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Fca

Ecco come Magneti Marelli sarà spacchettata fra Calsonic e Fca

Tutte le ultime novità fra Fca e Calsonic su Magneti Marelli nell'articolo di Giusy Caretto

Dopo il tempo della gioia (e delle tante critiche) per il buon affare per le casse di Fca è tempo, ora, di fare i conti con quello che veramente sarà il futuro di Magneti Marelli, venduta ai giapponesi di Calsonic Kansei per 6,2 miliardi di euro, e dell’industria italiana di settore. E per parlare di questo si è tenuto nella giornata di ieri l’’incontro tra i sindacati metalmeccanici e i vertici dell’azienda di componentistica.

Nulla, al momento, sembra far temere per l’occupazione italiana e i sindacati sembrano benedire la fusione. Ma andiamo per gradi.

L’INCONTRO CON I SINDACATI

All’incontro sul futuro della politica industriale di Fca e Magneti Marelli hanno partecipato, come riporta il Sole24Ore, Ermanno Ferrari, ultimo ceo di Magneti Marelli e che molto probabilmente avrà un ruolo da manager anche nella nuova società italo-giapponese, e Fim, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr.

UNA VERA FUSIONE

Quella tra l’azienda di componentistica italiana e Calsonic Kansei è una vera e propria fusione, come testimonia anche il nome scelto per la nuova società: Magneti Marelli CK Holdings. La nuova realtà vanta un un fatturato di 15,2 miliardi di euro e oltre 65.000 dipendenti.

I due gruppi sembrano completarsi a vicenda, da un punto di vista lavorativo e da un punto di vista geografico. La società italiana è molto presente in Europa, l’altra invece è molto presente in Asia e in particolare in Giappone ed in Europa, invece, è presente soprattutto in Uk e Romania, grazie alla sua specializzazione nei radiatori (componenti, per esempio, che Magneti Marelli non fa).

LE ATTIVITA’ CHE RESTANO IN CAPO AD FCA

Le operazioni di fusione – è la novità emersa ieri – non prevedono la cessione delle attività di lavorazione dei moduli in plastica destinati alle vetture, ovvero le attività dei poli Pcma che si tengono negli stabilimenti di Venaria e San Benigno Canavese, in Piemonte, di Napoli, di Paliano, nel Lazio, di Tito Scalo, in Basilicata, e a Porzano Leno, a Brescia, che contano 1.300 addetti in tutto.

NESSUN PROBLEMA PER OCCUPAZIONE ITALIANA

Durante l’incontro, è stato ribadito il mantenimento della sede operativa a Corbetta e l’accordo di fornitura pluriennale con FCA, spiegano i sindacati, assicura un futuro stabile industriale e occupazionale ai siti produttivi italiani.

PIU’ INVESTIMENTI?

La nuova situazione, si augurano i sindacati, potrebbe non solo mantenere lo status quo delle cose, ma anche essere un catalizzatore per nuovi investimenti nell’ambito dell’elettronica e della elettrificazione (settori di condivisione con la società giapponese).

SINDACATI POSITIVI

“Fim, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr hanno espresso una valutazione positiva in base alle informazioni emerse, sia per aspetti positivi occupazionali che di prospettive degli stabilimenti, e si attendono un confronto con la nuova proprietà quando la procedura di cessione-fusione sarà perfezionata. Un confronto sarà poi necessario anche relativamente alle realtà PCMA, per comprendere in quale modo esse saranno materialmente mantenute nel gruppo FCA e con quali strategie”, si legge in un comunicato congiunto dei sindacati.

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