenti.

E allora la proposta che farà l’Italia al G7 sembra godere “dei consensi della maggior parte degli italiani. Bisogna però considerare che il 27,6% degli intervistati ritiene che la questione non possa o non vada affrontata a livello nazionale ma che vada demandata a un livello sovranazionale come l’Unione Europea”, riporta il Diario dell’Innovazione. Inoltre, bisogna registrare anche la posizione – minoritaria nel Paese ma maggiormente sentita dalle giovani generazioni (27,5%) – di chi pensa che una legge del genere possa rivelarsi dannosa riverberandosi sui costi dei servizi web per l’utente finale”, si legge nel Diario dell’Innovazione.

Back To Top