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Che cosa dirà l’Italia nei vertici europei?

L’analisi dell’editorialista Angelo De Mattia Oggi inizia il vertice europeo dei capi di Stato e di governo che ha molti argomenti sui quali potrebbe discutere oltre a quello, nell’attuale fase, principale, che è il bilancio sul quale impatta Brexit, almeno per gli anni del successivo esercizio, fino al 2027, che potrebbe comportare il venir meno…

Oggi inizia il vertice europeo dei capi di Stato e di governo che ha molti argomenti sui quali potrebbe discutere oltre a quello, nell’attuale fase, principale, che è il bilancio sul quale impatta Brexit, almeno per gli anni del successivo esercizio, fino al 2027, che potrebbe comportare il venir meno di introiti per circa 70 miliardi. Affrontare questo argomento non sarebbe produttivo se ci si muovesse de iure condito: il bilancio va ristrutturato e va conseguito un diverso equilibrio, per i singoli partner, tra il dare e l’avere. Ma gli altri temi, che pure potranno essere affrontati, sono di particolare importanza: dal negoziato sul periodo transitorio di 21 mesi che è stato concordato per Brexit, alla risposta alle misure protezionistiche di Trump; dalla riforma della governance europea ai passi che dovrebbe compiere l’Unione bancaria. Il tutto avendo nello sfondo le elezioni europee del prossimo anno.

DOSSIER UNIONE BANCARIA

Il tema sul quale bisognerebbe assumere delle decisioni in maniera più ravvicinata è quello dell’Unione bancaria, con riferimento alla vexata quaestio dell’assicurazione europea dei depositi che continua ad essere avversata dai tedeschi, ma senza la quale è arduo poter parlare validamente di Unione. Il collegamento che viene fatto con il più generale argomento dei rischi, comprensivi anche di quelli relativi alla finanza pubblica, e alle misure che potrebbero prevedere la ristrutturazione dei debiti sovrani in caso di aiuti europei o la limitazione degli investimenti in titoli pubblici allarga il campo delle analisi e delle possibili decisioni. I francesi appaiono contrari a forme di ristrutturazione dei debiti, ma non chiusi all’eventualità di introdurre un coefficiente di rischio sui titoli pubblici o di limitare l’investimento in essi da parte delle banche, anche se spostano le decisioni a livello internazionale.

QUESTIONE GOVERNANCE

Quanto alla riforma della governance, innanzitutto riferita all’Eurozona, ritorna la proposta del ministro delle Finanze europeo e di un bilancio unico; a questa si aggiunge, poi, nelle ipotesi formulate dai diversi Paesi, un ruolo dell’Esm che assuma anche attribuzioni di controllo sui conti pubblici, sulla base di un diverso rapporto con la Commissione. Oggi, comunque, discutere di ristrutturazione dei debiti o di superamento del regime risk-free dei titoli pubblici sarebbe autolesionistico: non si farebbe in tempo a concludere la convalescenza dell’economia dell’area e subito si introdurrebbero elementi di forte instabilità. Se mai questi argomenti possano essere discussi, ciò non dovrebbe essere assolutamente fattibile in questa fase. La stessa ipotizzata riforma dell’Unione richiede, da un lato, che siano chiare le forme di compartecipazione alla gestione dei poteri che si trasferiscono, se non si vuole realizzare una mera cessione di sovranità nazionali; dall’altro lato, che l’operazione sia accompagnata sia dalla valorizzazione del principio di sussidiarietà verticale, sia dalla revisione di una serie di normative, a cominciare dal Fiscal Compact.

FATTORE CONDIVISIONE

Diversamente, sarebbe ancora una volta smentita la tesi di coloro che sostengono che con riforme progettate non si attua una perdita di poteri nazionali, ma una condivisione degli stessi a un più alto livello e con riferimento all’intera area. Per conseguire obiettivi di revisione quali quelli indicati da parte di un Paese qual è l’Italia, bisogna, da un lato, fugare ogni dubbio sulla volontà di rimanere nella moneta unica; dall’altro, proprio perchè non si mette in forse l’adesione all’euro, occorre avere una posizione decisamente proattiva proponendo revisioni normative e di policy sulle quali ricercare le necessarie convergenze. L’Italia non può essere una sorta di aggiunta all’assetto principale che è il motore franco-tedesco.

L’ORDINE DEL GIORNO

La riunione che comincia oggi dovrebbe essere anche l’occasione per uno sguardo al modo, del tutto insoddisfacente e inadeguato, con il quale viene gestita la vigilanza bancaria dal Supervisory Board della Vigilanza unica in capo alla Bce. Qui urgono revisioni normative e di indirizzi che, come spesso abbiamo scritto su queste colonne, non possono più tardare. Insomma, quella di domani, pur con la partecipazione italiana costituita da un governo in articulo, potrebbe essere una riunione importante, se non altro per dare dei segnali di apertura a posizioni che vanno oltre quelle tedesche e francesi le quali consuetamente tracciano la strada non sempre nell’interesse dell’Eurozona e dell’Unione.

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