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Come andare in pensione anticipata

Tutte le opzioni per andare in pensione anticipata: dall’Ape social all’Ape volontaria e all’assegno ponte della previdenza integrativa     L’età della pensione potrebbe aumentare, ancora una volta. Allo studio del Governo c’è l’ipotesi di passare da 66 anni a 7 mesi a 67 anni a partire dal 2019. Per i lavoratori si allungherebbe ancora…

Tutte le opzioni per andare in pensione anticipata: dall’Ape social all’Ape volontaria e all’assegno ponte della previdenza integrativa

 

 

L’età della pensione potrebbe aumentare, ancora una volta. Allo studio del Governo c’è l’ipotesi di passare da 66 anni a 7 mesi a 67 anni a partire dal 2019. Per i lavoratori si allungherebbe ancora di più la vita lavorativa oltre le aspettative a lungo pianificate. La notizia non sarebbe buona nemmeno per le aziende: si creerebbe ancora una volta un quadro di incertezza, con costi maggiori e con l’impossibilità di procedere al necessario ricambio occupazionale del quale trarrebbe benefici l’intera economia italiana.

pensioneI sindacati protestano, anche se il di discrezionalità è minimo (una legge del 2011 aggancia l’età della pensione alla speranza di vita). Anche la maggioranza (non tutta, si intende) non ci sta. Cesare Damiano (Pd), chiede di cancellare quella legge, voluta dal governo Berlusconi nell’estate del 2011.

Scartata l’ipotesi di cancellare la legge, il Governo potrebbe patteggiare con un innalzamento di pochi mesi: si potrà andare in pensione uno o due mesi prima di aver compiuto 67 anni. Sempre di ipotesi, al momento, parliamo. E mentre dunque a Palazzo Chigi si discute di tutto questo, negli studi di patronati, commercialisti e consulenti del lavoro c’è chi è allo studio della migliore formula per chiedere di andare in pensione anticipata. Le possibilità sono diverse, proviamo ad analizzarle insieme.

Ape Social, la pensione anticipata per le categorie disagiate

La legge di Bilancio ha introdotto la cosiddetta Ape, uno strumento con il quale si renderà più flessibile l’uscita dal mondo del lavoro: l’Anticipo pensionistico social sarà interamente a carico dello Stato. Un reddito ponte coprirà tutti i costi dell’anticipo per le categorie disagiate, come i disoccupati, gli invalidi o lavoratori con parenti di primo grado con gravi disabilità e per chi svolge un lavoro pesante come maestre d’asilo, infermieri di sala operatoria, edili, macchinisti e autisti di mezzi pesanti.

Per ottenere l’Ape social bisogna avere almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi. L’assegno non può superare i 1.500 euro lordi al mese e viene incassato fino al momento in cui si raggiunge la pensione vera e propria.

Le iscrizioni per richiedere l’anticipo pensionistico social sono state aperte due settimane fa e sono state già raccolte 40 mila le domande. Il governo ne stimava in tutto 60 mila. Ma è possibile che questa soglia venga superata già il 15 luglio e allora si deciderà in base al criterio di precedenza. Passerà davanti chi è più vicino alla pensione vera e propria. E, in caso di parità, chi ha presentato prima la domanda.

Gli ultimi in graduatoria potrebbero slittare anche all’anno prossimo, con il pagamento degli arretrati. Visti i numeri e le attese per il 2018, quando bisognerà coprire l’intero anno e non metà, come adesso, il Governo starebbe ipotizzando un aumento delle risorse (per il 2018 ci sono 609 milioni di euro, il doppio di quelli decisi per il 2017)

Ape volontaria, in attesa dei decreti attuativi

pensioneOltre all’Ape social è stata prevista anche un’Ape volontaria, ovvero l’anticipo pensionistico non riservato alle categorie deboli. Chi deciderà invece di uscire prima per sua volontà dovrà pagare il reddito ponte con un tasso agevolato per ogni anno di anticipo. In pratica, chi decide di lasciare il posto di lavoro prima del previsto dovrà accettare una pensione più bassa, dovuto al taglio dell’assegno previdenziale, per ogni anno di anticipo, pari al 4,6% netto, rispetto alla pensione piena. I requisiti base sono simili a quelli dell’anticipo social: bisogna avere almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi versati.

Mancano ancora, però, le norme attuative. La questione, a dirla tutta, non è così semplice: perchè bisogna trovare un accordo anche con le banche e le assicurazioni (si tratta di un prestito che va restituito in 260 rate in un periodo di 20 anni mediante una trattenuta fatta dall’Inps all’atto del pagamento).

Un assegno ponte, con la previdenza integrativa

L’assegno ponte è uno strumento vecchio. Esiste da oltre 10 anni e serve, proprio come l’Ape, ad anticipare di fatto la pensione. Attenzione: non si tratta di uno strumento rivolto a tutti. L’assegno ponte della previdenza integrativa può essere sfruttato da chi è disoccupato da almeno quattro anni ed è a non più di cinque anni dalla pensione. Ed è, ovviamente, iscritto a un fondo di previdenza complementare.

E’ possibile chiedere al fondo un anticipo in forma di rendita temporanea, una specie di assegno ponte che poi verrà sottratto dalla pensione vera e propria. Si pensa a dimezzare il periodo di disoccupazione necessario per avere accesso al beneficio, secondo quanto previsto dal disegno di legge sulla concorrenza.

Anticipo pensionistico, per chi ha iniziato a versare contributi precocemente

Possono andare in pensione anticipata tutti coloro che possono essere definiti “precoci”, ovvero che hanno versato almeno dodici mesi di contributi prima di aver compiuto i 19 anni d’età. Ci sono dei però: devono aver versato almeno 41 anni di contributi (e non 42 anni e dieci mesi previsti adesso per gli uomini e i 41 anni e dieci mesi per le donne), e di fatto devono rientrare in una serie di categorie di fatto simili a quelle dell’Ape social.

Tutte le donne possono andare in pensione anticipata

Anche le donne dipendenti che, entro la fine del 2015, avevano compiuto 57 anni e tre mesi e le autonome che avevano superato i 58 anni e tre mesi possono optare di andare in pensione anticipata. La conseguenza però non è di poco conto: la donna perderebbe in media intorno al 30% sulla pensione media.

Anche questa opzione, a dir la verità, è vecchia. Il meccanismo è stato introdotto in via sperimentale nel 2004 e poi via via prorogato e diversificato. Tra le ultime opzioni, è stato introdotto il part time agevolato negli ultimi anni di lavoro (è riservato a chi matura il diritto alla pensione entro il 2018 poteva riguardare potenzialmente 30 mila persone. Ma le domande si sono fermate a poche centinaia).

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