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Stop auto benzina e diesel dal 2040. Una sfida sostenibile?

Una sfida importante: dire addio alle auto a benzina e diesel richiede fin da subito un impegno del Governo. Serve un’infrastruttura adeguata, serve una rete elettrica adatta     Anche l’Italia dice addio alle auto a benzina e diesel. O almeno ci prova, a partire dal 2040. La Commissione ambiente e la Commissione Lavori pubblici del…

Una sfida importante: dire addio alle auto a benzina e diesel richiede fin da subito un impegno del Governo. Serve un’infrastruttura adeguata, serve una rete elettrica adatta

 

 

Anche l’Italia dice addio alle auto a benzina e diesel. O almeno ci prova, a partire dal 2040. La Commissione ambiente e la Commissione Lavori pubblici del Senato hanno approvato, senza voti contrari, una risoluzione che prova a rivoluzionare il settore mobilità. E l’Italia prende esempio da Francia, Londra, Norvegia e Olanda.

La risoluzione, che potrebbe essere adottata ufficialmente nella legge di bilancio 2018, a dirla tutta, non prevede solo lo stop delle auto a benzina e diesel, ma anche una sorta di incentivi bonus/malus (costo superiore del bollo per le auto più inquinanti) e importanti incentivi sul trasporto pubblico. Ma andiamo per gradi.

Addio alle auto a benzina e diesel

auto elettricaLa risoluzione prova a mettere un limite alla diffusione di auto a benzina e diesel. Dal 2040 stop alle immatricolazioni di auto a trazione tradizionale:le Commissioni puntano ad importante abbattimento delle emissioni e ad una accelerazione del ricambio del parco auto.

Il 2040 non è poi così lontano

Se apparentemente, però, 23 anni sono tanti, è vero anche che il 2040 è vicino e che l’Italia, per poter approvare una legge di questo tipo, deve essere ben sicura di poter offrire ai cittadini delle valide alternative. Mentre le case automobilistiche fanno la loro parte (quasi tutte stanno rivoluzionando la produzione per far spazio alle batterie), il Governo deve fare la sua, adeguando le infrastrutture.

Serviranno certamente meno stazioni di rifornimento di benzina, ma molte più prese di corrente, più colonnine e aree di sosta adeguate. Una rete elettrica capace di soddisfare la richiesta di energia, senza che sposti l’inquinamento dalle auto alle centrali elettriche.

La sfida potrebbe essere interessante e sostenibile, ma bisogna mettersi a lavoro da subito. E accelerare. In Italia, oggi contiamo solo 2.874 colonnine, realizzate tutte da privati.

Costo del bollo più alto per chi inquina di più

Per spingere la diffusione dell’auto elettrica o, almeno, delle auto meno inquinati, i senatori delle due commissioni hanno pensato anche ad una sorte di bonus malus.

Nella risoluzione, infatti, si parla dell’introduzione del bollo progressivo in funzione della quantità di inquinanti emessi nell’ambiente.  Anche le tariffe di parcheggio potrebbero essere differenziate secondo lo stesso criterio.

Incentivi sul trasporto pubblico

autobus mobilitàSi punta anche ad un minor numero di macchine in giro. La mobilità urbana è la sfida più importante che l’intero settore trasporti deve affrontare, dal momento che nelle aree metropolitane che si concentrano i maggiori problemi di congestione del traffico e soprattutto quello di una pessima qualità dell’aria.
Nelle grandi città, nel 2015 , come si legge in Elementi per una roadmap della mobilità sostenibile, il numero di auto è tornato a salire (con la sola eccezione di Roma, Milano e Genova), dopo un significativo arretramento registrato tra il 2008 e il 2014.

Per limitare tutto questo, le due commissioni puntano anche al potenziamento del trasporto pubblico locale (Tpl), attraverso un aumento progressivo delle risorse già previste fino al 2033 per portare l’età media dei bus a 7 anni (media europea).

Non solo. Nella risoluzione le aziende debbano acquistare almeno il 50% di bus nuovi a combustibili alternativi. Tra le richieste fatte dai senatori anche la detrazione del costo dell’abbonamento per il Tpl già nella legge di bilancio 2018, per le aziende la proroga del super ammortamento al 140% anche sui veicoli a basse emissioni fino al 31 dicembre del prossimo anno e per tutti il bonus fiscale del 65%, sull’acquisto di veicoli a basse emissioni.

Dalla Francia a Londra: il 2040 è una tappa importante

A partire dal 2040 la Francia fermerà la vendita delle auto diesel e benzina. A dare l’anuncio è stato il ministro per la transizione ecologica Nicolas Hulot, che ha anche promesso l’arrivo di incentivi economici per tutti coloro, con basso reddito, che vogliono acquistare auto a basse (o nulle) emissioni al tubo di scarico.

Le buone intenzioni in fatto di mobilità sono contenute nel “piano per il clima” in cui la Francia prova a delineare una strategia propria per centrare gli obiettivi di Cop21 e tener fede agli accordi sottoscritti dai 195 Paesi a Parigi, limitando le emissioni di C02.

Non si tratta di un processo semplice, soprattutto se si guarda al settore trasporti: l’industria automobilistica deve cambiare, adattarsi alle nuove esigenze e alle nuove norm

Arriva anche da Londra lo stop alle auto benzina e diesel. A partire dal 2040 saranno vietate le vendite, dal 2050 sarà vietata la circolazione. La misura è prevista in un piano del governo britannico da 3 miliardi e mezzo di euro, volto a migliorare la qualità dell’aria e combattere i cambiamenti climatici.
Le nuove misure potrebbero cambiare il volto di Londra e delle altre città inglesi più congestionate. Prevista l’introduzione di nuove piste ciclabili, di nuove aree sottoposte a restrizioni del traffico, la risistemazione di dossi e semafori per favorire lo scorrimento delle auto, e la variazioni ai percorsi stradali principali.

Le rivoluzionarie: Norvegia e Olanda

La risoluzione delle Commissioni Senato è positiva, ma certamente poco rivoluzionaria, soprattutto se si guarda alla Norvegia, campione mondiale dell’auto elettrica, grazie al più alto tasso al mondo di veicoli elettrici per popolazione. Secondo la Norwegian EV Association, le automobili a batteria, infatti,hanno superato le 100 mila unità in un Paese che conta 5,2 milioni di abitanti.

C’è da dire, che lo scorso anno le vendite di veicoli elettrici hanno registrato un più 40,2% delle nuove immatricolazioni nel Paese, con una crescita del 39,6% rispetto al 2015, per un totale di oltre 62 mila nuove auto elettriche immatricolate, secondo l’associazione norvegese Information Council for the Road Traffic (OFV).

auto elettricaL’importante incremento è dovuto alla sinergia virtuosa tra le politiche energetiche del governo norvegese e la lungimiranza dei privati. La Norvegia, infatti, secondo uno rapporto a firma dell’istituto ICCT di Washington, è anche il primo paese al mondo per diffusione di colonnine di ricarica in rapporto agli abitanti, con oltre 10 mila punti di rifornimento. I norvegesi, poi, sempre secondo il report americano preferiscono le auto elettriche a marchio Mitsubishi, Nissan, Bmw e Tesla.

I grandi risultati in fatto di auto elettriche incentivano la grande ambizione del paese e del Governo, che a partire dal 2025 vieterà le immatricolazioni di auto a trazione tradizionale, accettando le immatricolazioni di auto elettriche, a impatto zero sull’ambiente (per emissioni). Secondo quanto riportato dal quotidiano Dagens Naeringsliv, tutti gli schieramenti politici hanno trovato l’accordo.

E già da tempo Oslo, capitale della Norvegia, ha annunciato di voler proibire le immatricolazioni delle auto a benzina entro il 2019, mentre l’amministrazione pubblica ha dato un forte impulso all’installazione di colonnine per la ricarica pubblica.

Anche l’Olanda prova a dare una svolta al mercato della mobilità. Nelle scorse settimane, il Governo ha avviato un iter legislativo per vietarela vendita di auto a benzina o gasolio, entro il 2025. Questa, almeno, è la data stabilita dal Partito Laburista PvdA che ha fatto la proposta di una nuova mobilità.

Favorevoli al provvedimento, che ha già incassato una prima approvazione in Parlamento, sembrano essere anche i rappresentanti dei Liberal Democratic D66, dei verdi GroenLinks e dei partiti ChristenUnie, SP e Kuzu/Ozturk.

C’è anche chi è contrario ad una scelta così drastica, come la destra VVD, ma i tratta di numeri bassi che non intaccano la fiducia del largo fronte del “Si” alla nuova regolamentazione.

Ricordiamo che l’Olanda, nel dicembre 2015, ha dato vita alla Zero-Emission Vehicle Alliance assieme a Germania, Regno Unito, Norvegia, British Columbia, California, Connecticut, Maryland, Massachusetts, New York, Oregon, Québec, Rhode Island e Vermont. L’obiettivo? Arrivare, entro il 2050, alla vendita esclusiva di auto a emissioni zero. Ma se l’iter legislativo non incontra importanti ostacoli, l’Olanda ci arriverà molto prima a dire addio alle auto endotermiche. E ci arriverà da sola, tra i Paesi dell’Ue a 27.

 

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