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Fs Italiane

Perché il Veneto tampona il piano industriale di Ferrovie

Il piano industriale di Fs mette a rischio la realizzazione della TAV Venezia-Milano. Ecco gli sbuffi di settore dell'imprenditoria veneta contro Ferrovie

Investimenti per 58 miliardi di euro entro i prossimi 5 anni. Il piano industriale delle Ferrovie dello Stato presentato dall’ad Gianfranco Battisti e dal presidente Gianluigi Castelli, lo scorso 10 maggio, alla presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dei ministri delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, e dell’Economia Giuseppe Tria, è ambizioso.

Ma in Veneto non la pensano allo stesso modo. I finanziamenti per la tratta Venezia–Vicenza non ci sono. O ci sono ma si tratta di ben poca cosa, secondo larghe fette dell’imprenditoria veneta. Andiamo per gradi.

IL PIANO INDUSTRIALE DI FERROVIE

Il piano industriale di Ferrovie dello Stato, che gestisce 25mila km di rete ferroviaria e 30mila km di rete stradale e autostradale, prevede, da qui al 2023, 58 miliardi di euro di investimenti. 28 miliardi di euro saranno destinati alle opere sulla rete ferroviaria gestita da RFI e 14 miliardi alle strade Anas. Sei i miliardi che andranno a migliorare i treni regionali,

Fs prevede anche 15 mila nuove assunzioni nei prossimi 5 anni. L’obiettivo è raggiungere, nel 2023, ricavi per 17 miliardi di euro (dai 12,1 del 2018) e un utile di 800 milioni (erano 600 nel 2018).

I PROGETTI DA REALIZZARE

Tra i progetti da realizzare, “fondamentali sono le opere strategiche con un impatto considerevole sull’avanzamento dei progetti ferroviari quali Terzo Valico, Brennero, Brescia – Verona – Padova, Napoli – Bari e Palermo – Catania – Messina”, ha scritto l’azienda, sottolineando che “proprio al Sud, per le infrastrutture sono destinati 16 miliardi di euro nell’arco di piano”.

LA TAV VENEZIA-MILANO

Tutto molto bello, ma non per il Veneto, che nell’ultimo piano industriale ha di fatto visto scomparire (anche se non del tutto) tra i progetti dell’azienda la Tav Venezia-Milano. La realizzazione, per quanto avviata, resta ancora incerta: è carente di finanziamenti. A preoccupare, in particolare è la tratta Venezia – Vicenza.

I NUMERI (MANCANTI) DELLA TRATTA VENEZIA-MILANO

Guardando agli investimenti per il Veneto, infatti, i principali sono l’attraversamento del Brennero, il collegamento con l’aeroporto di Venezia e soprattutto l’alta velocità Brescia-Padova.

Ma per la Tav risultano attualmente finanziati, secondo calcoli diffusi da Confartigianato Veneto, il tratto tra Brescia e Verona con 5 miliardi, il nodo di Verona Ovest con 377 milioni e il nodo di Verona Est con altri 380.

Il segmento da Verona a Vicenza richiede invece 2,713 miliardi, ma finora è coperto solo per 983,94 milioni, per cui ne servono altri 1.729,06. Finanziato solo parzialmente anche l’attraversamento di Vicenza: su un conto totale di 805 milioni, ce ne sono 148,97 e ne mancano 656,03. La prosecuzione da Vicenza a Padova non è stata finanziata né progettata, anche se la stima è di 1,316 miliardi.

IL COMMENTO DI CONFARTIGIANATO IMPRESE

“C’è un problema nel nuovo piano quinquennale industriale FS da 58 miliardi di investimenti e migliaia di assunzioni presentato qualche giorno fa alla presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dei ministri delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, e dell’Economia Giuseppe Tria: la TAV Veneta che, quando non è del tutto assente come la tratta Venezia-Vicenza, è carente di finanziamenti. Mancano all’appello almeno 1,7 miliardi di euro per arrivare concretamente da Brescia a Vicenza”, ha sottolineato Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto.

“Siamo imprenditori vocati più al bicchiere mezzo pieno che a quello mezzo vuoto. Ma, in materia di infrastrutture, non esiste la mezza misura. O un ponte c’è oppure no, mezza autostrada o mezza TAV sono inutili se la loro conclusione è prevista tra vent’anni. In questo modo si rischia solo di incrementare il volume delle incompiute di questo Paese”.

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