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Banche Italiane

Creval, che cosa succederà all’aumento di capitale del Credito Valtellinese

Come andrà a finire l’aumento di capitale per il Credito Valtellinese (Creval)? E’ quello che si chiedono azionisti, investitori, analisti e addetti ai lavori in queste ore visto che l’operazione termina l’8 marzo. Ecco fatti, numeri, dettagli e scenari sulla tormentata ricapitalizzazione del Credito Valtellinese. QUI TUTTI I DETTAGLI SU COME E’ ANDATO ALLA FINE…

Come andrà a finire l’aumento di capitale per il Credito Valtellinese (Creval)? E’ quello che si chiedono azionisti, investitori, analisti e addetti ai lavori in queste ore visto che l’operazione termina l’8 marzo. Ecco fatti, numeri, dettagli e scenari sulla tormentata ricapitalizzazione del Credito Valtellinese.

QUI TUTTI I DETTAGLI SU COME E’ ANDATO ALLA FINE L’AUMENTO DI CAPITALE DEL CREDITO VALTELLINESE

LE INDISCREZIONI DELLA VIGILIA

Le ultime indiscrezioni dicono che si avvicinerebbero a 150 milioni gli impegni di primo accollo per l’eventuale inoptato dell’aumento di capiale del Creval. L’operazione da 700 milioni, la più diluitiva arrivata in Piazza Affari nei tempi recenti, si concluderà nel pomeriggio dell’8 marzo e i dati sulle adesioni sono attesi dopo la chiusura della borsa.

QUI TUTTI I DETTAGLI SU COME E’ ANDATO ALLA FINE L’AUMENTO DI CAPITALE DEL CREDITO VALTELLINESE

CONSORZIO IN AZIONE

Fino a ieri sera nel nutrito consorzio di garanzia capitanato da Mediobanca (global coordinator e bookrunner) regnava un clima di cauta fiducia, anche se ancora non circolavano numeri sulle scelte del retail. Sembra che al termine della prima settimana di offerta le adesioni si fossero fermate sotto il 10%, ma è possibile che molti piccoli azionisti abbiano esercitato i diritti negli ultimi giorni, scrive oggi Mf/Milano Finanza: “Tale pronostico è avvalorato soprattutto dal proverbiale radicamento territoriale delle banche ex popolari, come il Creval . Senza il dato sul retail comunque è difficile fare previsioni sull’inoptato. In via del tutto cautelativa alcune banche del consorzio avrebbero messo in conto adesioni al 70%, soglia vicina a quella raggiunta nel recente aumento di Carige”.

(COME VANNO I CONTI DELLE ALTRE BANCHE. IL REPORT)

COSA DICE IL PIANO SUGLI NPL

Nel piano industriale illustrato dal direttore generale del Creval, Mauro Selvetti, c’è la pulizia degli attivi con il drastico innalzamento delle coperture che dovrebbe risolvere il problema dell’asset quality. L’obiettivo è infatti cedere 2,2 miliardi di euro lordi di crediti deteriorati, di cui 1,6 miliardi attraverso una cartolarizzazione con garanzia pubblica (Gacs). La terapia d’urto dovrebbe portare la banca ad avere un npl ratio (rapporto tra crediti deteriorati lordi e impieghi) al 9,6% a fine 2020 e una copertura sulle sofferenze al 77,7%, uno dei livelli più alti nel sistema bancario italiano, sottolinea Mf.

(TUTTE LE TENSIONI INTERNE A BANCA CARIGE. I DETTAGLI)

IL LAVORIO DELLE BANCHE

Se comunque oggi l’offerta si chiudesse con un inoptato rilevante, il consorzio potrà contare sull’intervento di diversi investitori istituzionali. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, i commitment raccolti finora per il primo accollo dovrebbero arrivare fino a 150 milioni. Oltre ad Algebris, Fonspa e Dorotheum (che hanno annunciato impregni di sub-underwriting prima dell’avvio dell’offerta) numerosi investitori internazionali sarebbero disposti a intervenire, come accaduto nel recente caso di Carige . Tra questi al momento non risulta però Denis Dumont, il finanziere francese entrato nel capitale del Creval  l’anno scorso con una quota sopra il 5%. Dumont, che in assemblea si era impegnato a sottoscrivere pro quota e a considerare un incremento nel capitale, non avrebbe ancora preso contatti con il consorzio.

(COME ANDRANNO I CONTI DELLE BANCHE SECONDO IL CENTRO STUDI CER)

COSA E’ SUCCESSO VENERDI’

Le traversi non sono mancate in Borsa. E’ stato ad esempio un venerdì di passione, lo scorso, per il Credito Valtellinese. Sono andati quasi a “zero” i diritti dell’aumento di capitale del Creval nell’ultimo giorno di negoziazione in Borsa. I titoli, che davano diritto a comprare 631 nuove azioni al prezzo di 0,1 euro l’una, sono crollati del 93% a 0,3 euro. A picco anche le azioni, che hanno ceduto il 5,78%, a 0,101 euro, appena sopra il prezzo di sottoscrizione della ricapitalizzazione.

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I MOTIVI DEL TONFO

Alla base del tonfo dei diritti c’à stata la corsa a vendere da parte di chi non è interessato all’aumento, aveva rimarcato Start Magazine. Gli scambi sono stati molto rilevanti, con 8,12 milioni di diritti passati di mano. Un quantitativo che, se esercitato, rappresenterebbe il 73% circa del capitale post-aumento.

(COME VANNO I CONTI DELLE ALTRE BANCHE. IL REPORT)

OPERAZIONE DILUITIVA

L’operazione iperdiluitiva, secondo le attese della vigilia per osservatori e addetti ai lavori, ha azzerato i vecchi soci: il Creval, che prima dell’annuncio della ricapitalizzazione valeva oltre 300 milioni di euro, ne vale oggi 4,4. Chi non avesse venduto azioni e diritti e non fosse intenzionato a partecipare all’aumento, si ritroverebbe oggi con un pugno di mosche. Chi invece sottoscriverà l’aumento punterà sulla ristrutturazione del Creval.

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TUTTO TRANQUILLO?

Fonti del consorzio da settimane – sottolineano le agenzie Ansa e Radiocor – ostentano tranquillità sulla copertura dell’aumento, confidando nell’ingresso di diversi fondi, anche con quote rotonde, disposti a scommettere sul rilancio della banca e su un suo ruolo in una nuove fase di consolidamento.

(COME ANDRANNO I CONTI DELLE BANCHE SECONDO IL CENTRO STUDI CER)

I DETTAGLI DELL’AUMENTO

Per ogni azione posseduta, chi sottoscriverà l’aumento di capitale ne avrà 631 a un prezzo pari a 0,10 euro per azione. Una cifra che incorpora uno sconto del 16% sul prezzo teorico delle azioni di Creval, calcolato in base alla media delle quotazioni ufficiali degli ultimi tre mesi. La non partecipazione all’aumento di capitale comporterebbe la diluizione della propria quota azionaria.

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I NUMERI DELL’OPERAZIONE

L’intero ammontare dell’aumento di capitale (700 milioni di euro) è garantito da dieci banche che hanno sottoscritto un contratto con efficacia fino al 30 giugno 2018. Questo significa un impegno ad acquisire tutte le azioni che eventualmente dovessero rimanere non sottoscritte al termine dell’asta.

IL CONSORZIO DI GARANZIA

I nomi che fanno parte del consorzio di garanzia sono Mediobanca, Banco Santander, Barclays, Citigroup global markets, Credit Suisse, Société Générale, Banca Akros, Equita SIM e Keefe, Bruyette & Woods e MainFirst. Negli ultimi giorni, tuttavia, altri fondi d’investimento stanno mostrando interesse verso Creval.

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