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Magneti Marelli

Fca, ecco i rischi per l’Italia con la vendita di Magneti Marelli a Calsonic. Parla Tiscar

Intervista a Raffaele Tiscar su Magneti Marelli, futuro dell'automotive ed e-mobility

“Noi sull’automotive abbiamo ancora una filiera industriale importante, ma la vendita di Magneti Marelli rappresenta un duro colpo per l’Italia”.

Parola di Raffaele Tiscar, già capo di gabinetto al ministero dell’Ambiente (si è occupato, tra le altre cose della Roadmap della mobilità sostenibile) e attuale presidente di Monitor Pec.

LA VENDITA DI MAGNETI MARELLI A CALSONIC DECISA DA FCA

L’annuncio ufficiale è arrivato quattro giorni fa, tra speranze, attese e (tante) critiche: Fca ha venduto Magneti Marelli a Calsonic Kansel, società del settore automotive nata in Giappone e rilevata nel 2017 dal fondo di investimenti Kkr.

I RISCHI

La sede principale della Magneti Marelli resterà a Corbella, in provincia di Milano, e il nuovo gruppo avrà un fatturato totale di 15,2 miliardi di euro, (sarà uno dei dieci maggiori fornitori indipendenti nella componentistica per automotive al mondo).

CHI E’ TISCAR

L’Italia, di fatto, ha perso un pezzo importante della sua industria, anche se Fca ha comunque dato rassicurazioni su occupati e produzione in Italia.

Di tutto Start Magazine ha parlato con Raffaele Tiscar, già capo di gabinetto al ministero dell’Ambiente (si è occupato, tra le altre cose della Roadmap della mobilità sostenibile) e attuale presidente di Monitor Pec, organismo che si propone di monitorare l’attuazione del Piano Clima ed Energia. Monitor Pec è sostenuto da A2A, ABB, Acea, CESI, Elettricità Futura, Enel Italia, ERG Renew, Falck Renewables, Fondazione Fiera, H2IT, Hera Luce, Iren, Italtel, Montello, Rilegno, SECI Energia, Snam, Toyota Motor Italia, Utilitalia .

UN BUON AFFARE FINANZIARIO PER FCA

La vendita è la prima grande operazione conclusa da Mike Manley alla guida di Fca. “Sicuramente, parlando da un punto di vista economico, è stato un buon affare vendere Magneti Marelli: Fiat ha bisogno di fare cassa, al fine di migliorare il rapporto clash-flow/investimenti. Negli ultimi tempi, anche Sergio Marchionne aveva in considerazione la possibilità di vendita, esclusivamente con l’obiettivo di fare cassa”, ha spiegato Tiscar, precisando che l’accordo rappresenta un buon affare anche per Kkr: “Ricordiamo che Magneti Marelli è più grande del suo acquirente: l’acquisizione credo che rientri in una logica del fondo di investimenti di posizionarsi sul mercato delle reti tecnologiche, digitali e sulle frontiere avanzate della mobilità e del vettore elettrico”.

CHE COSA RAPPRESENTA MAGNETI MARELLI PER L’ITALIA

Nonostante questo, però, la vendita rappresenta un addio ad un “pezzo importante dell’industria italiana, anche se per ora non si parla di delocalizzazione” e il momento è certamente “sbagliato”, continua Raffaele Tiscar. “L’industria italiana, negli ultimi 60 anni, è stata guidata dal settore automotive. Il soggetto principale, ma non l’unico, era la Fiat. che ha avuto dei grandi vantaggi da parte del governo italiano, in quanto perno della filiera industriale. Ma ora Fiat, dobbiamo dirla tutta, non è più solo un soggetto italiano, dopo la partnership con Chrysler. Ed è anche vero che Fiat ha acquisito tutti i grandi brand italiani del settore auto, come Alfa Romeo. Abbiamo perso Fiat e con la vendita di Magneti Marelli perdiamo definitivamente un altro pezzo importante della nostra industria, dopo aver perso anche Pirelli, ora in mano cinese”.

L’ITALIA DEVE DECIDERE COSA VUOLE ESSERE

Continuare a perdere pezzi, però, non è la strada giusta. “Noi sull’automotive abbiamo ancora una filiera industriale importante, ma la vendita di Magneti Marelli rappresenta un duro colpo per l’Italia, che ora è chiamata a decidere del suo futuro: vuole essere un solo mercato in cui vendere auto elettriche ed intelligenti o intende giocare un ruolo di testa in una filiera ancorata ad un know how importante?”, si chiede Tiscar.

“La seconda alternativa sta venendo pian piano meno”, ma abbiamo ancora un’opportunità: “L’Italia può ancora giocare un ruolo di leader, pur avendo perso soggetti importanti di settore, come Fiat, a patto però che ci sia una chiara impostazione a livello di politica che spinga la ricostruzione della filiera, la ricerca e l’export: gli expertise in Italia ci sono ancora, come si legge in uno studio Ambrosetti di settore”.

SERVE UNA POLITICA INDUSTRIALE PRECISA

Per recuperare, però, deve scendere in campo il governo. L’industria di settore “ha bisogno di un supporto, non in termini prettamente economici, ma in termini di creazione di un contesto facilitato per gli investimenti. Diversamente sarà difficile concorrere con colossi come la Cina, la Germania, gli Stati Uniti, la Francia che vantano una forte politica industriale, con un Governo fortemente impegnato a creare le condizioni necessarie per investimenti ed innovazione”.

Il momento è cruciale: “La filiera dell’automotive sta cambiando radicalmente, con i produttori di auto che si delineano come assemblatori di pezzi (fatti da terzi) e come fornitori di servizi di mobilità. E questo significa che i centri di ricerca si spostano da chi costruisce le auto a chi fornisce i componenti. Brembo, eccellenza di tutta la componentistica dell’apparato frenante e fornitore di diversi marchi, fa ricerca di settore, liberando da questa incombenza i diversi brand e costruttori”. L’Italia, dunque, deve agire ora ed in fretta.

DOSSIER E-MOBILITY

Una buona opportunità per la ripresa del settore è il Piano Clima ed Energia, “in cui si prevede lo sviluppo della mobilità sostenibile, fattore fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione”. L’E-mobility può essere la strada per risollevarsi, anche se attualmente, anche in questo sotto-settore, sembra tutto giocare a nostro sfavore: “Il tema della e-mobility è legato a due importanti temi: batterie e sistemi intelligenti di utilizzo di queste batterie in rapporto ai motori. Sul fronte delle batterie la Fiamm, eccellenza nazionale, è stata venduta ai cinesi e sul fronte della motoristica e dei sistemi, l’eccellenza era rappresentata da Magneti Marelli, che dopo la vendita è certamente legata alle sorti mercantili”.

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