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Ad Blocker

Editori vs Ad blocker: la nuova guerra che anima gli Usa (e non solo)

Gli Ad blocker, i programmi che bloccano la pubblicità, non piacciono agli editori. I siti online vivono di pubblicità Aprire un sito, trovare tutte le info che si cercano e chiuderlo, senza dover chiudere le pubblicità, i video che partono all’improvviso e i diversi pop up. Un po’ come vedere un film senza la pubblicità,…

Gli Ad blocker, i programmi che bloccano la pubblicità, non piacciono agli editori. I siti online vivono di pubblicità

Aprire un sito, trovare tutte le info che si cercano e chiuderlo, senza dover chiudere le pubblicità, i video che partono all’improvviso e i diversi pop up. Un po’ come vedere un film senza la pubblicità, senza attese e pause. Un sogno, direbbe qualcuno, che gli Ad blocker cercano di realizzare.

Peccato, però, che i quotidiani online, i blog e numerosi siti vivono grazie alle pubblicità. Ed è per questo che gli Ad Blocker non piacciono agli editori, che negli Usa minacciano anche di intentare una causa.

Sempre più persone si affidano agli Ad blocker

Solo pochi anni fa ad utilizzare i programmi che bloccano le pubblicità erano i più esperti. Oggi, Adblock Plus, spiega AdAge, è stato installato nei browser più di 400 milioni di volte, con più di  50-60 milioni di utenti attivi (dati di luglio 2015). Un sondaggio condotto nel 2014 da Adobe e PageFair (società che vende agli editori tecnologie per combattere blocco della pubblicità), su 1621 persone ha evidenziato che ben il 28% delle persone negli Stati Uniti naviga con il blocco delle pubblicità attivato.
E, cosa che piace ancor meno a inserzionisti ed editori, ad utilizzare gli Ad Blocker sono soprattutto i Millenials, il target più ricercato. Degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 29 anni, il 41% ha affermato di utilizzare blocco della pubblicità.

Ad blocker

Editori Usa contro ad-blocker

La guerra è in corso. Gli editori di numerosi siti web ad alto traffico negli Stati Uniti, secondo quanto riportato dal report di  Medianomics, intende  intraprendere un’azione legale per contrastare la minaccia deegli Ad-blocker. Nessuno, fino ad oggi, ha portato in tribunale le aziende che bloccano le pubblicità, ma la maggior parte degli editori si dice disposta a farlo.

Sempre più aziende scelgono di non investire in inserzioni online, dal momento che queste verranno bloccate da programmi dedicati. Dinanzi dunque alla costante spremitura delle loro entrate, gli editori sono pronti a scendere in campo. Il sondaggio di Medianomics  è stato condotto su 42 siti ad alto traffico: il  numero non intende certo essere  rappresentativo di tutta l’industria dei media online negli Stati Uniti, ma dare un’idea delle possibili strategie.

Editori tedeschi vs Ad blocker: 0 a 5

C’è chi, in realtà, ha provato a portare le aziende di Ad blocker in tribunale. In Germania, il quotidiano Süddeutsche Zeitung, il proprietario di Business Insider, Axel Springer,  RTL Interactive,   ProSieben/Sat1 e Zeit/Handelsblatt hanno portato  in tribunale ben cinque volte Adblock Plus, ma il giudice si è espresso in favore di Eyeo in ogni occasione.

“Tratteremo altre eventuali contestazioni, proprio come abbiamo fatto con quelle in Germania, dove abbiamo sempre vinto. Cose come il blocco degli annunci e la tutela della privacy sono diritti fondamentali per gli utenti che navigano in internet. Continueremo a difendere questi diritti”, ha commentato il portavoce di Eyeo, Ben Williams.

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