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Creval, ecco chi completerà l’aumento di capitale del Credito Valtellinese

Che cosa succederà dopo la fine dell’aumento di capitale del Creval andato quasi tutto in porto ieri sera? Ecco numeri, approfondimenti e scenari nell’articolo di Fernando Soto per Start Magazine. Che cosa succederà dopo la fine dell’aumento di capitale del Creval andato quasi tutto in porto ieri sera? Chi ha sostenuto la ricapitalizzazione? E che ruolo…

Che cosa succederà dopo la fine dell’aumento di capitale del Creval andato quasi tutto in porto ieri sera? Chi ha sostenuto la ricapitalizzazione? E che ruolo avrà adesso il consorzio di garanzia per il Credito Valtellinese? Sono alcune delle domande che assillano azionisti, analisi e addetti ai lavori dopo la chiusura ieri sera dell’aumento di capitale dell’istituto valtellinese. Ecco numeri, approfondimenti e scenari nell’articolo di Fernando Soto per Start Magazine.

I NUMERI

Il Creval ha chiuso l’offerta in opzione dell’aumento di capitale da 700 milioni di euro raccogliendo 581,6 milioni di euro, pari all’83% delle adesioni, ha comunicato ieri sera l’istituto valtellinese. I diritti di opzione non esercitati saranno offerti in Borsa dal Creval nelle sedute dal 13 al 19 marzo, salvo chiusura anticipata dell’offerta in caso di vendita integrale. La sottoscrizione delle nuove azioni dovrà avvenire entro il 20 marzo.

IL COMMENTO

Una soglia – quella dell’80 e passa per cento – messa in conto dalle banche del consorzio che, proprio alla luce delle caratteristiche fortemente diluitive dell’operazione, si attendevano una quota di inoptato superiore al 10%, ha scritto Mf/Milano Finanza: “In via del tutto cautelativa alcuni istituti avrebbero previsto adesioni al 70%, soglia vicina a quella raggiunta nel recente aumento di Carige. Si sarebbe però trattato di un worst case a uso dei comitati rischi, superato dall’esito dell’operazione.

L’INOPTATO

L’inoptato è infatti circa 15 volte il controvalore negoziato ieri in borsa, mentre negli accelerated bookbuilding solitamente viene collocato un importo pari a 20 o 30 volte i volumi giornalieri. Il boccone è insomma alla portata degli investitori che già nel corso del road show avevano mostrato forte interesse per il dossier, aggiunge Mf.

COSA SUCCEDE ORA

Qualora dopo l’asta dell’inoptato dovessero residuare azioni non sottoscritte, verranno rilevate da Algebris, Credito Fondiario e Dorotheum, per un impegno complessivo massimo di 55 milioni, in forza degli accordi di sub-garanzia di prima allocazione siglati con le banche del consorzio di garanzia. Eventuali ulteriori azioni non sottoscritte verranno rilevate dal consorzio di garanzia. Il direttore generale del Creval, Mauro Salvetti, afferma: “Se considero il punto da cui siamo partiti penso che ci siano i motivi per essere soddisfatti”.

IL RUOLO DEL CONSORZIO DI GARANZIA

Su quanto avanzasse dall’asta – come detto – scatterà poi l’impegno di sub underwriting sottoscritto prima dell’avvio dell’offerta con Algebris, Fonspa e Dorotheum. Insomma, al consorzio capitanato da Mediobanca  (global coordinator e bookrunner) dovrebbero restare un accollo minimale che non preoccupa i banker. Il pool è composto da Santander, Barclays, Citigroup e Credit Suisse (co-global coordinator e joint bookrunner), Commerzbank  e Société Générale (senior joint bookrunner), Banca Akros, Equita  Sim e Keefe, Bruyette & Woods (joint bookrunner) e MainFirst (co-lead manager).

GLI EFFETTI

Dal punto di vista societario l’effetto dell’operazione – ha commentato Mf – “sarà un radicale ricambio negli assetti proprietari della banca con un deciso spostamento degli equilibri verso gli investitori istituzionali. Una trasformazione che avrà certamente effetti sulla governance visto che qualche nuovo socio potrebbe chiedere una rappresentanza in consiglio di amministrazione”

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Ha scritto oggi Il Sole 24 Ore: “L’operazione, che ha visto Comin&partners nel ruolo di advisor di comunicazione, ha trovato accoglienza benevola proprio da parte degli investitori istituzionali, che hanno apprezzato il piano di profonda pulizia voluto dal management e che fa perno sulla dismissione di 2,2 miliardi di euro di Npl”. Numeri ufficiali non esitono, ma dalle stime che circolano – ha scritto il Sole 24 Ore – “i fondi di investimento avrebbero sottoscritto l’80-90% dell’offerta, mentre al retail non dovrebbe essere finito più del 10-20% del capitale. Molti gli investitori anglosassoni, che avrebbero giocato la parte del leone (una quindicina quelli più significativi su un centinaio totale), ma anche i principali operatori italiani (tra cui Kairos ed Eurizon) sarebbero della partita”.

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