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Magneti Marelli

Magneti Marelli, Calsonic e la scelta controversa di Fca: perché distribuire dividendi invece di investire?

Fatti, numeri, domande, commenti e analisi sulla vendita di Magneti Marelli da parte del gruppo Fca

 

Era davvero necessario vendere Magneti Marelli?

Con l’innovazione tecnologica da cavalcare per stare sul mercato e con investimenti in auto elettriche da accelerare per assecondare la domanda di mercato e le spinte dei governi, è stata una scelta azzeccata e lungimirante vendere del tutto la controllata Magneti Marelli?

A queste due domande, che da tempo Start Magazine ha sollevato, il gruppo Fca ha risposto affermativamente.

Ma molti osservatori e analisti – a vendita conclusa – si aspettavano che tutto l’incasso della vendita di Magneti Marelli sarebbe stato re-investito nel gruppo.

Invece, sorpresa: una bella fetta degli introiti saranno distribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi.

Ecco di seguito i dettagli dell’operazione, le parole del capo azienda Manley, il commento di Romano Prodi e l’analisi del settimanale Milano Finanza.

CHE COSA HA DECISO FCA SU MAGNETI MARELLI

Fiat Chrysler Automobiles ha perfezionato la cessione del proprio business di componentistica automobilistica, Magneti Marelli, a CK, la holding di Calsonic Kansei Corporation, fornitore giapponese di componentistica per autoveicoli (qui il focus di Start Magazine sul gruppo giapponese)

ECCO LA NOTA DI FCA SU MAGNETI MARELLI E CALSONIC

Con il closing – si legge in una nota del gruppo della scorsa settimana – Fca ha ricevuto un corrispettivo in contanti di circa 5,8 miliardi di euro. Il cda ha inoltre approvato una distribuzione straordinaria per cassa a favore dei portatori di azioni ordinarie di Fca pari a 1,30 euro per azione, pari a una distribuzione totale di circa 2 miliardi di euro, “a valere sui proventi netti dell’operazione”.

LE PAROLE DI MANLEY DI FCA SU MAGNETI E CALSONIC

“Siamo grati ai dipendenti di Magneti Marelli per il loro impegno nel fornire prodotti innovativi e sostenere gli obiettivi di Fca”, ha commentato Mike Manley, amministratore delegato di Fca. “Fca conferma il proprio impegno nei confronti di Magneti Marelli che continuerà ad essere un fornitore chiave – ha spiegato Manley – e sono convinto che questa operazione garantirà un futuro solido ai dipendenti e agli altri stakeholder di Marelli. Questa cessione riconosce anche l’alto valore strategico di Magneti Marelli, migliora la nostra posizione finanziaria, consegna valore ai nostri azionisti e ci consente di concentrarci ancora di più sulla nostra gamma chiave di prodotto”.

IL COMMENTO DI ROMANO PRODI

L’ex premier Romano Prodi non ha apprezzato “la vendita a un gruppo giapponese del più grande e illustre produttore italiano di componenti: la Magneti Marelli, forte di 8 miliardi di fatturato e 44 mila dipendenti”, ha scritto ieri sul quotidiano Il Messaggero: “Non tanto per la necessità spiegata da Fca di fare cassa per ottenere «maggiori risorse nella progettazione e nello sviluppo di nuovi modelli, soprattutto nel campo dei prodotti del futuro, come l’auto elettrica, che richiede davvero enormi quantità di denaro”. Quanto per la destinazione di alcuni dei 5,8 miliardi ricavati dalla vendita: “Ha destato una certa sorpresa leggere nel comunicato ufficiale che ben due miliardi saranno versati direttamente nelle tasche degli azionisti”. Insomma, secondo l’ex commissario europeo, la mossa del gruppo Fca non è stato “il segnale di una strategia dedicata a fare assumere alla Fiat Chrysler un ruolo di leadership nella produzione dell’auto del futuro, dove i concorrenti spendono somme infinitamente superiori nella ricerca e nello sviluppo dedicati all’innovazione”. Conclusione critica di Prodi: “Solo una parte minore potrà essere dedicata alla ricerca del nuovo”.

L’ANALISI DI MILANO FINANZA

“Era questo il momento per far uscire dal gruppo Fiat Chrysler una cifra così importante e strategica? Non era appunto meglio destinare tutti i 5,8 miliardi a investimenti, magari in Italia?”, si è chiesto l’editoriale del settimanale Milano Finanza di sabato scorso: “L’incasso di 5,8 miliardi dalla casa giapponese è una cifra davvero importante, ma non sfugge a nessuno che il futuro dell’auto è a una svolta cruciale con la necessità impellente di auto elettriche. Già 5,8 miliardi da destinare a questo sviluppo di auto elettriche in Fca, sicuramente sono una miseria rispetto a quanto altre case, comprese quelle private francesi, hanno stanziato. Ma, con parole calde verso gli azionisti, Manley ha annunciato che solo 3,8 miliardi restano nelle disponibilità di Fca. Ben 2 miliardi vanno agli azionisti con un super dividendo straordinario”.

ECCO GLI ULTIMI APPROFONDIMENTI DI START MAGAZINE SUL DOSSIER MAGNETI MARELLI:

TUTTI I DETTAGLI DELLA VENDITA DI MAGNETI MARELLI SPIEGATI DA MANLEY DI FCA

ECCO COME FCA GARANTISCE I SINDACATI SU MAGNETI

PERCHE’ MAGNETI MARELLI ERA STRATEGICA PER FCA NELL’AUTO ELETTRICA

CHE COSA TEMO CON LA VENDITA DI MAGNETI MARELLI. PARLA IL PROF. SAPELLI

CALSONIC KANSEI, TUTTI I SEGRETI DELLA SOCIETA’ GIAPPONESE CHE HA COMPRATO MAGNETI MARELLI

ECCO DI SEGUITO UN ESTRATTO DELL’EDITORIALE DI MILANO FINANZA DEDICATO A FCA-MAGNETI MARELLI

Che differenza c’è fra Pirelli e Fiat Chrysler Automobiles?

La differenza fra Pirelli e Fca sta proprio in queste due operazioni. Mentre con il passaggio della maggioranza ai cinesi, per poter far crescere il mercato di pneumatici di alta gamma ma anche quelli per i camion e i grandi veicoli industriali, Tronchetti ha messo in atto una serie di condizioni statutarie che garantissero la permanenza in Italia della tecnologia, del know how, della cabina di comando, delle migliori risorse umane, il Gruppo Fiat Chrysler ha venduto ai giapponesi di Calsonic Kansei tutta Marelli senza nessuna garanzia di permanenza del cervello dell’azienda in Italia.

Tronchetti è riuscito nell’impresa facendo accettare ai cinesi che finché non supereranno il 90% del capitale, tutto il cuore e il cervello della Pirelli rimarranno in Italia. E per garantirsi che questo non avvenga, con la collaborazione di soci amici e delle due principali banche italiane, la sua holding Camfin ha saldamente più del 10% del capitale.

Si potrebbe dire: i cinesi non sono come i giapponesi. Questi ultimi, anche se a Oriente fanno parte del sistema occidentale, sono una solida democrazia sia pure con un imperatore nuovo di zecca. È vero, ma c’è un piccolo dettaglio: a controllare Calsonic Kansei è il fondo americano Kkr, uno dei più grandi al mondo ma anche uno dei più spregiudicati. Nella sua storia ci sono anche società conquistate e mantenute per non pochi anni, ma la natura del fondo è inevitabilmente quella di ristrutturare (se necessario), accorpare, per, prima o poi rivendere con rendimenti annui a due cifre.

Indipendentemente dal gruppo giapponese e dal fondo Kruger, c’erano comunque forti motivazioni perché una società del genere di Magneti Marelli, fra i leader mondiali in tutta la tecnologia dell’elettricità delle auto, avesse un ancoraggio sicuro in Italia.

Ad accrescere l’inquietudine sulla prossima perdita di una delle principali fornitrici mondiali di componenti auto, un settore da primato dell’Italia, sono le parole con cui il successore di Sergio Marchionne, Mike Manley, ha annunciato l’avvenuto perfezionamento della vendita di Magneti Marelli: «Siamo grati ai dipendenti di Magneti Marelli per il loro impegno nel fornire prodotti innovativi e sostenere gli obiettivi di Fca». Come dire grazie per il lavoro che avete fatto. E fin qui l’educazione lo imponeva. Ma è il seguito che stona: «Fca conferma il proprio impegno nei confronti di Magneti Marelli, che continuerà a essere un fornitore chiave, e sono convinto che questa operazione garantirà un futuro solido ai dipendenti e agli stakeholder di Marelli». E ci mancherebbe, verrebbe da dire: Marelli è un’azienda leader assoluta e non dovrebbe neppure essere in discussione che Fca continui a passare ordini, almeno per le fabbriche Marelli in Italia. Ma non è tutto: «Questa cessione riconosce anche l’alto valore strategico di Magneti Marelli, migliora la nostra posizione finanziaria, consegna valore ai nostri azionisti e ci consente di concentrarsi sulla nostra gamma chiave di prodotto». Cominciamo dalla fine: perché avere il controllo di Marelli distoglieva dalla gestione dei modelli di auto? E risalendo, all’inizio: il dire che la cessione riconosce l’alto valore strategico di Marelli, è come dire che Fca perde sicuramente valore strategico vendendo Marelli. (qui la versione integrale dell’editoriale)

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