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Uber rivoluziona la mobilità. Anche in Africa

Uber prova a dominare il mercato Africano, ma si scontra con servizi locali attenti alle esigenze del cliente e della città Uber punta all’Africa: la startup di sharing economy, accusata di concorrenza sleale contro i taxi (offre corse a costi più bassi), prova a rivoluzionare il modo di spostarsi anche nelle città africane. Uber è…

Uber prova a dominare il mercato Africano, ma si scontra con servizi locali attenti alle esigenze del cliente e della città

Uber punta all’Africa: la startup di sharing economy, accusata di concorrenza sleale contro i taxi (offre corse a costi più bassi), prova a rivoluzionare il modo di spostarsi anche nelle città africane. Uber è presente in ben 11 città del Continente Nero, in Kenia Marocco, Nigeria, Egitto e Sudafrica. E potrebbe, presto, espandere i suoi confini. Anche il Ghana, infatti, si è detto favorevole ad accogliere il servizio nemico dei taxi.

In alcune città del Kenya, i servizi dell’azienda di San Francisco sono arrivati solo nel 2015 e hanno conquistato ben un milione di passaggi, nonostante le violente proteste contro gli autisti. Come mai tutto questo gran successo? Uber, in Africa, proprone tariffe sempre più basse (cosa che non piace agli autisti, che minacciano di passare alla concorrenza) e si adatta alle esigenze locali. In Kenya (e in Sudafrica), per esempio, la startup permette il pagamento, oltre che con la carta di credito, anche attraverso il sistema di trasferimento di denaro con il cellulare M Pesa.

UBER A dirla tutta, la grande attenzione alle realtà locali non è proprio una libera scelta di Uber, ma un’imposizione che arriva dal mercato africano, dove ogni città ha un suo servizio di trasporto sharing caratteristico.

Taxify è il principale rivale di Uber in Sudafrica: l’applicazione estone si focalizza “sui guidatori, provando approcci differenti”, ha dichiarato il responsabile del Marketing Pavel Karagjaur. In Tanzania e nello stesso Kenya, Uber si scontra con Boda Bodas, che affitta motocliclette.

A Nairobi, invece, Uber si scontra con Maramoja, un’applicazione che offre una tariffa diversa in base alle zone della città e che utilizza autisti che fanno parte della rete sociale degli utenti: Facebook, Twitter e Google Plus. “Il Kenia non ha un mercato dei Taxi, ha una comunità, e i keniani non sono consumatori, ma membri della comunità”, è possibile leggere sul blog dell’azienda.

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