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Giorgetti Alitalia

Ecco come Lufthansa e Ryanair vanno in picchiata contro Alitalia a Bruxelles

Le denunce di Ryanair e Lufthansa hanno centrato il bersaglio: la Commissione europea vuole vederci chiaro sul prestito-ponte del Tesoro italiano ad Alitalia. Si celano le rimostranze di Ryanair e Lufthansa dietro la decisione comunicata ieri da Bruxelles. Il governo europea vuole avere la certezza che tempi e modi del finanziamento statale non siano davvero…

Le denunce di Ryanair e Lufthansa hanno centrato il bersaglio: la Commissione europea vuole vederci chiaro sul prestito-ponte del Tesoro italiano ad Alitalia.

Si celano le rimostranze di Ryanair e Lufthansa dietro la decisione comunicata ieri da Bruxelles. Il governo europea vuole avere la certezza che tempi e modi del finanziamento statale non siano davvero un aiuto di Stato come aveva detto e ripetuto Palazzo Chigi.

Ecco tutti i dettagli della vicenda con le possibili conseguenze per l’Italia e per la compagnia controllata da Etihad al centro di una delicata fase di ristrutturazione e vendita.

L’Antitrust europeo ha aperto un’indagine approfondita per valutare se si tratti di un aiuto di Stato illegale oppure se sia compatibile con le regole Ue.

LA DECISIONE

Il timore della Commissione è che il prestito da 900 milioni di euro, notificato a gennaio scorso dall’Italia come ‘”aiuto per il salvataggio”, abbia superato nella misura e nella durata i limiti accettati dalle norme che proteggono la concorrenza in Europa. Bruxelles “al momento è del parere che il prestito statale potrebbe costituire un aiuto di Stato”, spiega la Commissione in una nota, precisando che l’apertura dell’indagine non ne pregiudica comunque il suo esito.

LA PRIMA PERPLESSITA’

I tecnici europei vedono principalmente due problemi. Il primo riguarda la durata del prestito, “che va da maggio 2017 fino almeno a dicembre 2018”. Il timore è che “superi la durata massima di sei mesi prevista dagli orientamenti per i prestiti di salvataggio”.

LA SECONDA RAGIONE

Il secondo ha a che fare con la cifra degli aiuti, ovvero potrebbero non essere limitati “al minimo necessario”. Le regole Ue sugli ‘aiuti per il salvataggio’ sono molto chiare: uno Stato puo’ concedere un sostegno ad una azienda in difficolta’ per un massimo di sei mesi. Al di la’ di questo periodo, l’aiuto deve essere rimborsato oppure va notificato alla Commissione un piano di ristrutturazione affinché il sostegno venga inquadrato come ‘aiuto alla ristrutturazione’.

LA SOSTENIBILITA’

In quel caso il piano deve assicurare che la compagnia sia sostenibile senza ulteriore aiuto statale, che ci siano misure di compensazione per rimediare alla distorsione della concorrenza indotta dall’aiuto e che la società contribuisca al costo della ristrutturazione.

IL CASO

Ma nel caso di Alitalia, dopo il prestito ponte di 600 milioni di euro concesso a maggio 2017, e il secondo da 300 milioni concesso ad ottobre, non c’è stato nessun piano né alcun recupero. Anzi, scrive l’Ansa, a breve si attende il decreto che farà slittare a fine anno il rimborso del prestito, inizialmente previsto entro il 30 settembre. In pratica l’aiuto avrà avuto una durata di 18 mesi, invece dei 6 consentiti dalle regole.

IL DECRETO

Nello stesso decreto saranno prorogati anche i termini per la procedura di vendita, che comunque non sarà toccata dall’indagine Ue sugli aiuti. Anche se il futuro acquirente potrebbe ritrovarsi a dover rimborsare un prestito illegale concesso a condizioni e interessi vantaggiosi e quindi anticoncorrenziali.

LO SCENARIO

Alitalia, che ieri ha raggiunto l’accordo con i sindacati per prorogare di sei mesi la cassa integrazione e ridurre il numero dei lavoratori coinvolti ( da 1.630 a 1.480), è in cerca di un compratore e ha ricevuto tre offerte da Easy-Jet, WizzAir e Lufthansa: i tedeschi – ha scritto Repubblica – possono approfittare dell’indagine per spuntare migliori condizioni di acquisto. “Un’eventuale bocciatura Ue del prestito prima della vendita complicherebbe i piani della compagnia”.

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