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Ponte Morandi a Genova, quando Autostrade ipotizzò la demolizione

I fatti, i numeri e i commenti sul crollo del Ponte Morandi a Genova

Dopo il crollo del ponte sulla Morandi sulla A10 a Genova continuano le vendite sul titolo di Atlantia, che cedeva in Borsa – alle ore 16 – il 5,23% a 23,58 euro, il peggiore nel paniere di quelli a maggiore capitalizzazione in Borsa Italiana, sui minimi dall’aprile 2017.

LE ORIGINI DEL VIADOTTO MORANDI

Il viadotto crollato prende il nome dal suo progettista, Riccardo Morandi, ingegnere romano legato al razionalismo costruttivo di fine ‘800, che brevetto’ un sistema di precompressione denominato “Morandi M5” che applicò a diverse sue opere.

QUANDO E DA CHI E’ STATO COSTRUITO

L’opera, costruita tra il 1963 e il 1967, anno della sua inaugurazione, è noto anche come “Ponte delle Condotte” dalla società che lo costruì e ora in amministrazione straordinaria, e “Ponte di Brooklyn” per una forma che richiama molto molto vagamente il celebre ponte americano. Lungo 1.182 metri, campata maggiore di 210 metri, il ponte venne costruito con una struttura mista: cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile.

IL RAPPORTO DI AUTOSTRADE

Meglio demolire il Ponte Morandi per ricostruirlo che manutenerlo ancora? E’ la domanda che fa capolino in un rapporto tecnico della società Autostrade di tempo fa. Ecco tutti i dettagli. Da 8 a 12 mesi: questo il tempo, che nel 2009, era stato calcolato per la demolizione controllata del viadotto Polcevera, con lo smontaggio della “struttura con un ordine inverso rispetto alle fasi della costruzione dell’opera. In tal modo sarà sufficiente evacuare provvisoriamente le abitazioni che attualmente insistono nell’impronta e negli immediati dintorni del viadotto, senza procedere ad alcun abbattimento dei fabbricati”. Lo si legge nello studio ‘La Gronda di Genova. Presentazione sintetica delle ipotesi di tracciatò che Autostrade per l’Italia aveva realizzato assieme alla società d’ingegneria SPEA e pubblicato nel febbraio 2009 come base per un dibattito pubblico.

L’IPOTESI DEMOLIZIONE CONTROLLATA

Il documento, nel capitolo dedicato ad una delle ipotesi di varianti di tracciato studiate da Autostrade per l’Italia (quella definita ‘Gronda Bassa’ che “affianca l’esistente viadotto Morandi, di cui è prevista la dismissione, ad una distanza di circa 150 m verso nord”), spiega: “Una volta demolita la struttura del Ponte Morandi, i proprietari delle abitazioni potranno rientrare nei rispettivi alloggi”. Questa demolizione controllata del viadotto Morandi, precisano gli autori, “richiede di smantellare circa 80.000 mc di calcestruzzo”.

LE CRITICITA’ SOTTOLINEATE DA AUTOSTRADE

Autostrade per l’Italia aveva sottolineato in piu’ punti la criticita’ della situazione: nel documento si legge, tra l’altro, che “Il tratto più trafficato è il viadotto Polcevera (Ponte Morandi) con 25,5 milioni di transiti l’anno, caratterizzato da un quadruplicamento del traffico negli ultimi 30 anni e destinato a crescere, anche in assenza di intervento, di un ulteriore 30% nei prossimi 30 anni”.

I POTENZIALI RISCHI

La relazione, redatta 9 anni fa, metteva in guardia sui potenziali rischi: “Il ponte Morandi – si legge – costituisce di fatto l’unico collegamento che connette l’Italia peninsulare ad est, la Francia meridionale e la Spagna ad ovest, ed è il principale asse stradale tra Genova, le aree residenziali periferiche, il porto di Voltri, l’aeroporto e le aree industriali di ponente. Lo svincolo di innesto sull’autostrada per Serravalle, all’estremità est del viadotto, produce quotidianamente, nelle ore di punta, code di autoveicoli ed il volume raggiunto dal traffico provoca un intenso degrado della struttura sottoposta ad ingenti sollecitazioni. Il viadotto è quindi da anni oggetto di una manutenzione continua”.

IL PARERE DEL TECNICO

“Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati”. E’ la valutazione che l’ingegner Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato all’Università di Genova, fa del ponte crollato oggi a Genova in un articolo pubblicato da Ingegneri.Info il 29 luglio di due anni fa.

Le osservazioni dell’ingegnere contenute nell’articolo sono di carattere strettamente tecnico, ma fanno riferimento al fatto che il ponte, realizzato nei primi anni ’60, fu fin dai primi decenni “oggetto di manutenzioni profonde – si legge su Ingegneri.Info – con costi continui che fanno prevedere che tra non molti anni i costi di manutenzione supereranno i costi di ricostruzione del ponte: a quel punto – conclude l’articolo – sarà giunto il momento di demolire il ponte e ricostruirlo”. Il viadotto fu interessato da imponenti lavori di manutenzione straordinaria, tra cui la sostituzione dei cavi di sospensione a cavallo della fine anni ’80 primi anni ’90, con nuovi cavi affiancati agli stralli originari.

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