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Tutti i costi dei dazi Usa per Bmw, Daimler e Tesla

L’articolo di Andrea Pira, giornalista di Mf/Milano Finanza Vittime collaterali dei dazi annunciati dalla Cina in risposta alle tariffe imposte dagli Stati Uniti rischiano di essere le case automobilistiche tedesche. Assieme alla soia, alla chimica e agli aerei, le auto e l’industria ad esse collegata sono uno dei bersagli delle barriere commerciali per complessivi 50…

Vittime collaterali dei dazi annunciati dalla Cina in risposta alle tariffe imposte dagli Stati Uniti rischiano di essere le case automobilistiche tedesche. Assieme alla soia, alla chimica e agli aerei, le auto e l’industria ad esse collegata sono uno dei bersagli delle barriere commerciali per complessivi 50 miliardi di dollari che Pechino ha minacciato di mettere in atto sulle importazioni dagli Usa. Ma se l’intento è fare pressioni su settori della società considerati una della basi elettorali del presidente Donald Trump, la realtà pare indicare che a farne le spese più che i marchi a stelle strisce potrebbero essere le produzioni di Bmw e Daimler sul territorio statunitense. Secondo uno studio di Evercore Isi, quest’anno i dazi al 25% dovrebbero avere un impatto di 1,7 miliardi di dollari sui due marchi tedeschi.

La sola Bmw potrebbe accusare un colpo da 965 milioni, calcolati prendendo come base vendite per 4 milioni di auto prodotte negli Usa ed esportate nella Repubblica Popolare Cinese. Il costo per Daimler , nel cui azionariato hanno peraltro fatto ingresso i cinesi di Geely, dovrebbe invece aggirarsi attorno ai 765 milioni di dollari. Tra le case statunitensi quella a rischiare il conto più salato per le tariffe annunciate mercoledì dal Consiglio di Stato sarà Tesla: potenzialmente si aggirerà attorno ai 507 milioni, mentre, ricorda Cnbc, si parla dell’ipotesi che l’azienda di Elon Musk apra un impianto di produzione in Cina.

Intanto dopo i fuochi di mercoledì, ieri i due contendenti hanno scelto di moderare i toni, sebbene da una parte e dall’altra non siamo mancati i falchi. Tant’è che anche le borse hanno risposto positivamente. Già mercoledì l’ambasciatore cinese a Washington Cui Tiankai aveva incontrato il segretario di Stato facente funzioni John Sullivan esortando l’amministrazione statunitense a fermare le indagini sulle presunte violazioni della proprietà intellettuale a danno delle imprese Usa. Ma intanto ha presentato ricorso al Wto contro gli ultimi dazi. Per Peter Navarro, il falco consigliere di Trump per le questioni commerciali, se gli Usa non agiranno ora, non avranno futuro. Di contro, l’advisor della Casa Bianca per gli Affari Economici Larry Kudlow ritiene che i due Paesi possano appianare le divergenze e ha ricordato che allo stato attuale le nuove tariffe sono soltanto una proposta.

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