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Addio Merkel

Bce, chi brinda e chi piange per la nomina di de Guindos

La Spagna festeggia, la Germania gongola, la Francia manovra. E l’Italia? Non pervenuta, o quasi. Fatti, commenti e scenari dopo la decisione di ieri dell’Eurogruppo di nominare lo spagnolo de Guindos al posto del portoghese Constancio come vicepresidente della Bce La Spagna festeggia, la Germania gongola, la Francia manovra. E l’Italia? Non pervenuta, o quasi.…

La Spagna festeggia, la Germania gongola, la Francia manovra. E l’Italia? Non pervenuta, o quasi. Forse non poteva che finire così la partita per la nomina del numero due della Banca centrale europea. “Ci siamo isolati o ci hanno isolato”, è questa la domanda che circola tra alcuni addetti ai lavori e nei palazzi di Roma, Bruxelles e Strasburgo all’indomani della scelta dello spagnolo Luis de Guindos come prossimo sostituto di Vítor Constâncio alla vicepresidenza della Bce presieduta da Mario Draghi. Vediamo fatti, ricostruzioni e scenari.

LA NOMINA

Luis de Guindos è stato indicato all’unanimità dall’Eurogruppo, con l’appoggio dichiarato di Germania e Francia. È la prima volta che i governi designano un uomo politico in esercizio nel comitato esecutivo dell’istituto monetario. Lo spagnolo de Guindos dal 1° giugno sostituirà l’attuale vice presidente, il portoghese Vítor Constâncio.

POLITICO O TECNICO

Se in Italia c’è chi mugugna per il curriculum politico del neo numero due dell’Istituto di Francoforte, in Germania c’è chi loda la provenienza più politica che finanzaria o economica dello spagnolo. Il ministro delle Finanze tedesco, Peter Altmaier, ha parlato esplicitamente della provenienza politica di un candidato a banchiere centrale: «De Guindos appartiene alla mia famiglia politica, ha avuto un ruolo molto importante e ha un’ottima reputazione, credo che abbiamo trovato un buon candidato», ha detto l’esponente democristiano a Bruxelles.

IL RUOLO DELLA GERMANIA

La frase sottende una soddisfazione patente dei tedeschi. Anche perché la nomina di de Guindos è ritenuta propedeutica per la successione di Mario Draghi, che scade nel novembre 2019. Il nome è quello di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e con un passato da consigliere economico di Angela Merkel. La candidatura Weidmann, peraltro, era nata dall’ex ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. Ed era emersa in opposizione all’agitazione che Schaeuble aveva cominciato a percepire a Parigi attorno a un altro candidato, il governatore François Villeroy de Galhau. Per Schaeuble era un’ipotesi da scartare. Perché? “Primo perché – scrive Repubblica – un presidente della Bce francese c’è già stato: Jean-Claude Trichet. Secondo, perché è arrivato il turno della Germania. Dunque, le due candidature rischierebbero di creare uno strappo nel cuore dell’Europa”.

LE MIRE FRANCESI

In verità anche la Francia può essere soddisfatta. Dopo Trichet e dopo Danièle Nouy (in scadenza alla guida del Meccanismo unico di vigilanza nel dicembre 2018), la Francia mira a sostituire Benoit Coeuré (in scadenza nel gennaio 2020) con una francese, forse Sylvie Goulard, molto vicina a Macron ora vice presidente della Banque de France ed ex-ministro della difesa. L’economista irlandese Philip Lane – sconfitto da de Guindos nella corsa a numero due della Bce – è destinato a prendere il posto di Peter Praet, in scadenza nel 2019.  l’Italia in un primo momento aveva puntato su Lane.

E L’ITALIA?

E ora che cosa farà il nostro Paese dopo che Padoan in un primo momento si era schierato con il candidato irlandese? “L’Italia – scrive oggi il Sole 24 Ore – se non inizia a muoversi già ora dovrà aspettare la scadenza di Yves Mersch (dicembre 2020) per rivedere un italiano nel comitato esecutivo composto da sei membri. A meno che non venga sollevato il problema dell’inopportunità di mantenere nel board la tedesca Sabine Lautenschläger in cadenza nel lontano 2022) considerata il più falco tra i falchi, nel caso in cui la presidenza venisse data a Weidmann”. Non è finita qui per l’Italia. Ignazio Angeloni cade nell’aprile 2019 dal suo ruolo di spicco in vigilanza. Ed è proprio sulla vigilanza che si aprono altri grandi giochi con l’uscita della Nouy: “L’Italia potrebbe essere considerata non adeguata, senza tutte le carte in regola nel sistema bancario domestico, per guidare l’SSM. Ma la stessa Lautenschläger scade nel febbraio 2019 come vice della Nouy, lasciando una poltrona alla quale l’Italia, sbarrata la strada al posto di presidente, potrebbe comunque ambire”, scrive il Sole.

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